“Soli, ma uniti / Fili separati, intrecciati in una cosa sola / Mi preoccupa il futuro di mia madre / Accendo un fiammifero per te / Nella quiete della mia stanza”. Questo è l’incipit della “Poesia Collettiva” (“Collective Poem”) pubblicata da Florence Welch, cantante della band britannica Florence + the Machine, sul suo profilo Twitter.

Data l’emergenza sanitaria che tutto il mondo sta affrontando in questo momento e le conseguenze a livello psicologico che essa comporta, Florence qualche giorno fa ha deciso di fare qualcosa di molto profondo per, in qualche modo, esorcizzare questa paura che ci attanaglia coinvolgendoci in prima persona. Infatti il titolo di questa poesia è da interpretare alla lettera: è una poesia collettiva nel senso stretto del termine in quanto essa è stata letteralmente scritta da tutti suoi fan e non, i quali, su proposta della stessa Welch su Instagram, hanno lasciato nei commenti sotto a un suo post una riga che racchiudesse ed esprimesse le loro emozioni, le loro paure, i loro sentimenti in questo particolare momento.

In seguito, Florence ha raccolto tutti i loro commenti e li ha “cuciti” insieme dando origine a questa poesia meravigliosa che parla, come ci si può aspettare, della paura più grande che abbiamo: quella di perdere e di non poter proteggere le persone che amiamo. Ci sentiamo impotenti. Ma, allo tempo, traspare dalle “nostre” parole un desiderio di attaccamento alla vita, alla Bellezza, alla semplicità. È una poesia che ci invita alla riflessione, ad apprezzare le piccole cose che prima davamo per scontate, come scrive qualcuno: “bacio le tue costole perché voglio sentire il modo in cui respiri”.

Tutti noi in questo momento ci sentiamo soli, isolati ed ansiosi ma, prendendo in prestito le parole di Florence Welch, “la creatività è una piccola benedizione”. Stando uniti nella distanza possiamo fare grandi cose partendo da piccoli gesti. Come disse il grande Fabrizio De André “dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior”.

Spero, con questo articolo, di avervi fatto sentire meno soli e sole e di avervi trasmesso almeno un granello di positività. Vi lascio con una strofa della “Poesia Collettiva” che mi ha particolarmente colpita.

Riposare, amare, respirare, creare la bellezza nella follia,
la musica nel silenzio, scrivere lettere, chiedere scusa, percepire i nostri corpi, provare compassione.
Forse questa è una lezione da imparare nelle verità più profonde e nei piaceri più semplici.
Ci verrà mai chiesto di nuovo di rimanere fermi per salvare delle vite?”