In un giornale come il nostro, guidato da sole donne, non potevo esimermi dal parlarvi di Gualberta Alaide Beccari, importante figura nel complesso e variegato universo dell’emancipazione femminile di metà ottocento, proprio lei che fondò un giornale redatto e scritto da sole donne.

Ma chi era Gualberta Beccari?

Nata a Padova nel 1842, figlia di genitori di fede mazziniana, si trasferì a Modena allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza dove ebbe occasione di intrecciare la propria esistenza con quella di importanti esponenti del patriottismo italiano tra cui anche Giuseppe Garibaldi. È proprio frequentando tali ambienti che Gualberta iniziò a concepire ideali nuovi e diversi, per l’epoca, sulla condizione della donna.

Sono le letture e gli studi acquisiti in famiglia che le diedero poi quell’educazione letteraria che le sarà d’aiuto per dirigere la prima rivista di sole donne. Infatti suo padre, Girolamo Giacinto Beccari, fu un autore di teatro mentre sua madre un’attrice nella stessa compagnia. In un ambiente artistico del genere, assimilando poi gli ideali nazionalisti di libertà e uguaglianza mazziniani, Gualberta arrivò a fondare, a Padova il 12 aprile del 1868, La Donna una rivista a principio a cadenza quindicinale nonchè il primo giornale scritto solamente da donne.

La rivista, diretta dalla Beccari, vantava parecchie collaboratrici (tra cui scrittrici e pubbliciste dell’epoca) ed esibiva come sottotitolo le parole Periodico d’educazione, compilato da donne italiane. Difatti scopo della Beccari era quello di risvegliare l’opinione pubblica sulla condizione della donna esclusa all’epoca sia dalla politica che da ruoli importanti nella società. Le tematiche affrontate dalla rivista erano complesse e per nulla facili da trattare in quegli anni: il divorzio, il ruolo della donna nella società, la parità salariale, la prostituzione, i diritti politici delle donne.

La rivista concedeva ampio spazio alle opere letterarie e poetiche di autrici, anche sconosciute, dando la possibilità alle donne dell’epoca di far sentire la propria voce.

Naturalmente, una rivista così tanto innovativa, attirò su di sé le antipatie di personalità e giornali di stampo più conservatore che continuavano a vedere la donna soltanto come un angelo del focolare, dunque come un essere vivente creato solo per procreare e per dedicarsi alla famiglia.

La Beccari impiegò tutte le sue forze e tutto il suo denaro per la rivista che chiuse però nel 1891 a causa soprattutto della salute precaria della donna, segnata da frequenti disturbi nervosi che minacciavano la sua stessa esistenza. Difatti, dopo la chiusura del giornale, la vita della Beccari si fece ritirata. Morì nel 1906 in completa solitudine.

Eppure noi donne le dobbiamo tanto. La possiamo ritenere come una pioniera del moderno giornalismo dove le donne, finalmente, hanno la possibilità di ricoprire il ruolo di direttori editoriali, di poter scrivere in libertà e secondo coscienza. Non dobbiamo dimenticare che la Beccari fa parte di quell’enorme schiera di donne che hanno combattuto per l’emancipazione e i diritti di noi tutte.

Scrivere, formare, informare, essere parte attiva di una società per il bene della stessa.

Non dimentichiamo mai chi lo ha fatto in passato e appuntiamoci al petto questi punti di riferimento per il presente e, soprattutto, per il futuro.