Da quando il 24 febbraio 2022 è scoppiata la guerra in Ucraina, molte sono state le proteste da parte del popolo russo. Proteste che hanno messo in luce fin da subito l’assoluto rifiuto di rendersi complici di questo barbaro e terribile conflitto.

A causa degli attuali avvenimenti, il popolo russo (e la sua cultura) sono entrati in una spirale di demonizzazione e odio senza fine. Noi di Pink Magazine Italia non vogliamo assolutamente dare adito a questa imperante russofobia. Per questo motivo, parleremo anche di tutte quelle personalità (celebri e non) che si sono pronunciate contro il conflitto e di tutte quelle iniziative messe in piazza dal popolo russo per dire un forte e secco “no” alla guerra.

Se, da una parte, ci sono ancora persone che supportano il regime di Putin, dall’altra ce ne sono altrettante che mettono a repentaglio la propria vita e la propria sicurezza (rischiando fino a 15 anni di carcere) per esprimere con forza il proprio dissenso e la propria condanna nei confronti di questa guerra. Ecco le loro voci.

Feminist Anti-War Resistance (FAR)

FAR è un movimento femminista creato nel febbraio 2022 da Daria Serenko ed Ella Rossman, attiviste politiche russe. Il movimento si oppone al conflitto in Ucraina e conta già oltre cinquemila adesioni.

Il loro manifesto, tradotto in quasi trenta lingue, recita: “Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare”. Queste parole hanno ancora più risonanza se pensiamo alle violenze sessuali sulle donne ucraine da parte dell’esercito russo di cui siamo venuti a conoscenza in questi giorni.

FAR invita le femministe in Russia e in tutto il mondo a unirsi a manifestazioni pacifiche, a partecipare a campagne contro la guerra e a diffondere la verità sugli eventi in Ucraina. Tuttavia, queste proteste non sono esenti da pericoli.

Come abbiamo avuto modo di vedere in immagini e filmati diventati virali, chi protesta e condivide informazioni viene percosso e aggredito dalla polizia rischiando l’arresto, una multa e la reclusione anche fino a 15 anni di carcere.

Rossman e Serenko forniscono ai membri del movimento istruzioni dettagliate sui modi per evitare l’attenzione della polizia nelle strade e sulla sicurezza informatica. Quando gli attivisti vengono arrestati o molestati dalla polizia, il movimento si mette subito in contatto per trovare loro un avvocato e si assicura che i loro casi ricevano sufficiente attenzione da parte dei media.

Ekaterina Zavizion

Ekaterina è una mamma russa che è stata arrestata davanti ai propri bambini per aver deposto dei fiori davanti all’ambasciata ucraina come gesto di solidarietà e in memoria dei civili morti. Ecco le sue parole su quanto è accaduto:

Davanti all’Ambasciata solo sirene e forze speciali. Non volevano che mettessimo alcun fiore e ci è stato ordinato di lasciarli sulle recinzioni delle case di fronte all’ambasciata ucraina. Abbiamo iniziato a dire che no, era sbagliato, che volevamo metterli proprio lì.  

Abbiamo provato a sistemare le nostre rose e tulipani, ma i “valorosi” militari li calpestavano e li ammucchiavano con i piedi, più lontano. Quindi hanno cominciato a intimarci di andare via subito.

Poi hanno cominciato a prenderci. Non ero pronta per questo. I bambini piangevano disperatamente. È cominciato l’inferno.

Ho iniziato a pregare di fermarsi, di lasciarmi almeno calmare i miei figli. Ma non mi hanno ascoltato. Nel modo più scortese, io, donna, madre, civile, mi hanno spinta dentro e chiusa dietro le sbarre con tanto di lucchetto. E fuori i miei figli urlavano disperatamente.

[…]  Poi gli impiegati hanno messo anche tutti gli altri dietro quelle sbarre e i bambini sono corsi da me. Ho cominciato a calmarli, a cercare di spiegare cosa stesse succedendo.

Siamo stati portati al dipartimento di polizia di Presnenskoye. Io, la mia amica Olya e i nostri cinque figli. Continuavo a rassicurare i bambini, dicendo che eravamo al sicuro insieme. Anche se non ci credevo più.

Abbiamo passato quattro ore alla polizia. Ci hanno trattati più o meno normalmente. Mi hanno urlato contro solo quando ho guardato il cellulare, cercando di rispondere a parenti e amici scioccati. Ero spaventata e quando mi hanno chiesto il motivo che mi avesse spinta a nuocere alla vita e alla salute dei bambini, il terrore è cresciuto ancora di più pensando che avrebbero potuto togliermi i diritti genitoriali.

Fortunatamente, nessuno lo ha fatto. È successo un inferno nella mia vita e in quella dei miei figli. Ma ormai, purtroppo, l’inferno è intorno a noi e sta diventando così familiare”.

Marina Ovsyannikova

Quello di Marina Ovsyannikova è sicuramente il volto più noto dell’opposizione alla guerra in Ucraina. Marina è una giornalista russa di Channel 1 Russia che nel marzo 2022 ha interrotto con un cartello una trasmissione televisiva del canale statale, suscitando un enorme scalpore internazionale. Il cartello da lei mostrato recava la scritta “No War” e le seguenti parole in cirillico: “fermate la guerra, non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo”.

Immediatamente dopo questo suo gesto, Ovsyannikova è stata arrestata. In seguito, è stata rilasciata dopo aver ricevuto una multa di trentamila rubli (circa 250 euro) ma adesso rischia fino a 15 anni di carcere secondo la nuova legge-bavaglio approvata dalla Duma.

Marina avrebbe anche rifiutato un’offerta di asilo politico da parte della Francia. Le sue parole:

Tutto può succedere: un incidente d’auto, tutto quello che vogliono […] Ne sono consapevole e devo fare attenzione. Ma ormai ho già superato il punto di non ritorno. Ora posso parlare apertamente e pubblicamente”.

Anna Nemzer

Anna Nemzer, anche lei giornalista russa, è la voce di Dozhd Tv, emittente indipendente chiusa dopo la nuova legge di Putin. Nemzer si è espressa apertamente contro il leader russo e la guerra.

In un’intervista su La Repubblica ha dichiarato: “La scelta era tra il carcere o andarsene, io me ne sono andata perché non sono un eroe […]; ho una figlia, ho deciso così e lo stesso hanno fatto molti amici e colleghi”.

Andarsene dalla Russia, tuttavia, non è facile: “Siamo illegali, non abbiamo visti internazionali, abbiamo paura e siamo russi, quello che oggi è il male puro”.

Anna continua: “Il giorno in cui [Putin] ha iniziato a bombardare l’Ucraina ha demolito la Russia come Paese, per farci perdonare ci vorranno anni. Dopo l’annessione della Crimea voi occidentali siete stati ciechi, lo capisco perché la Russia era un partner economico. Ma siamo stati ciechi anche noi, non abbiamo capito chi fosse realmente Putin. Ora lo sappiamo, è un pazzo maniaco, un assassino”.

Dmitry Muratov

Dmitry Muratov è un giornalista russo, direttore del giornale d’opposizione Novaja Gazeta e vincitore del Premio Nobel per la pace 2021.

Muratov, il 22 marzo scorso, aveva annunciato di voler mettere all’asta il proprio Premio Nobel (vinto insieme alla collega filippina Maria Ressa) per raccogliere fondi da devolvere ai rifugiati di Kiev.

Le sue parole:

Cosa possiamo fare: condividere con i rifugiati, le persone ferite e i bambini che hanno bisogno urgente di cure ciò che ci è caro e che ha un valore per gli altri. Novaya Gazeta ed io abbiamo deciso di donare la medaglia del Premio Nobel per la Pace 2021 al Fondo ucraino per i rifugiati. Ci sono già più di dieci milioni di rifugiati. Prego le case d’asta di rispondere e di mettere all’asta questo premio di fama mondiale”.

Yelena Osipova

Yelena Osipova è un’anziana di 77 anni, attivista e insegnante d’arte in pensione che disegna poster contro l’invio di truppe a Kiev. Yelena è stata arrestata dopo aver preso parte a una protesta a San Pietroburgo. Teneva in mano un cartello con la scritta: “Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un eroe”.

Yelena, nonostante i rischi e i divieti, ha voluto lo stesso scendere in piazza a manifestare per la pace e per un immediato cessate il fuoco. Il coraggio e il bisogno di pace sono due elementi che l’hanno sempre accompagnata. Yelena è, infatti, una dei sopravvissuti all’assedio nazista di Leningrado (1941-1944).

Nel video diventato virale, vediamo Yelena che manifesta in modo pacifico insieme a molte altre persone. A un certo punto la polizia le si avvicina, molto probabilmente per dirle che è vietato manifestare. Ma Yelena non si muove di un millimetro e a questo punto gli agenti passano alla forza. Yelena viene trascinata via e arrestata.

Questo non è stato il suo primo arresto né la sua prima manifestazione contro il regime di Putin. Yelena scese per la prima volta in piazza nell’ottobre 2002 dopo l’assedio del Teatro Dubrovka di Mosca orripilata dalla violenta irruzione delle forze di polizia.

Negli anni ha poi usato i suoi dipinti per attirare l’attenzione su tragedie e sul silenzio della società civile russa su temi come la tragedia di Beslan, la guerra in Iraq o i bombardamenti russi in Siria.

Nel 2020 è stata trattenuta in una stazione di polizia per tre ore dopo essere scesa in piazza per ricordare il 34° anniversario del disastro di Chernobyl.

Non ha Internet né cellulare, ma in rete Yelena Osipova è una celebrità: su “VK”, il “Facebook russo”, c’è una pagina a lei dedicata. Si intitola “La coscienza di San Pietroburgo”.

Malenkiy piket

Le proteste in Russia stanno diventando sempre più rischiose. Per questo, molti russi hanno ideato un altro tipo di attivismo, un attivismo creativo. Esso prende il nome di malenkiy piket (letteralmente “piccola protesta”).

Piccola nel vero senso del termine. Nei luoghi più disparati della Russia (e in particolare a San Pietroburgo), i cittadini contrari alla politica di Putin e alla guerra in Ucraina posizionano piccoli personaggi (lego, bamboline di pezza, creazioni artigianali) che recano in mano bandiere, striscioni e cartelli con il simbolo della pace o la scritta “no war”.  

Una piccola protesta silenziosa ma che fa molto rumore: rumore di solidarietà e umanità.

Fonti  

Il racconto di una mamma russa: «Arrestata davanti ai miei figli perché ponevo dei fiori in ambasciata ucraina» (IoDonna)

Feminist Anti-War Resistance, la resistenza delle donne russe alla guerra di Putin (IoDonna)

Guerra in Ucraina, le donne russe che hanno espresso dissenso (SkyTG24)

Malenkiy piket : se il Cremlino vieta le proteste contro la guerra in Ucraina i russi hanno inventato un attivismo creativo (informazione.it)

Tornata in piazza Elena Osipova, la “nonnina russa” che chiede la pace in Ucraina (La Repubblica)

La giornalista russa Anna Nemzer: “Dovevamo capire che Putin è un assassino. Adesso però ribelliamoci” (La Repubblica)

Il giornalista russo Dmitry Muratov mette all’asta la medaglia del Nobel per i profughi ucraini (Luce)