Quinto lungometraggio del regista e attore romano Edoardo Leo. Lasciarsi un giorno a Roma è un concentrato di illusioni, dolori e amori consumati. Ancora una volta Leo si conferma capace di regalare spunti di riflessione su ciò che viviamo nel quotidiano

Quando la pioggia e il suo forte scroscio non riescono a cancellare un amore finito, ma lungo comunque dieci anni.

LASCIARSI UN GIORNO A ROMA – Questa è la frase che ho trascritto sul mio taccuino dopo il finale dell’ultimo film del regista e attore romano, Edoardo Leo. “Lasciarsi un giorno a Roma” è un film che non lascia il tempo a troppe riflessioni, deve essere visto e subito analizzato con la pancia, come quando si prendono le decisioni di cuore. Già, perché il quinto film diretto da Leo appare realizzato proprio con il cuore di dettagli analitici della vita quotidiana e sociale. Quella stessa socialità che tanto influenza e governa la vita di tutti. Amore e amicizia in primo piano.

La locandina ufficiale
Trama

LASCIARSI UN GIORNO A ROMA – Tommaso e Zoe vivono insieme da dieci anni. Lei è un importante dirigente in un’azienda che realizza videogame. Lui è uno scrittore indaffarato con il finale complesso del suo ultimo libro. Tommaso risponde nel tempo libero alla posta del cuore di una rivista femminile dietro lo pseudonimo Marquez. A quella rubrica Zoe invierà una lettera in cui spiega di voler lasciare il proprio compagno, non sapendo che Marquez è Tommaso. Venuto a conoscenza dell’insoddisfazione della sua compagna, cercherà di non farsi lasciare, chiedendole sotto mentite spoglie i motivi della sua infelicità.

Il sodalizio artistico tra Edoardo Leo e Stefano Fresi
Affetto e amore da soli svaniscono

Il film non è un dramma smielato d’amore. Questo è un punto da porre in questione. Il lavoro di Leo è tutto nella costruzione camaleontica e ben distribuita di scene che si alternano tra il comico e il dramma del quotidiano. Un riso amaro che abbiamo imparato a conoscere con il Verdone degli anni ’90 – Stasera a casa di Alice (1990), Non perdiamoci di vista (1994) oppure Sono Pazzo di Iris Blond (1996). Non certo simili per trama o rappresentazione, ma per quell’aurea malinconica, ma anche irriverente che c’è nel raccontare la società del tempo e tutte le sue sfaccettature. Quello che accomuna Leo a Verdone è l’intraprendenza nel muoversi per Roma e individuarne scorci immortali e suggestivi. L’utilizzo caparbio e stimolante delle colonne sonore. Il passare dal ridere di gusto, al riflettere su ciò che siamo e vorremmo diventare nell’arco di una manciata di secondi.
Il regista è bravo insieme al suo inseparabile compagno di avventure, Stefano Fresi – già presente in altri film con Leo -, a presentare una realtà importante del nostro tempo. Pensare che l’amore, l’affetto e l’impegno incondizionato possano tenere i nostri affetti stabili per l’eternità.

Due coppie a confronto
Trasformarsi non è tutto

Sulla base di quanto detto poc’anzi, ecco un altro aspetto sequenziale. Trasformarsi in qualcosa di nuovo per se stessi e la propria carriera garantisce problemi sicuri in un rapporto, ma c’è un altro dettaglio su cui soffermarsi. La stessa trasformazione dedicata al compiacimento del proprio partner per evitare una crisi è la stessa faccia della medaglia. Il filone narrativo lo pone con le due storie parallele, quelle di Tommaso e Zoe, da una parte, e quella di Umberto ed Elena dall’altra. Nel primo caso Tommaso cerca di rimediare a una crisi ormai logora, ma silenziosa tra lui e Zoe. Trasformarsi per Tommaso rappresenta una soluzione per il successo. Nel secondo, Elena, ormai sindaco di Roma, è una persona totalmente diversa e la sua trasformazione ha confinato e messo da parte il marito Umberto. Ormai un perfetto estraneo.

L’amore come pane quotidiano

LASCIARSI UN GIORNO A ROMA – L’ultimo elemento che rende Lasciarsi un giorno a Roma un film piacevole e ben costruito è un elemento che si ripercuote per tutta la sua durata. L’amore come pane quotidiano. Innamorarsi non è un fattore di cui possiamo fare meno, oppure controllare a piacimento. Tutti i personaggi del film cercano l’amore, piangono, alzano la voce, cambiano, lottano e vivono per questo. Quella è la forza motrice che brucia su una Roma, la cui fotografia abbaglia gli occhi di pubblico e personaggi stessi.

Leggi anche: Sentieri selvaggi, Addio BlackBerry