Chi non ha mai vissuto un amore non corrisposto? In questa commedia amara, diretta dal regista dei dialoghi, Richard Linklater, con Ethan Hawke e Margaret Qualley protagonisti, i sentimenti ingannano mentre uno spiccato umorismo, fatto di riferimenti e calembours, cerca di tenere insieme una trama debole. 

Nella Broadway di inizio anni ‘40, tra crisantemi rossi e luci soffuse, il paroliere Lorenz Hart (uno splendido Ethan Hawke, vero gioiello del film) non riesce a trattenersi dal parlare della sua nuova musa, la ventenne Elizabeth Weiland. Illuso come Willy Loman (il protagonista di Morte di un commesso viaggiatore), il paroliere incarna un’irrequieta ricerca di bellezza che non trova corrispondente nella realtà. 

Nobody ever loved me that much (Nessuno mi ha mai amato così tanto), dice Humphrey Bogart in Casablanca.

Secondo Lorenz Hart, si tratta della più bella battuta del grande classico hollywoodiano. Il paroliere vive di parole, e cercando rime e storpiando citazioni, si crea un universo distante dalla realtà quanto le immagini allo schermo. Lorenz (l’alter ego di Linklater) dipinge così il ritratto della sua anima e quello della giovane incantatrice, ineffabile;  mentre i versi delle sue canzoni più celebri (Manhattan, My Funny Valentine, Blue Moon) segnano il suo incompreso destino. 

Lorenz ha un regalo per la sua amata. Si tratta del libro di W. Somerset Maugham, Schiavo d’amore, il cui titolo originale (Of Human Bondage) fa riferimento a un capitolo dell’Etica di Spinoza. Il filosofo dichiarava l’impossibilità del pensiero razionale nel momento in cui l’essere umano si lascia trasportare dalle passioni. 

Se pensiamo al mondo di Richard Linklater, dall’amatissima trilogia Before Sunrise, Before Sunset, Before Midnight, a Boyhood, all’ultima commedia d’azione Hit Man, troviamo in Blue Moon un disincanto incantato. Un viaggio nell’arte che si tuffa nel profondo delle immagini, delle musiche, del tempo, senza voler risalire in superficie. È proprio una pioggia incessante ad aprire questo racconto; un’inarrestabile emotività che annega la razionalità del protagonista. È dolce naufragare in questo mare? Forse. 

Come se fosse uno scontro tra epoche – gli occhi sognanti e il volto invecchiato di Ethan Hawke ci parlano ancora dei sogni giovanili viennesi di Jesse (Before Sunset), mentre lo sguardo vispo e vacuo della giovane Margaret Qualley ci riporta ad una contemporaneità disinteressata. 

Tratto dallo scambio epistolare tra Lorenz Hart e Elizabeth Weiland, questo dramma in tre atti è anche un’elegante concatenazione di dialoghi, che non soffre dell’unità di luogo ma non dà tempo allo spettatore di entrare nella storia. È nella testa di Lorenz e nella sua anima che riusciamo a vivere per poco, con amarezza e solitudine, ma anche con una salvifica ironia. 

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