Canto di Natale di Charles Dickens, L’uomo che inventò il Natale
Siete stati a vedere al cinema il film “Dickens – L’uomo che inventò il Natale”? Non è il classico film di Natale né il classico film in costume, è qualcosa di più. La storia di un uomo e dei suoi fantasmi interiori e la storia di un’opera, il famosissimo Canto di Natale e come è venuta al mondo.
Non poteva esserci modo meno scontato di raccontare il processo creativo di uno scrittore che prima di tutto covava in sé storie di dolore e di abbandono mai dimenticate, pronte a risvegliarsi sulla scia di ricordi messi a tacere, ma inevitabilmente troppo forti per essere ignorati.
Tra i fantasmi del passato di Charles Dickens, scrittore di successo, che ha già pubblicato Oliver Twist ed è di ritorno da un significativo Tour delle Americhe, c’è quello che accende i riflettori sulla disumana realtà delle case lavoro in cui erano relegati i bambini abbandonati dalle famiglie (il padre era stato arrestato per debiti e il piccolo Charlie si era visto separare dai genitori e dalla sorella). Anche se vive in una bella casa con la moglie e la numerosa prole, lo spettro della povertà fa continuamente capolino dai recessi della sua mente, presa nella morsa della paura per il prossimo insuccesso. L’intuizione di scrivere una storia natalizia che parli di buoni sentimenti giunge così a dare una boccata di sollievo allo stato delle sue finanze già provate, ma l’ispirazione tarda a materializzarsi sulla pagina scritta e Dickens decide di autopubblicarsi, anche se spese e fatica raddoppiano. Per le strade di Londra, frequentando i quartieri più malfamati, in mezzo alla gente curiosa e strana, Dickens come una spugna assorbe i mille stimoli che gliene derivano e cerca il materiale per il suo nuovo racconto.
Grazie alla sua ossessione per i nomi strambi che annota su un taccuino, dà forma e corpo nel suo studio al personaggio di Scrooge che verrà condotto dagli spiriti del Natale passato, presente e futuro ad assistere alla peggiore rappresentazione di sé.
Ecco allora che si presenta a questo punto l’interrogativo su quale finale dare a questa storia e senza timore di spoilerare alcunché, tutti noi sappiamo come Dickens lo risolse e anche che il libro fu terminato in tempo per essere stampato per il Natale del 1843. Quell’anno in Inghilterra si registrò un considerevole aumento delle devoluzioni in beneficienza e non è sbagliato dire che Dickens ha da quel momento in poi cambiato il nostro modo di festeggiare il Natale colorandolo di quei sentimenti universalmente riconosciuti come l’amore, la generosità e la speranza.
Non stupisca nemmeno allora che, dopo la visione di un così emozionante e ben fatto film, si vada a riaprire The Christmas Carol nella recentissima edizione Bompiani, corredata dalle foto del manoscritto originale conservato alla Morgan Library &Museum di New York.
La sovracopertina con silhouette dorate di un gruppo variegato vittoriano, la prefazione curata da Colm Toibin e l’introduzione del capo settore manoscritti della Morgan Library, Declan Kiely, ci raccontano ancora meglio la genesi e la conservazione del manoscritto, dalla composizione dell’inchiostro usato da Dickens al metodo di lavoro e ai guadagni.
Il personaggio di Scrooge -il cui nome è un amalgama onomatopeico di screw (fregare, estorcere; avvitare, stringere) e gouge (cavare; spennare)- è una delle creazioni più vividamente grottesche di Dickens. Forse Scrooge vive e respira sulla pagina in modo così genuino perché Dickens fu in grado di infondergli, esagerando ed enfatizzando per ottenere un effetto più convincente, un po’ della rabbia, della misantropia e dell’ossessiva preoccupazione per il denaro che opprimevano la sua anima quando iniziò a scrivere la storia.
La premessa al racconto firmata dallo stesso autore è un’ammissione esplicita:
Con questo libriccino di fantasmi ho tentato di evocare il fantasma di un’idea che non indisponga i miei lettori nei confronti di loro stessi, del prossimo, del periodo natalizio o del sottoscritto. Mi auguro che esso infesti piacevolmente le loro dimore e che nessuno voglia liberarsene.
Il loro fedele amico e servitore, CD.
Dicembre 1843
Siamo pronti dunque per cominciare: che questo splendido Canto di Natale abbia inizio…
Marley era morto, tanto epr cominciare. Su questo non c’è alcun dubbio. Il registro del suo funerale era stato firmato dal pastore, dall’assistente, dall’impresario delle pompe funebri e dal principale ospite delle esequie. L’aveva firmato Scrooge, e tra i cambiavalute il nome di Scrooge faceva testo su qualunque pezzo di carta decidesse di firmare. Il vecchio Marley era morto quanto un chiodo di porta.
Dicembre 2017