Intervista a Giulia Petrungaro. Abbiamo intervistato l’attrice emergente, protagonista del film Cercando Itaca. Oggi in sala.

Cercando Itaca, diretto da Sergio Basso, con protagonisti Giulia Petrungaro e Eugenio Mastrandrea, è un film molto particolare. Gioca con i formati e i linguaggi. Tesse tele fatte di tradizioni e contemporaneità. Scompone illusioni, ingannando e seducendo lo spettatore, proprio come il canto delle sirene. La protagonista è Arianna, interpretata da Giulia Petrungaro. Una giovane che ha dovuto lasciare la sua terra per andare all’estero, in Germania, il nord delle opportunità.

Quando è costretta a tornare a casa, si ritrova come compagno di viaggio un personaggio assai particolare: Ulisse. Naufrago e sperduto, i suoi silenzi accompagnano la piccola odissea di una giovane donna forte e tenace, nel burrascoso mondo di oggi. Il film è anche un documento che testimonia le tragedie quotidiane nel Mediterraneo, il dramma dei giovani che vedono nella Calabria la loro Germania e non sanno che cosa li attende, sempre che riescano a raggiungerla.

Il personaggio che interpreti in Cercando Itaca compie un viaggio sia reale sia introspettivo. Come ti sei avvicinata al ruolo di Arianna?


Arianna vive una situazione che io ho vissuto in prima persona. È costretta ad allontanarsi dalle radici e dalla famiglia. È la voce di una generazione e anche una voce intima. Io sono nata in Calabria, quindi l’aspetto più semplice per entrare in contatto con il personaggio è stato proprio l’aver vissuto un’esperienza simile nell’affrontare l’allontanamento da casa. Poi, Arianna è una squatter, è una ragazza di strada. È molto forte e molto istintiva; in ciò è molto diversa da me. Sotto quest’aspetto il lavoro è stato più complicato. Il suo carattere… è tanto ingenua quanto determinata, incarna degli aspetti difficili da percepire. 

Interpreti più personaggi: la dea, la sirena. Come hai lavorato sulle diverse sfumature di queste femminilità?

Per quanto riguarda la sirena è stato abbastanza semplice, perché si è trattato soprattutto di un lavoro di trucco e costumi. Anche se, da un punto di vista fisico, nuotare con la coda non è stato facile. La vera difficoltà sono state le riprese sottacqua. Era la mia prima esperienza lavorativa con le immersioni. Interpretare la dea è stato sicuramente uno sforzo meno impegnativo. 

Il tuo corpo è centrale nel film. Tu sei anche una ballerina, se non erro? 

Ho fatto sedici anni di danza classica e contemporanea ma non sono più allenata come lo ero un tempo. Non sento di definirmi una ballerina, però, il mio corpo mi aiuta tanto durante le mie performance. 

Arianna è un personaggio poliglotta. Come hai imparato il tedesco e il greco? 

Mi sono messa alla prova, quando ho visto quelle battute non sapevo da dove cominciare. Io ho imparato lo spagnolo senza studiarlo. Mia madre viene dal Venezuela e sono cresciuta con le canzoni spagnole che mi cantava nonna. La lingua l’ho imparata soprattutto attraverso l’ascolto, il suono. Certo, però, è diverso finché è una lingua neolatina. Per il film sono stata autodidatta anche se il regista Sergio Basso – che parla cinque o sei lingue – mi ha aiutata molto. Quando mi sono rivista sullo schermo sono rimasta sorpresa. Mi è sembrato di parlarle davvero quelle lingue. È stato un bel lavoro, davvero soddisfacente. 

Precedentemente avevi fatto School of Mafia. Un film molto diverso da Cercando Itaca. Come ti sei trovata su questi set? 

Sono state due esperienze bellissime. In Cercando Itaca, essendo protagonista, ho avuto molto più spazio e quindi più tempo per lavorare sul personaggio. Sento di aver dato di più, anche per una questione di maturità. Ero più piccola quando ho recitato in School of Mafia, lo abbiamo girato dopo il Covid. Avevo meno esperienza ma è stato un lavoro dove mi sono divertita tantissimo. Ed era la prima volta che lavoravo in un set cinematografico e non televisivo. Ero affascinata dai protagonisti e ho potuto imparare molto.

Come hai vissuto il salto dal mondo televisivo a quello cinematografico? 

È stato bello passare dalla tv al cinema. Ho capito che sono due cose molto diverse. Finché non lo fai è solo per sentito dire. Le ho toccate con mano, però, queste differenze. Nelle serie tv si è serrati, non hai tanti ciak a disposizione. Nel cinema i tempi sono più dilatati. Sicuramente mi sono trovata meglio e vorrei continuare su questa strada. Anche se mi piace lavorare alle serie. 

Quando hai scoperto di voler diventare attrice? 

Mai. In realtà da piccola volevo fare l’architetta. Non giocavo con le Barbie ma costruivo le case di Barbie. Al liceo ero sempre convinta che avrei fatto questo. Essendo, però, una grande appassionata di film ho cominciato a frequentare scuole di teatro. E ho capito che mi piaceva. Non avevo una scuola vicino casa quindi per necessità mi sono trasferita. Quando mi hanno dato la possibilità di diventare attrice non ho esitato. 

A cosa stai lavorando al momento? 

A giugno cominciamo la Terza Stagione de I Casi di Teresa Battaglia – Figlia della cenere, che è tratta dal terzo libro della saga scritta da Ilaria Tuti. 

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