C’è questo nuovo “fenomeno” che in tutti i modi vuole diventare il protagonista indiscusso, che crede di essere spiritoso, sincero e necessario, ma che in realtà è un modo per mascherare il bullismo e il cyberbullismo. Gli è stato attribuito il nome di body shaming, non altro che l’atto di giudicare e spesse volte deridere una persona per una sua specifica caratteristica fisica.
Fin qui parrebbe tutto “normale”, tutto all’ordine del giorno: le prese in giro a scuola nei confronti dei compagni più deboli o timidi, sul lavoro, in varie situazioni giornaliere insomma, ma negli ultimi anni accade soprattutto attraverso i social con vere e proprie forme di cyberbullismo che vedono protagonisti veri e propri gruppi di persone. Situazioni che ci portano a sorridere o a ignorare quando abbiamo caratteri forti, ma che possono farci davvero soffrire se invece ci sentiamo insicuri e fragili, ma che possiamo sempre affrontare grazie all’aiuto di chi ci vuole bene e per questo è assolutamente necessario parlarne, non provare vergogna.
Cosa accade però quando questo fenomeno intacca personaggi molto noti, sia uomini che donne, dello spettacolo attraverso importanti testate giornalistiche?
Accade che chi scrive articoli di questo tipo, articoli che finiscono in tutte le edicole, in tutti i social, in maniera dilagante, è in un certo modo giustificato, ha il diritto di farlo. Ci sono vari esempi di personaggi pubblici che sono stati oggetto di body shaming, quali: Jason Momoa, attaccato per lo più dai “fan” per la sua forma fisica dopo la serie Avengers, a Beyoncé per il suo abito con uno spacco vertiginoso che focalizzava l’attenzione sulla sua presunta “imperfezione” alle gambe, a Vanessa Incontrada per le sue forme ora più morbide e non è stata risparmiata neppure Meghan Markle per il suo presunto “coraggio” nel presentarsi in pubblico in una forma “non perfetta” dopo la gravidanza…
In questi casi non si parla quindi solo di attacchi social, ma di vere e proprie testate giornalistiche che in maniera molto sottile (ma neanche tanto) giudicano questi famosi e seguiti personaggi.
Come possiamo fermare tutto questo? C’è davvero un modo?
Purtroppo è davvero un utopia credere che si possa fermare ciò, la verità è che esisterà sempre questa forma di bullismo mediatico, ma noi possiamo fare comunque qualcosa a riguardo e questo qualcosa si chiama Solidarietà.
La solidarietà non è ancora andata persa, ci crediamo ancora, dobbiamo crederci ancora e soprattutto dobbiamo praticarla anche se è uno sport davvero estremo oggi come oggi.
Quando vediamo, leggiamo un qualcosa che si avvicina al body shaming non rimaniamo in silenzio, alziamo la voce, puntiamo il dito perché… Body shaming, noi non ti temiamo!
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