Leonardo e la morte della Gioconda (G. P. Rossi – Diarkos)

“Ma ditemi della strega, l’avete vista? Non crederete alla storia raccontata dal Salai?” chiesi curioso.

“L’ho più che vista” disse ” L’ho dipinta” mi svelò. “E no, non credo alla magia, ma solo in ciò che ancora non conosciamo.”

Nel 1952, a Vaprio d’Adda, Milano, un manoscritto torna alla luce grazie all’eredità lasciata al proprio nipote, dai nonni Davide e Angiola, che l’hanno custodito fino alla fine dei loro giorni. Il fortunato ereditiere ne scopre subito l’importanza iniziando a tradurlo, scoprendo che dentro ai quei fogli, incastrato tra l’inchiostro sbiadito e la grafia particolare e fitta; si cela un racconto storico importante ed unico che decide di tradurre e condividere.

A raccontarci la storia s’aggiungono le voci e la penna del Salai – Gian Giacomo Caprotti , allievo prediletto e musa di Leonardo, che per il suo viso androgino fu più volte ritratto dal genio da Vinci. Ragazzo scapestrato quanto violento che per quasi tutta la sua vita, frequentò e visse all’ombra del suo grande maestro; e di Francesco Melzi apprendista di Leonardo, discendente dalla famiglia patrizia dei Melzi. In un alternarsi di documenti e traduzioni, il filo narrante è sempre lo stesso: un Leonardo da Vinci inedito nella figura d’investigatore, quanto ben curato nei tratti riportati dell’autore del romanzo G. P. Rossi, che si svela a noi in una storia densa di mistero e magia.

Milano, 1496. Il Salai si ritrova ad accompagnare il Maestro Leonardo alla corte del Moro e a ritrovarsi, non troppo felicemente, invischiato nella misteriosa scomparsa di Bianca Giovanna Sforza – entrata nell’eternità della storia, perché si suppone sia suo il volto etereo ed enigmatico della Gioconda.

Leonardo intuisce che dietro la morte della cara Bianca, si nascondono elementi magici ed esoterici come la presenza della strega Arima che, con i suoi sortilegi, combatte una battaglia senza esclusione di colpi proprio contro il genio di Vinci. Una storia che si protrarrà nel tempo e nella vita dei tre protagonisti, perché dopo l’allontanamento del Salai, sarà la volta di Francesco Melzi prendere il posto accanto a Leonardo per arrivare fino alla sua morte e con essa, al raggiungimento dello scontro finale e della verità.

Nelle vesti inconsuete d’investigatore Leonardo da Vinci ci accompagna e si svela in tante sue sfaccettature, caratteriali e professionali. Grazie al tratteggio accurato e rispettoso della figura storica di Leonardo, l’autore del romanzo crea un ambiente unico nella cui storia da quest’ultimo raccontata, non scade mai nel paradosso o nella banalità. Ho molto apprezzato il suo lavoro storico e la penna vivace e attenta, nella quale si muovono personaggi storici che si mescolano a realtà accadute veramente, con sprazzi di pura magia. Finendo il libro, sono andata a rivedere il ritratto della Gioconda, capendo che l’attrattiva di questo romanzo, parte tutto da quel ritratto che dell’eternità ha fatto il suo accento e del mistero, la sua unicità.

Mirtilla Amelia Malcontenta