Ovvero le disavventure di un vice commissario con tre figli, un marito rintronato, un superiore da prendere a schiaffi, una madre da mandare alla gogna e una arzillissima campagna nella frazione di paese di provincia di altra campagna (che al mercato mio padre comprò!).

Ah, per non parlar della ragazzina crime-dipendente, del Parlamento di ottantenni e del gatto Sigismondo.

Chi dice che la vita in un paesino di provincia è tanto rilassante quanto noiosa  deve essere cresciuto in città.

A Borghereto, ridente paesello incastrato tra i campi umbri, per combattere la noia ci sia attrezza da sempre: chi si occupa di ricostruzioni storiche, chi una volta raggiunti gli ottanta si aggiunge al Parlamento, chi si dà alla scrittura, chi all’omicidio… e chi riesuma cadaveri dal letto dei torrenti.

In particolare quest’ultima sembra essere l’attività preferita di Leyla Prasad, dodicenne indo italiana con tanti spigoli, Duracel incorporate nel sistema linfatico e una passione decisamente fuori forma per i misteri. Sarà deformazione familiare, visto che la madre, Mirella Vergari, è il vice commissario del paese?

In ogni caso la ragazzina, appena lascata libera per le vacanze estive, in una ricognizione per il circondario campagnolo insieme alla sorellina, scopre il cadavere di una coetanea sconosciuta nel letto secco di un torrente.

Grande spavento.

Anzi no.

Grande eccitazione. Potrebbe essere il primo passo della sua vita da brillante detective, sulle orme di Poirot e degli squali della legge di Law & Order.

Tanto più che delle indagini si occuperà la madre. Mirella Vergari, indaffaratissima a barcamenarsi tra una famiglia da gestire (che il dolcissimo marito buddhista non è troppo d’aiuto), un lavoro senza mezze misure, un gatto da educare e una madre che ha fatto del rompere le scatole una vera crociata, col suo carattere da maschiaccio e i suoi modi pratici sa benissimo come impostare un’indagine. Il problema è che l’omicidio della bambina presenta da subito parecchi lati oscuri, troppe piste aperte, e una presunta soluzione troppo facile che finisce per complicare ancora di più le cose. Quante maschere può indossare una sola persona? E quanti fantasmi possono aggirarsi tra le spighe di grano?

Ma non c’è problema! Ci penserà Leyla a dare una mano ai poliziotti finiti immancabilmente a brancolare nel solito buio. Zaino mimetico in spalla e tanta inventiva, Leyla non vede l’ora di lanciarsi nell’avventura e scalare le classifiche dei detective più in gamba della letteratura.

Delitto nel campo di girasoli è stato pubblicato dalla casa editrice Newton Compton a seguito di un concorso che ormai è arrivato alla sua ottava edizione, Il mio esordio. Si tratta di un concorso online aperto e gratuito che ogni anno vede premiati quattro vincitori in altrettante categorie (narrativa, poesia, saggi e fumetti), con la pubblicazione della loro prima opera. L’autrice di Delitto nel campo dei girasoli è Marzia Elisabetta Polacco, nata a Bari, residente a Orvieto, vincitrice della categoria di narrativa del concorso dello scorso anno. Facile capire il perché della vittoria: a parte lo stile di scrittura frizzante e mai banale, sono i personaggi della storia a colpire. Leyla che legge come un treno, si fa i film romantici appena il ragazzino che le piace le dice ciao, tenta in tutti i (goffi) modi di estorcere informazioni riservate ai collegi della madre e parla come i detective delle serie tv americane, intenerisce e fa scoppiare a ridere di cuore. E Mirella, sua controparte adulta, non fa che rafforzare l’idea che #girlspower è un mantra, soprattutto se abbinato a infradito comode, tutona antisesso e ettolitri di caffè per mandare avanti la baracca.

Con forza, risate e un bel po’ di mistero.