The Undoing – Le verità non dette (“The Undoing”) è una miniserie televisiva statunitense diretta da Susanne Bier (The Night Manager, Bird Box) con protagonisti Nicole Kidman e Hugh Grant che ha debuttato a fine 2020 negli Stati Uniti per approdare in Italia su Sky Box Sets e Now Tv l’8 gennaio 2021.
Fin dal suo debutto negli Stati Uniti l’autunno scorso, la miniserie ha ottenuto subito un enorme successo tant’è che, secondo i dati del Guardian, sarebbe stata vista da dieci milioni di americani, successo confermato dai numeri record registrati nel Regno Unito dove ha superato gli ascolti della prima stagione del Trono di Spade. Inutile dire che la miniserie thriller al suo esordio in Italia è già tra le più viste e le più dibattute.
Tratta dal romanzo Una famiglia felice di Jean Hanff Korelitz (edito in Italia nel 2016), The Undoing ci propone inizialmente il ritratto di una famiglia perfetta, felice e affiatata: Grace (Kidman) e Jonathan Fraser (Grant) vivono, insieme al loro figlio Henry (Noah Jupe), nell’Upper East Side, uno dei quartieri più lussuosi di Manhattan. Lei è una psicoterapeuta di successo, lui un oncologo pediatrico affermato e molto stimato da tutti. Non potrebbero essere più felici. Questo apparentemente perfetto ma fragile equilibrio viene spezzato quando Jonathan diventa il principale sospettato dell’efferato omicidio di Elena Alves (Matilda De Angelis), la madre di un compagno di scuola di suo figlio Henry. Da questo momento in poi la vita dei protagonisti inizia a sgretolarsi portando alla luce verità fino ad allora taciute e aprendo ferite che non potranno più rimarginarsi. La favola si trasforma in incubo, la vita perfetta in tragedia.
The Undoing è una perfetta e calibrata combinazione fra thriller psicologico, murder mystery e dramma coniugale. Fino all’ultimo episodio non sappiamo con certezza chi sia l’assassino. Questo ci porta a dubitare di chiunque, a trovare un movente in ognuno dei personaggi: è stato davvero Jonathan? E se invece fosse stata Grace? Oppure il figlio Henry o Fernando, il marito della vittima? Tradimenti, bugie, colpi di scena sono gli ingredienti fondamentali di questa miniserie che non si ferma soltanto a risolvere un omicidio ma va a scandagliare la mente dell’animo umano e l’abisso nel quale precipita se non ha nulla a cui aggrapparsi. Questo appiglio mancante che fa sì che tutto quello che Grace e Jonathan avevano costruito si sfaldi è la fiducia. La fiducia è un elemento imprescindibile in qualunque tipo di rapporto e quando viene meno o viene tradita, improvvisamente non conosciamo più la persona che abbiamo davanti ma allo stesso tempo nemmeno noi stessi. Grace la psicoterapeuta, Grace che ha sempre la mente lucida, che afferma con convinzione che “la mia mente è più forte del mio cuore” si ritrova all’improvviso paralizzata e impotente di fronte a tutte le macerie che le stanno cadendo addosso. La domanda che la miniserie ci pone è: si può conoscere a fondo qualcuno? Fino a dove siamo disposti a spingerci eticamente e moralmente per proteggere la persona che amiamo o credevamo di amare? Quante bugie siamo disposti a tollerare e raccontarci pur di non vedere negli occhi la verità?
Parte integrante del successo della miniserie è senza dubbio il cast: tutti gli attori sono perfettamente calati nelle rispettive parti. A capitanare il tutto ci sono una sempre straordinaria Nicole Kidman che riesce a rendere perfettamente le diverse sfumature ed emozioni del suo personaggio e a trasmettere quell’idea di forza e fragilità insite in ognuno di noi e Hugh Grant, la rivelazione di questa miniserie. Abituati a vederlo in commedie romantiche come Notting Hill o Il diario di Bridget Jones, qui dimostra la sua bravura di attore in un ruolo drammatico interpretando un personaggio ambiguo e dai tratti sociopatici. Si è trattato di un bel banco di prova dal quale ne è uscito vincitore. Al loro fianco compaiono uno strepitoso Donald Sutherland nei panni di Franklin Reinhardt, il padre di Grace, un uomo anch’egli con dei segreti ed estremamente protettivo nei confronti della figlia e del nipote, e Matilda De Angelis in quelli di Elena Alves. La giovane attrice italiana, nonostante compaia solo nel primo episodio e in alcuni flashback nel corso della miniserie, riesce con un’interpretazione estremamente convincente a rendere la sensualità, l’ambiguità e l’enigmaticità che caratterizzano il personaggio di Elena reggendo brillantemente il confronto con dei mostri sacri della recitazione quali Nicole Kidman e Hugh Grant.
La qualità del cast va di pari passo con la qualità tecnica: la regia di Susanne Bier è pulita e lineare e accompagna per mano lo spettatore in una Manhattan fredda e lugubre; la direzione della fotografia ad opera del Premio Oscar Anthony Dod Mantle (The Millionaire, Rush) è semplicemente perfetta, evocativa e attenta ai dettagli; la sceneggiatura, attraverso i dialoghi taglienti, tiene lo spettatore incollato allo schermo ipnotizzandolo, merito soprattutto della bravura di David E. Kelley, sceneggiatore e produttore statunitense già dietro al successo di Ally McBeal e Big Little Lies.
The Undoing si presenta, quindi, come un piccolo gioiello della televisione in cui l’omicidio che ha dato inizio a tutto diventa solo il pretesto per analizzare e ritrarre diverse dinamiche psicologiche, il mondo ipocrita e putrido dell’alta borghesia di Manhattan e la voragine buia che inghiotte tutti quando ogni certezza crolla. A questo punto si hanno solo due possibilità: o si sprofonda sull’orlo del baratro o si trova il coraggio di rincominciare dalle rovine che ci sono crollate addosso.
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