Donna, fotografa, attivista politica, rivoluzionaria, ma non artista, così si vedeva Tina Modotti. Sanguigna, passionale, bella e simpatica, così la vedeva Vittorio Vidali, ultimo dei suoi compagni di vita.
Una donna e il suo obiettivo

Indubbiamente una donna forte e determinata che ha saputo dire quello che c’era di sbagliato nel mondo, almeno nel mondo come lo ha visto lei (e Tina Modotti di mondo ne ha visto parecchio), immortalandolo attraverso i suoi scatti.

«Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore» così asseriva e definiva il proprio lavoro Tina Modotti.

Non si definiva un’artista, anzi, aveva anche dichiarato che: «…quando le parole “arte” o “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. […] Mi considero una fotografa, niente di più…».

Era solamente una fotografa, o almeno questo è quello che voleva essere e che sentiva di essere.

La riscoperta di una fotografa eccezionale

Riscoperta, forse per caso, l’opera di questa grande donna ha focalizzato l’attenzione sulla persona, sul suo percorso di vita e di crescita artistica, non solo sul suo talento.

Anche perché Tina Modotti, come moltissimi talentuosi artisti, vanta una vita e un percorso davvero incredibile, degno di una donna che ha lasciato il segno nella storia e non solo nel mondo dell’Arte.

Una figura scomoda, Tina Modotti. Lo è stata e lo è rimasta anche dopo la sua scomparsa.

Giornalisti, scrittori, improvvisati fotografi, documentaristi hanno tentato di immortalare la sua vita.

Hanno provato a sezionarla in comparti stagni etichettati per suddividere quell’esperienza enorme, di vita, di amore, di passione, di rivoluzione che sarebbe impossibile imbrigliare in stereotipi.

Tina Modotti non poteva essere imbrigliata in vita e non può essere etichettata ora che non c’è più.

Da Udine al Sud America

Tina Modotti (al secolo Assunta Adelaide Luigia Modotti) era nata a Udine nel 1896, da una famiglia di operai dichiaratamente socialista, per cui italiana ma che presto si sarebbe trasformata in emigrante prima e cosmopolita poi.

Infatti la famiglia ha dovuto emigrare in Austria quando Tina aveva solo due anni per ragioni economiche.

Il padre poi emigrerà in America distaccandosi dalla famiglia che ha fatto ritorno a Udine nel 1905. E comunque in quel di Udine Tina Modotti cresce e comincia a frequentare le scuole con profitto, nonché ad acquisire le prime nozioni rudimentali di fotografia presso uno zio paterno che ha uno studio fotografico.

Il primo vero spartiacque nella vita di Tina Modotti sarà però la partenza per le Americhe dove raggiungerà il padre.

Lì, nel Nuovo Mondo, Tina comincerà a costruire il suo percorso, la sua ricerca interiore e a sviluppare quella dote innata che è la sua curiosità intellettuale. Dote che la porterà a imparare, conoscere, studiare e apprendere, tecniche, idee, capacità e nozioni.

Il seme per la crescita della rigogliosa pianta viene gettato in quel momento, quando Tina Modotti ha solamente diciassette anni, nel 1913.

Moglie, attrice, modella e amante

Tina cresce, diventa una donna, è bella e viene notata, diventa un’attrice.

Il suo esordio arriva nel 1920 nel film “The Tiger’s Coat” primo di tre film che le aggiudica il plauso del pubblico. Ma la carriera di attrice non è la sua strada.

Tina si sposa e grazie al marito conosce il fotografo Edward Weston, destinato a diventare una figura determinante per la sua vita e per la sua carriera.

Diventa dapprima sua modella e poi sua amante.

Uno scandalo che costringe il marito a fuggire in Messico, seguito da Tina che però arriva tardi e lo trova già morto a causa del vaiolo.

E proprio con il trasferimento in Messico insieme a Weston che arriverà l’anno seguente, nel 1923, arriva anche un’altra svolta nella vita e nel percorso di questa intrepida donna.

Le condizioni di vita e di miseria, la guerra civile, il comunismo e tutti gli ingredienti che andavano a formare quel Messico controverso, difficile, duro, fatto di carne, sangue e morte.

Quelle condizioni e quell’atmosfera hanno portato Tina Modotti a un’ulteriore evoluzione delle sue scelte di vita, del suo bisogno di espressione. Hanno contribuito a formare buona parte di quel messaggio che ha sempre voluto dare attraverso i suoi scatti.

Emancipata e inquieta amante

È stata amica, e forse anche amante, della pittrice Frida Kahlo, militante comunista e femminista in quel Messico negli anni Venti del Novecento. E anche quel rapporto ha influenzato il percorso di Tina Modotti, un percorso che l’ha portata a essere poi un’attivista politica convinta e fervente.

Tina ha avuto molti amanti, con i quali ha condiviso anche il credo politico, perché lei era una donna libera, emancipata e padrona di se stessa.

Con ogni probabilità anche questa vita sentimentale inquieta, questo bisogno di rinnovamento e di rinascita anche attraverso nuove esperienze, di vita, d’amore e di sesso hanno influito su quel talento che, indubbiamente, era destinato a esplodere e si è nutrito della voracità che Tina Modotti aveva per la vita, in tutti i suoi aspetti.

L’ultimo compagno, in ordine di tempo, è stato Vittorio Vidali, importante esponente dell’antifascismo, che le è stato accanto fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta a causa di un infarto nel 1942.

Diego Rivera vide dietro la morte di Tina Modotti la mano omicida dello stesso Vidali indignando il poeta Pablo Neruda che decise di comporre una poesia i cui primi versi sono stati incisi sulla tomba della Modotti a mo’ di epitaffio nel Pantheon de Dolores a Città del Messico dove riposa il corpo della fotografa.

Un obiettivo al servizio del popolo

Le opere di Tina Modotti sono sparse un po’ ovunque nel mondo, sia in esposizioni pubbliche che in collezioni private, una donna, una fotografa riscoperta a molti decenni dalla sua scomparsa, come spesso avviene, lei stessa non si riteneva eccezionale ma ha fatto cose eccezionali e le ha lasciate a chi è venuto dopo di lei come una testimonianza.

Una fotografa straordinaria in un mondo che stava mutando. Un mondo che si affacciava sul Novecento e ancora non era pronto ad accettare una donna libera, di mente e di corpo, bella, intelligente e contaminata da idee radicali su quasi tutto, dal sesso alla politica.

Una donna pericolosa. Almeno così veniva percepita Tina Modotti, ma una donna che ha contribuito a fare la storia e soprattutto a testimoniarla mettendo il suo obiettivo e la sua vita al servizio del popolo, dal Messico dei campesinos alla Spagna infiammata dalla guerra civile.