Anno 1888, Londra quartiere di Whitechapel. Venerdì, 9 Novembre, ore 04:00 del mattino. Un urlo “Murder!” (Assassinio!) riecheggia dalle finestre sporche e disadorne dell’appartamento sito al piano terra di un palazzo fatiscente. Nessuno se ne preoccupa. Vi raccontiamo la storia di Mary Jane Kelly.

Mary Jane Kelly. A Whitechapel, è normale ascoltare le grida e l’eco delle risse a qualsiasi ora del giorno, figuriamoci di notte. Quando le sue “creature” escono dai rifugi in cerca di altro alcool da bere e una manciata di penny per sopravvivere. Quel luogo è il quartiere malfamato per eccellenza, abitato da quella che all’epoca veniva definita “feccia sociale”: prostitute, alcolizzati, avanzi di galera e poveri operai.

Ma torniamo per un momento in quell’appartamento, le cui mura saranno custodi e unici testimoni di uno dei delitti più efferati del XIX secolo. Una donna viene fatta a pezzi, il cadavere verrà ritrovato intorno alle 9 del mattino riverso sul letto dal proprietario dell’alloggio – venuto a riscuotere le rate arretrate –  invaso dall’odore ferroso del sangue e dai resti di un corpo. La scena del crimine è talmente cruenta da far svenire i poliziotti di Scotland Yard, accorsi sul posto.

Il corpo è irriconoscibile.

Lacerato, oltraggiato come mai visto prima. Il cadavere (o almeno quello che ne resta) viene dichiarato essere dell’affittuaria che abitava nella casa, il suo nome era Mary Jane Kelly. Al rito funebre – celebrato il 19 Novembre – accorre moltissima gente di Whitechapel che tra una lacrima e una preghiera continua a ripetere:” Povera Mary! Che Dio la perdoni”. La salma viene sepolta nel cimitero cattolico di San Patrizio a Leytonstone, nell’odierno quartiere di Highgate a Nord di Londra. Mentre il cielo piange la sua ennesima vittima, la Londra dei reietti saluta per l’ultima volta Mary Jane Kelly, morta assassinata a 25 anni.

Ma cosa doveva farsi perdonare questa donna, trucidata in modo mostruoso? Qual era la sua colpa?

Mary Jane Kelly è l’ultima donna ufficialmente assassinata per mano del serial killer Jack lo Squartatore. Ma se al famoso assassino si è sempre dato risalto e popolarità divenendo anche una specie di “icona gotica”, delle sue vittime si ricorda o parla sempre poco. Ed è per questo che sono qui a raccontarvi la storia di Mary Kelly, perché prima di essere la sua ultima vittima accertata, era una donna e per tanto va ricordata:

Mary nasce in Irlanda, a Limerick nel 1863. Ha lineamenti delicati che vengono incorniciati da lunghi capelli setosi tendenti al colore rosso, occhi azzurri e fisico formoso, risulta davvero attraente per i canoni estetici dell’epoca anche per la sua altezza (1,70 cm circa).

L’infanzia la trascorre in Galles dopo il trasferimento della sua umile e numerosa famiglia – ha sette fratelli e una sorella.

Nel 1879 sposa Davies, un minatore che purtroppo nel 1882, perde la vita in un’esplosione durante il suo turno di lavoro (anche se non ci sono documenti ufficiali riconducibili alla tragedia). Dopo il grave lutto che la colpisce, decide di andare a vivere da un cugino a Cardiff. Sarà qui che le poche fonti storiche conosciute ci dicono che inizia a prostituirsi. Non prima di aver passato un anno ricoverata in ospedale (non ci sono notizie certe sul motivo del ricovero o sulla diagnosi ad esso legato).

Arriva a Londra nel 1884, se ne allontana solo per un breve periodo andando a vivere in Francia con un suo cliente, ma ritorna dopo pochi mesi. Pur cercando un lavoro onesto, quando i soldi iniziano a mancare, torna a prostituirsi. Il grande problema che affligge Mary Kelly è la sua dipendenza dall’alcool che la porta a subìre una vera e propria trasformazione quando eccede nel bere: da solare e tranquilla, diventa irascibile e aggressiva.

Ha molti soprannomi, come: Ginger (per i suoi capelli rossi) o Fair Emma (per la sua carnagione lattea) oppure Black Mary (per le sue colleriche reazione quando è alterata dall’alcool).

Ma alcune sue amiche la definiscono: solare e allegra, ma con un lato oscuro che prende il sopravvento quando cede al suo vizio. Sarà la testimonianza volontaria del passante George Hutchinson, che la vedrà per ultimo intorno alle 2:30 di quella maledetta notte, a dare una descrizione dell’uomo con cui viene vista in vita. Mentre entra nel suo appartamento per l’ultima volta.

Le pagine della storia – intrise d’inchiostro cremisi – sono incise di tante altre “Mary Kelly”, donne che come lei sono state vittime di abomini e nefandezze per i quali nessuno ha mai pagato e il cui ricordo spesso diventa labile e fragile. Ricordiamoci di Mary e di tutte quelle vittime soffocate dal peso del tempo e dalla cattiveria dell’uomo.