La pandemia non ferma scontri o attacchi nel mondo, soprattutto in regioni complicate come quelle del Congo. Ieri, l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, è rimasto ucciso a seguito di un attacco contro il convoglio delle Nazioni Unite. Attanasio, che lascia moglie e figlie, non è stato l’unico a perdere la vita. Con lui è deceduto anche il carabiniere Vittorio Iacovacci.
È accaduto ieri, 22 febbraio, nella repubblica democratica del Congo. L’attacco all’ambasciatore italiano Luca Attanasio ha lasciato attoniti. Attanasio era uno dei più giovani ambasciatori al mondo. Non soltanto rappresentava l’Italia ma si batteva affinché le condizioni, in quella parte del mondo così conflittuale, migliorassero soprattutto per le donne e i bambini. Insieme alla moglie, Zakia Seddiki, aveva infatti fondato “Mama Sofia”, un’associazione benefica di volontariato.
Attanasio, anche per questo, aveva ricevuto nel 2020 il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace, conferito proprio a persone che si prodigano a promuovere la pace e l’impegno civile nel mondo.
A perdere la vita nell’attentato anche il carabiniere Vittorio Iacovacci, in servizio all’Ambasciata italiana in Congo da settembre scorso, e l’autista del mezzo. Viaggiavano tutti su una vettura facente parte del convoglio della Monusco, la missione dell’ONU per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo, operativa dal 2000 sul territorio.
Una notizia che lascia basiti e non soltanto per la giovane età delle vittime o per l’attacco sciagurato ma soprattutto perché sono stati colpiti uomini che per la pace lavoravano davvero.
Uomini migliori di chi, al contrario, pensa che la pace non si possa costruire e che non fa nemmeno il minimo sforzo per provarci.
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