L’Accademia della Crusca, una delle più prestigiose istituzioni linguistiche dell’Italia e del mondo, riconosce l’inclusione di genere, ma schwa, asterischi e genere neutro non sono la soluzione linguistica più efficace.

L’Accademia della Crusca alla fine ha dovuto mettere un punto fermo agli innumerevoli dibattiti che da diverso tempo ormai tengono banco. È giusto e corretto utilizzare schwa, asterischi, genere neutro per definire linguisticamente chi non si sente rappresentato dal genere binario – maschio/femmina? La risposta è no. La bocciatura non nasce da una visione arcaica e vetusta dei signori della lingua. Il problema è che qui non si parla di evoluzione linguistica, ma di inserire o di forzare segni grafici che la nostra lingua di fatto rigetta.

La schwa: la lingua italiana ne è priva

Il primo punto su cui l’Accademia della Crusca è dovuta intervenire è sull’utilizzo del segno grafico Ə. La schwa prende il posto delle vocali finali delle parole che hanno la funzione di indicare il genere delle stesse – maschile o femminile. Ebbene la Crusca ha spiegato molto bene come nella lingua italiana vi è la presenza appunto di soli due generi. Il maschile e femminile però non hanno la funzione di identificare il genere biologico, ma solo il genere grammaticale. Parole come spia, guida, sentinella sono di genere femminile, ma poi nella vita reale sono quasi sempre associate a persone di genere maschile. Soprano, contralto, sono di genere maschile, ma di fatto sono associate a donne – la soprano.

Oltre a ciò, nella nostra lingua il segno grafico Ə non è presente, non è mai stato codificato. Questo comporta un problema fonetico, non sappiamo come pronunciarlo associato a parole che non lo prevedono. Poi c’è il problema grafico: non sappiamo come trascriverlo nella scrittura corsiva, dato che non vi è un corrispettivo.

Il neutro latino, ma non italiano

Se la Ə non ha mai fatto parte del nostro codice linguistico, il neutro sì, dato che i Romani lo utilizzavano, e ancora oggi vi sono lingue in cui è presente – tedesco, inglese. Anche su questo punto l’Accademia precisa però come la lingua moderna italiana abbia abbandonato il genere neutro, che anche quando era presente era utilizzato non per indicare persone, con l’eccezione di alcune categorie. Questa spiegazione viene rafforzata dalla lingua inglese: il neutro è presente, l’attenzione alle persone non binarie anche, ma nessuno ha mai pensato di identificarle con il neutro it!

L’asterisco, come lo pronunciamo?

Un altro segno che viene spesso usato è l’asterisco. Qui le cose si complicano, possiamo scriverlo, ma come lo pronunciamo? “Car* tutt*”.

La lingua si evolve e non discrimina

Le lingue non sono codici cristallizzati, ma sono in continua evoluzione, che non ha origini imposte dall’alto, ma è definita dalla platea di parlanti, che decide in che direzione portare una lingua. La professoressa Roberta D’Alessandro, docente di sintassi all’Università di Utrecht lo ha spiegato molto bene. Tutti i segni grafici sono convenzioni ortografiche, mentre la lingua è parlata e decisa dai parlanti, non imposta, e soprattutto deve essere trasmissibile ai bambini.

L’Accademia della Crusca, attraverso il professor Paolo D’Achille, concorda rimarcando come “È senz’altro giusto, e anzi lodevole, quando parliamo o scriviamo, prestare attenzione alle scelte linguistiche relative al genere, evitando ogni forma di sessismo linguistico. Ma non dobbiamo cercare o pretendere di forzare la lingua al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire”. Tutto ciò dunque non può e non deve portare a una estremizzazione dell’utilizzo di segni grafici o generi che nella nostra lingua sono del tutto assenti. Facciamocene una ragione.

La soluzione

Il problema però delle persone che non si riconoscono nel sistema binario persiste ed è giusto che anche esse vengano contemplate e rispettate. La Crusca dà un suggerimento molto semplice, tornare a utilizzare il caro, vecchio, buon plurale maschile “come genere grammaticale non marcato, e non come prevaricazione del maschile inteso come sesso biologico”. Dunque “Cari tutti…”. Così è se vi pare.