La principessa Sissi e la sua storia tormentata e finisce in tragedia, andiamo a conoscere insieme la sua vita di donna dietro il mito.
La vita

Nata in Baviera col titolo di duchessa, Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach divenne imperatrice d’Austria, regina di Ungheria, Boemia e Croazia sposando suo cugino di primo grado Francesco Giuseppe.

Figlia del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e di Ludovica di Baviera, Elisabetta aveva una vita abbastanza spensierata, le basse aspettative su di lei le avevano permesso di vivere senza dover seguire le rigide etichette di corte.

Crebbe a stretto contatto con la natura soprattutto nei mesi estivi e si dedicò ad aiutare gli infermi e i poveri. Si poteva permettere tanta spensieratezza poiché non era lei quella destinata a sposare l’imperatore. Nel 1953 infatti la madre dii Elisabetta, Ludovica di baviera e la sorella Sofia, arciduchessa d’Austria e principessa di Ungheria, Croazia, Boemia e Slavonia per matrimonio, erano in trattative per far sposare i figli.

L’inaspettata proposta di matrimonio

La principessa Sissi, all’epoca sedicenne, accompagnò la madre e la sorella maggiore Elena all’incontro per le nozze con il figlio di Sofia, futuro imperatore d’Austria e Re di Ungheria e Boemia Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena.

Francesco Giuseppe però si innamorò di Elisabetta e nel momento di ufficializzare la proposta di matrimonio, consegnò a lei invece che a Elena il bouquet nuziale.

L’origine del soprannome Sissi

Conosciuta al mondo con il soprannome di Sissi, il suo vero nomignolo era Lisi, diminutivo di Elisabetta, fu il marito che interpretando male la sua scrittura trasformò Lisi in Sissi.

I problemi di salute della principessa

La principessa Sissi iniziò sin da subito a sentirsi in gabbia nella rigida corte di Vienna. Cresciuta libera da formalismi, veniva derisa per la sua scarsa educazione e i suoi modi. A queste critiche l’arciduchessa cercò di contrapporsi come maestra, ma Sissi non comprendeva la rigidità che le veniva richiesta o meglio imposta dalla “malvagia” Sofia.

La corte viennese e la lontananza dalla famiglia, gli impegni come madre tra l’altro inappropriata come si definiva lei, la portarono ad ammalarsi. Alcuni parlano di malattia psicofisica altri di tubercolosi.

In ogni caso solo la partenza da Vienna e i lunghi viaggi in Europa riuscirono a farla star meglio, ma non solo oltre a questo Sissi fece delle diete estreme, tanto esercizio fisico che la portarono ad avere una vera e propria ossessione per il proprio corpo. Sembra che la principessa soffrisse di anoressia nervosa, un’ipotesi questa che spiegherebbe l’irrequietezza che l’hanno contraddistinta oltre che al rifiuto del cibo e del sesso. Un tormento dell’anima e del corpo che Sissi trascrisse in un diario.

Solitaria vago in questo mondo, alla gioia, alla vita da tempo ho voltato le spalle; con nessuno condivido la mia vita, mai vi fu alcuno che mi abbia capito. Sono circondata dai parenti, ma soltanto al corpo e al sangue sono vicini; dieci volte è sprangata la mia interiorità e ben chiuso è ogni accesso.

La fine della principessa Sissi

Elisabetta non era particolarmente amata dalla corte e dal popolo, i quali la criticavano per le sue stranezze. Tanto che una delle fissazioni della principessa era quella di non voler apparire come pazza.

Purtroppo i giornali dell’epoca non erano dalla sua parte e hanno sempre scritto e raccontato ogni vicenda insistendo sulla possibilità di una “pazzia” ereditata dal continuo rimescolamento dei geni famigliari.

Il mito di Sissi

La nascita del mito di Sissi è dovuto al film del 1953, dal quale emerge la figura della “Principessa Sissi” titolo della pellicola. Una notorietà postuma la sua morte, che avvenne per mano di un anarchico italiano.

Elisabetta si trovava a Ginevra in incognito per lasciare il paese su un battello, L’anarchico Luigi Lucheni, informato del suo aspetto, l’attese nascosto e la pugnalò al petto. Elisabetta morì nella sua stanza d’albergo un’ora dopo, mentre l’assassino veniva arrestato. Era il 10 settembre 1898.

Il motivo dietro l’omicidio fu secondo le parole dell’uomo:

“Perché sono anarchico, perché sono povero, perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi.”