Seconda delle sei mogli di Enrico VIII, Anna Bolena ha subìto una damnatio memorae imposta da un uomo che non ha saputo sopportare la sua forza ed intelligenza. Scopriamo chi si cela sotto tutti gli strati di una condanna che dura da secoli.
Prostituta, incantatrice, strega, subdola. Questi e molti altri gli epiteti che hanno accompagnato la figura di Anna Bolena, sia in vita che nei secoli successivi alla sua morte. Una donna che ha sempre diviso l’opinione pubblica, ed anche colui che più l’ha adorata. Il re d’Inghilterra è passato infatti dall’amarla alla follia, al disprezzarla, tanto da volersene liberare in breve tempo (reduce anche dall’esperienza del divorzio da Caterina d’Aragona, la sua prima moglie), accusandola di tradimento, incesto e stregoneria.
“Buoni cristiani, sono venuta qui a morire, poiché in base alla legge e legittimamente sono stata condannata a morte, e pertanto non dirò nulla contro tutto ciò. Non sono venuta qui per accusare nessuno, né per dire nulla sul motivo per cui sono stata accusata e condannata a morte, ma prego Dio di salvare il re e di concedergli di regnare a lungo su di voi, perché non c’è mai stato un principe più gentile e misericordioso di lui; […] Oh, Signore, abbi pietà di me, a Dio affido la mia anima.”
Da questo discorso tratto da cronisti presenti alla sua esecuzione, capiamo la sua volontà di sottomettersi completamente al volere del Suo Signore, usando parole pensate con attenzione e dando per l’ennesima volta prova della sua grande intelligenza. Chiunque infatti l’abbia incontrata nella sua breve vita, ne ha esaltato la vivacità espressiva, l’abilità linguistica, la sua grazia nei modi, la prepotente voglia di esistere e l’ambizione di contare.
Giocatrice d’azzardo.
Doti che hanno incantato e stuzzicato anche Enrico VIII. Il re ha visto infatti una scintilla in Anna e voleva farla sua. La modernità di questa donna, e l’astuzia del suo pensiero le fanno però capire che se anche non è nobile abbastanza per essere regina, non si abbasserà mai ad essere una semplice concubina. Tiene quindi sospesa la voracità amorosa e sessuale del suo spasimante. Non si concederà a lui, a meno che in cambio non ottenga delle nozze legittime. Anna capisce di poter puntare ad una debolezza di Enrico: la sua ossessione per cui “l’atto sessuale trovi il punto di massimo orgasmo nell’essere al servizio della dinastia”. Lo porta quindi a sottostare all’idea che se la copulazione con lei produrrà un frutto, quel frutto non dovrà essere bastardo.
Si può dire che Anna non sia solo un’arrivista come in molti la definiscono, bensì anche una patriota che si mette a disposizione dell’Inghilterra, la quale ha bisogno di un monarca sicuro, ma soprattutto di una discendenza. All’attivo infatti Enrico aveva, con sua moglie Caterina D’Aragona, solo una figlia, Maria.
Tattica vincente.
L’astuzia di Anna vince. Enrico, sempre più ossessionato dalla dama di sua moglie, decide di annullare il suo primo matrimonio e mette tutto nelle mani del fidato cardinale Wolsey. Dopo mille peripezie, che se volete potete conoscere attraverso il mio podcast “Storie di Donne nella Storia” , Anna ed Enrico si sposano nel 1533 dopo ben 7 anni di corteggiamento.
Questa però non è una storia a lieto fine. Nel settembre dello stesso anno, Anna Bolena partorisce Elisabetta, una della più famose monarche d’Inghilterra: Enrico VIII però questo non lo sa e si fa prendere nuovamente dall’angoscia di non avere un erede maschio. Si convince che Dio non vuole benedire nemmeno questa sua seconda unione. Ha già 45 anni e dopo la caduta da cavallo avvenuta nel gennaio del 1536 inizia a rendersi conto di non essere così invulnerabile come credeva. Lo spavento lo rende ancora più paranoico di prima, oltre al fatto che la stessa caduta gli ha procurato diversi danni che lo segneranno per il resto dei suoi giorni: una ferita alla gamba che si incisterà spesso e un trauma cranico che sembra essere alla base dei suoi scatti d’ira.
Cambiamento radicale.
Tutto questo ha influito non poco al cambiamento di un amante devoto verso l’insensibile ordinante di una condanna a morte. Senza dimenticare poi che nel frattempo è subentrato un altro fattore: l’infatuazione per una nuova dama, Jane Seymour, più giovane, remissiva e umile della dirompente Anna Bolena.
La resa dei conti è cominciata. Perdendo la benevolenza del re, Anna si ritrova sola. Il suo più grande errore è quello di non aver mai intrecciato amicizie vantaggiose a corte. Nell’aprile del 1536 arrestano Mark Smeaton, musico di corte, con l’accusa di essere l’amante della regina. Questo per le testimonianze delle dame che rivelano l’assiduità con cui il musicista si intrattiene nelle stanze della regina. L’uomo inizialmente nega ogni accusa, ma poi , complici terribili torture, ammette la colpa imputatagli.
Successivamente altri cinque gentiluomini finiscono nella Torre, tra cui il poeta Thomas Wyatt e il fratello di Anna, George Bolena. Quest’ultimo per adulterio, tradimento ed incesto. Fondamentale sembra essere stata la testimonianza di sua moglie, Lady Rochford, la quale detestava il marito, molto probabilmente perché preferiva compagnie maschili alla sua.
In ogni caso Anna viene arrestata improvvisamente il 2 maggio 1536 dopo i festeggiamenti di Calendimaggio in compagnia del re. Durante la tradizionale giostra Enrico riceve una missiva inaspettata; il re si allontana quindi con alcuni suoi fidati cortigiani lasciando Anna alquanto perplessa ma non preoccupata. Non sapeva infatti che quella sarebbe stata l’ultima volta che vedeva il marito.
Prigionia e processo.
La regina deve sostenere il confronto una commissione composta da suo zio, il duca di Norfolk e altri due membri del consiglio privato del re. Qui conosce il suo destino: arresto per tradimento, stregoneria, incesto ed adulterio. Contenendo il panico, Anna prova a difendersi con veemenza ed eloquenza, ma capisce subito che è inutile. Il processo è solo un proforma e la condanna è già decisa: morte. Il 17 maggio i suoi presunti amanti vengono giustiziati, compreso suo fratello George. Lo stesso giorno l’arcivescovo Cranmer dichiara nullo il suo matrimonio con Enrico rendendo di conseguenza illegittima la piccola Elisabetta.
Il boia francese.
Come atto di clemenza Enrico decide che la sua ex moglie non verrà messa al rogo come era d’uso per le donne condannate per alto tradimento, bensì verrà decapitata e non con una scure ma con la spada. Questo perché considerata più rapida, precisa e degna di una regina. Il re fa addirittura chiamare dalla Francia Jean Rombaud famoso per essere rapido ed esperto.
Durante la prigionia negli appartamenti reali, gli stessi che tre anni prima l’avevano accolta per l’incoronazione, Anna ha manifestato segni di instabilità mentale, alternando crisi nervose a quiete estrema. Scrive molto, lettere, poesie e tutto rivela i suoi sentimenti in attesa della morte, morte che avrebbe finalmente messo fine alle sue sofferenze. Secondo quanto riferito dalle dame assegnate al suo servizio, Anna si difende fino all’ultimo istante da tutte le accuse sostenendo di essersi sempre dimostrata una regina virtuosa, senza mai cadere nella tentazione di alcun corteggiamento e che la sua unica colpa è quella di essere una donna.
L’esecuzione
Alle 8.00 del mattino del 19 maggio 1536 la regina sale sul patibolo accompagnata da quattro dame. È vestita con una sottoveste cremisi e una veste damascata verde scuro con guarnizioni di pelliccia e mantello di ermellino. Ha i capelli raccolti e indossa splendidi gioielli. Una volta in ginocchio tutto avviene rapidamente, come garantiva il servizio del boia francese. La testa di Anna Bolena viene raccolta e ricomposta al corpo per poi essere sepolta in una tomba anonima nella chiesa di S. Peter ad Vincula, la cappella reale nella Torre, senza nessuna cerimonia.
Sarà solo nel 1876, durante il regno della regina Vittoria, che le spoglie della seconda moglie di Enrico VIII verranno riconosciute e deposte sotto il pavimento marmoreo della cappella con una scritta commemorativa. Anna Bolena è stata una donna intelligente, ardita e passionale. Sicuramente non una santa, semplicemente una donna con le sue ambizioni, le sue idee, le sue paure e le sue emozioni. La sua colpa è stata quella che accumunava un po’ tutte le donne dell’epoca: essere uno strumento nelle mani della sua ambiziosa famiglia e come tale quando non è più servita e stata gettata via senza riguardo.
La famiglia di Anna Bolena, nella figura del Duca di Norfolk, torneranno alla carica alla corte di Enrico VIII mettendogli nel letto e sacrificando un’altra donna, la giovane e ingenua Kathrine Howard.
Ma questa è un’altra storia.
(Altri approfondimenti li potete trovare in un vecchio articolo di Cinzia Giorgio QUI )
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