Questa è la storia vera di Enaiatollah Akbari, scritta da Fabio Geda e pubblicato dalla Dalai Editore. Nel mare ci sono i coccodrilli racconta la fuga dall’Afghanistan fino in Italia, un viaggio che  il protagonista, a distanza di molti anni e ormai adulto, racconta per dare viva testimonianza di ciò che succede se si nasce nell’Afghanistan di oggi.

Nel mare ci sono i coccodrilli. Impostato come un dialogo particolare e quasi unilaterale tra l’autore e il protagonista, le pagine di questo racconto ci catapultano in una realtà diametralmente opposta alla nostra; non a caso Akbari afferma che se nasci nel Paese sbagliato e in un momento storico altrettanto complicato, è probabile che uno rischi la vita. Anzi, è quasi certa la propria fine.

Un’infanzia in fuga

La vicenda si apre con un incipit in media res dove il lettore è subito gettato nel vivo del racconto. Enaiatollah ci immerge nella drammaticità della sua storia raccontando della madre che lo ha lasciato solo in una lurida pensione dopo avergli fatto fare tre importanti promesse. Tali promesse serviranno al protagonista per non perdere sé stesso e la propria integrità umana. Da qui inizia un lungo viaggio che aprirà la mente del piccolo mostrandogli cosa davvero si cela nel mondo e di cosa le persone possono essere capaci.  Con un lungo flashback, l’autore ci fa comprendere le ragioni della fuga e di quello che rischiano coloro che sono di origine hazara. In Afghanistan, infatti, convivono diverse etnie, come anche quella pashtun e i Talebani che, nel momento in cui prendono il potere, trasformano il Paese in un inferno in Terra.

Un messaggio da ricordare

Dal libro Nel mare ci sono i coccodrilli si evince come la fuga ai limiti della sopravvivenza sia l’unica alternativa per cercare una vita migliore e questo deve far riflettere chi legge. Troppo spesso stigmatizziamo questi viaggi della salvezza come inutili, quando in realtà sarebbe opportuno porsi dall’altra parte e farsi le fatidiche domande: “Cosa può aver spinto queste persone a rischiare la vita per venire nei nostri Paesi? Davvero non c’era nessun’altra alternativa meno pericolosa?”.

I Talebani sono l’Afghanistan?

Nel corso delle pagine, inoltre, l’autore sottolinea con una chiarezza disarmante che Talebani e Afghani non sono la stessa cosa, come spesso pensano in molti. Lui ricorda che tra i Talebani che uccisero il suo maestro c’erano anche pakistani, senegalesi, egiziani e marocchini. Insomma, i Talebani non rappresentano assolutamente l’Afghanistan, un Paese distrutto da oltre quarant’anni di invasioni e guerre.

Questo è un libro assolutamente da leggere, adatto soprattutto agli adolescenti perché scritto principalmente per loro. È un romanzo di formazione dove l’Enaiatollah che arriva in Italia non è più lo stesso bambino che un giorno, all’alba, insieme a sua madre lasciò la sua casa in Afghanistan per sempre.

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