Una intera generazione spazzata via. Il corpo mai trovato.
Josefina Giglio in Italia ad aprile per l’uscita del suo libro “Io l’ho amata“: memoria di una madre desaparecida. E’ il 24 marzo 1976 quando le Forze Armate argentine prendono il potere del Paese con un golpe militare. Così, il “Processo di Riorganizzazione Nazionale” vede a capo del governo il generale Videla. E’ l’inizio del periodo più sanguinario e violento che abbia mai vissuto l’Argentina. Durante il periodo della dittatura, accostato solo a quello fascista, di Jorge Rafael Videla, venne data, letteralmente, la caccia a chi non appoggiava la dittatura.
Oggi si contano oltre trentamila desaparecidos (scomparsi) argentini. Una intera generazione, di ragazze e ragazzi, spazzata via in poco più di cinque anni. Torturati, mutilati, uccisi, buttati ancora vivi nell’Atlantico, con aerei a più di duemila metri di altezza. Josefina Giglio è figlia di due desaparecidos argentini. Ha investigato, ha raccolto testimonianze e ancora oggi cerca il corpo dei suoi genitori, militanti del Partito Comunista Marxista Leninista (PCML).
Io l’ho amata di Josefina Giglio, pubblicato dalla casa editrice Le Commari, è la storia di Vibel, diminutivo di Virginia Isabel Cazalas, mamma di Josefina. Il libro singolare (come se Josefina dovesse recuperare il corpo, mai trovato, di sua madre) inizia con una citazione del libro La scrittura o la vita di Jorge Semprún: “Raccontare bene significa: in modo da essere capiti. E ciò non sarà possibile senza un minimo di artificio. Quanto basta perché il racconto diventi arte”.
Un memoir in quattro parti e tre voci: Ricardo Piglia, Vibel e la bambina.
Così il libro gira tutto intorno alla figura di Vibel. L’autrice fa parlare, nel primo e nell’ultimo capitolo, Ricardo Piglia, grande scrittore argentino che, per un periodo, era stato insieme a Vibel quando era studentessa all’università. Il titolo originale, Yo la quise, è tratto proprio da una frase che Piglia scrive a Josefina nell’unica lettera che si sono scambiati prima che morisse: “yo la quise”, “Io l’ho amata”.
L’autrice utilizza la propria biografia per costruire un romanzo e raccontare sua madre Vibel, il fermento politico degli anni ’60-’70, le architetture di La Plata, le riunioni politiche, le organizzazioni rivoluzionarie che Vibel frequentava, le case comunitarie. Racconta la paura, la disperazione di Vibel per suo marito Carlos Alberto Giglio; racconta il coraggio di una ragazza, con due figli piccoli, braccata dai carnefici. Josefina ricostruisce la memoria attraverso ogni parola, ogni luogo, ogni istante. Traduce la vita in parole, consegnandoci un romanzo unico, con una forza narrativa incredibile.
Un libro struggente con incursioni poetiche; la scrittura di Josefina asciutta, tanti riferimenti familiari: la mamma, il papà, i nonni, gli zii, la soderia di famiglia. Un libro che finalmente mette in evidenza un nome, un corpo, una voce, un’identità che si distingue dal collettivo, ma tanto di collettivo c’è nell’affermare la singolarità di oltre trentamila persone con un destino comune.
Josefina Giglio
Nata a La Plata nel 1970. Giornalista, docente universitaria e ricercatrice. Ha fatto parte del gruppo fondatore H.I.J.O.S., Organizzazione per l’Identità e la giustizia contro l’oblio e il silenzio.
Appuntamenti:
9 aprile ore 12:00 – Università Roma Tre. Con Susanna Nanni, traduttrice e docente di Lingue e Letterature ispanoamericane dell’Università Roma Tre.
12 aprile ore 17:30 – Casa della Memoria e della Storia. Con Marina Pierlorenzi – Presidente ANPI Roma, Marta Bonafoni – Consigliera Regionale e giornalista, Patricia Mayorga – Presidente AMMPE, Ilaria MagnanI – traduttrice e docente di Lingue e Letterature dell’Università di Cassino.
15 aprile ore 17:00 – La Vaccheria. Con Titti di Salvo – Presidente IX Municipio, Cettina Quattrocchi – Presidente della Consulta della Cultura del IX Municipio, Elisabetta Vaccaro – docente e traduttrice.
In collaborazione con l’Associazione Culturale Tam Tam
18 aprile ore 19:00 – Libreria Alaska (Milano). Con Elisa Mariani – Giornalista
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