Frida art by Mike González
Ci possiamo cimentare in moltissime attività, anche quelle che vengono, di solito, considerate, appannaggio maschile. Ma per arrivare a questo la lotta è stata lunga. L’affermazione delle figure femminili nell’arte e nella letteratura inizia in un passato lontano. Scopriamolo insieme.

La lotta delle donne nella cultura. Oggi il politicamente corretto si applica dappertutto anche nelle denominazioni di professioni per distinguere la donna dall’uomo. Se per certi versi, a volte, diventa un’esagerazione, dall’altro lato, questo è sintomo di una visione diversa della donna, vista come capace di fare tutto e molto altro. Se questo pare un’ovvietà, facendo un viaggio indietro nel tempo, le cose sono molto diverse, o meglio, lo erano.

Una lotta che inizia da lontano.

Nell’immaginario antico e quello iconografico dell’arte, la figura femminile era sempre associata alla fecondità e e questo contribuì a creare un mondo mistico attorno a lei. Ma, l’analisi della ricerca in materia mostra infatti che la condizione femminile è stata quasi sempre caratterizzata da assenza, esclusione e da uno stato di inferiorità sia sul piano sociale che politico e giuridico. La giustificazione è stata legata principalmente ad una presunta inferiorità fisica. Emerge l’immagine di una donna che via via è una presenza priva di rilievo, oggetto, schiava, domestica, casalinga, regina, eroina. E comunque sempre avvolta in un alone di mistero.

Il protagonismo maschile.

Se sfogliamo libri di storia o di letteratura, è impossibile non notare la sovrabbondanza di nomi maschili e dei rarissimi nomi femminili che sono ricordati per aver dato importanti contributi alla cultura. Questo perchè all’uomo venivano riconosciute qualità negate, invece, alla donna. La donna è stata, per secoli, ingabbiata all’interno di discriminazioni, costrizioni, leggi patriarcali e molto altro. Eppure oggi, la donna mostra ben altro e non ha nulla da invidiare all’uomo, se non al massimo la forza fisica.

Una mentalità arretrata con eccezioni.

Tutto questo deriva da un contesto storico, culturale e ambientale che, fortunatamente, si è evoluto nel tempo dando il giusto spazio alle donne. Nell’oscurantismo socio-culturale del mondo antico, tad esempio, non mancano tuttavia elementi che offrono un ritratto diverso della figura femminile,  vista come creatura dotata di un intelletto, di un cuore e virtù pari a quelli degli uomini. Soprattutto in alcuni scrittori cristiani dei primi secoli, acquista luce e spessore storico una variegata presenza femminile. Una delle prime figure, però, che ha pagato caro il prezzo di essere donna e dotata di un intelletto di grande valore fu Ipazia, famosa matematica e filosofa dell’antica Grecia. Fu assassinata, brutalmente, per invidia e gelosia e, sicuramente, il suo essere donna fu un aggravante per la sua posizione di persona di libero pensiero. Ipazia, pertanto, è considerata una vittima del fanatismo religioso, dei giochi di potere e una martire del pensiero scientifico.

Donne che soffrono per affermarsi.

Se invece facciamo un salto temporale molto grande e andiamo oltre il Rinascimento, possiamo citare la pittrice Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio Gentileschi, il quale era un grande amico di Caravaggio. Artemisia, per buona parte della sua vita ha dovuto lottare contro i pregiudizi e le umiliazioni, per il solo fatto di essere una donna in un modo prevalentemente maschile, quello dell’arte. Violentata dal pittore Agostino Tassi, amico del padre, ha dovuto affrontare il giudizio della gente pur essendo la vittima ma, con grande tenacia, è andata avanti dimostrando, seppur molto tardi, le sue grandi qualità di pittrice influenzata dallo stile di Caravaggio. Oggi, le sue opere, sono osannate ovunque e a lei viene riservato un momento importante della storia dell’arte.

L’arte è anche donna.

Oggi, fortunatamente le cose sono cambiate e l’arte ha finalmente anche le donne come protagoniste. Già dall’inizio del Novecento le donne hanno potuto mostrare il loro talento e nel corso del secolo scorso sono stati tanti i nomi che oggi, in un modo o nell’altro, abbiamo sentito nominare: Frida Kahlo, Vanessa Beecroft, Gina Pane e molte altre. Oggi la distinzione e la possibilità di affermazione tra uomo e donna è quasi del tutto scomparsa e sia donne che uomini possono produrre cultura. La lotta iniziata nel XIX secolo ha dato i suoi frutti.

La letteratura.

Nella letteratura le cose hanno avuto la stessa evoluzione con la distinzione che, in passato, sono tante le grandi scrittrici che hanno scelto di pubblicare i loro capolavori sotto pseudonimo maschile.  Eh già, un uomo vende più di una donna. Quindi che fare? semplice: scrivere sotto mentite spoglie. Possiamo citare George Eliot, il cui vero nome era Mary Anne Evans. La scelta derivava da un mondo maschile e, in generale, pieno di pregiudizi nei confronti delle donne. Tutto ciò che una “donna faceva al di fuori delle mura domestiche, non aveva un grande valore. Per molte, dunque, usare uno pseudonimo maschile restò l’unica scelta. Ancora più scioccante è pensare che le sorelle Bronte, le autrici di capolavori come Jane Eyre e Cime tempestose, abbiano dovuto iniziare usando nomi maschili per ricevere degli apprezzamenti da parte del pubblico. Se pensiamo che vissero nell’età vittoriana, non dovrebbe stupirci molto la cosa.

E la lista è ancora lunga.

Di esempi se ne possono fare tanti come quello dell’autrice di Frankestein, Mary Shelley che dovette usare il cognome del marito per essere presa in considerazione dato che Percy Shelley era uno stimato poeta. Sembra quindi comprensibile come il poter fare cultura e vivere di essa per le donne, oggi, sia un grandioso traguardo visti i precedenti. Se pensiamo invece a romanzi letterari, in Piccole Donne di Louise May Alcott, la protagonista Jo fa fatica a trovare editori disposti a pubblicare le sue storie, fino a che davanti a una storia magnifica, l’opinione pubblica le riconosce il suo talento. Oggi, nonostante alcune situazioni su cui bisogna continuare a lottare, la parità di genere ha fatto passi da gigante e oggi, molte figure femminili della cultura ma anche della scienza come il premio Nobel Marie Curie, hanno avuto un pieno riconoscimento.

Immagine di copertina di Mike González

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