L’estate è la stagione della spensieratezza che nell’immaginario collettivo è sinonimo di vacanza e nel bagaglio personale di ognuno diventa collezione di ricordi legati a un luogo particolare e all’infanzia.

E allora a chi non piacerebbe ritrovare gli stralci e i brani delle esperienze di tanti anni passati, fissati in un libro, Il Libro dell’estate?

L’idea su cui nasce questo romanzo è molto bella ed evocativa: sollecita tenerezza e nostalgia allo stesso tempo. Al di là della cover ammiccante, salvare una casa che crolla da una scogliera è uno scenario tutt’altro che rasserenante, ma il registro linguistico energico usato impedisce vacui sentimentalismi.

Una grande casa costruita sulla scogliera di Sconset, ritrovo della famiglia Young, voluta e preservata fortemente dalle donne della famiglia: è lei, Cliff House, lo scrigno di tutti i ricordi delle vacanze, di tutti i brandelli di felicità che sembravano eterni e immutabili, e che ora deve lasciare spazio letteralmente all’impietosa erosione del mare e del tempo, che non accetta rifiuti.

Dolce-amaro è allora sfogliare quel Libro dell’estate che la capostipite della progenie femminile, la bisnonna Sarah, costringe gli ospiti e i frequentatori abituali a vergare di proprio pugno, soprattutto per l’ultima discendente di tutte loro, Bess.

Come sarebbe bello poter conservare, per poi farli rivivere, tutti i ricordi di famiglia, le emozioni impresse delle vacanze trascorse accanto a genitori, nonni, fratelli, quei ricordi che quando si cresce si perdono doppiamente e per sempre.

Una volta superato il reticolato dell’albero genealogico di Bess, sottolineato dal ricorso a tecniche narrative diverse, si entra nel vivo della storia delle quattro donne che hanno fatto di Cliff House la loro casa, la loro tana in cui crescere i propri figli e attestare il loro amore per l’isola di Nantucket e che affonda le sue radici nella mentalità matriarcale americana per cui le case sono delle donne. Sarah, Ruby, Cyss e Bess: ognuna di loro esprimerà il suo amore per Cliff House a modo proprio.

Potrebbe sembrare apparentemente una lettura spensierata, tra cene al club, partite a golf e ricevimenti nel parco della villa, in realtà i temi attraversati sono piuttosto duri e crudi: c’è l’urgenza dell’attualità (la storia è ispirata a un fatto vero e all’articolo pubblicato su Vanity Fair) con cui si apre e chiude il libro e che diventa metafora di una posta in gioco molto più importante che è quella di salvare una famiglia, mentre dai flashback introdotti delle pagine de Il Libro dell’estate entra prepotentemente la forza distruttrice e destabilizzante della grande guerra. Arduo è resistere indenni a quella furia devastatrice che ha falciato non solo vite umane, ma anche certezze ritenute incrollabili e Cliff House sembra rappresentarne la simbolica roccaforte.

Ma, come la vita con i suoi errori e le sue imperfezioni ci lascia spesso con l’amaro in bocca, anche il finale qui riserverà delle sorprese.

Buon Libro dell’estate!