Là, nel Sud, la primavera era già inoltrata e nelle strade animate il sole ardeva. Ashenden conosceva bene Napoli. La piazza San Ferdinando, col suo trambusto, la piazza Plebiscito, con la sua bella chiesa, destavano nel suo cuore piacevoli ricordi. Via Chiaia era rumorosa come sempre. Sostò agli angoli e guardò su per gli stretti vicoli che scalavano ripidi la collina, quei vicoli di case alte con la biancheria stesa ad asciugare sui fili che attraversavano la strada come bandiere al vento in un giorno  di festa; e passeggiò lungo la spiaggia, guardando il mare lucente con Capri che si stagliava vagamente contro luce, finché arrivò a Posillipo, dove c’era un vecchio, malconcio, sconnesso palazzo nel quale, in gioventù, aveva trascorso parecchie ore romantiche. … Poi prese una carrozza tirata da un piccolo e scheletrico ronzino e tornò, sussultando sul selciato, alla Galleria dove sedette al fresco e bevve un americano e guardò la gente che bighellonava chiacchierando, chiacchierando sempre con un gesticolare vivace; esercitando la sua fantasia, tentò di indovinare dall’aspetto chi fossero in realtà.

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