Vaccino no, vaccino sì. Gli italiani sono scesi in piazza negli ultimi giorni per manifestare contro l’introduzione del Green Pass che limita alcuni spostamenti a chi non si è ancora vaccinato per contrastare la pandemia tuttora in corso.
La libertà di pensiero e azione è un sacrosanto diritto di tutti, purché si rispetti quella dell’altro. Ma ciò che sta sconvolgendo le coscienze storiche, e non solo, è il paragone tra la certificazione verde, rilasciata al termine del ciclo vaccinale, e le leggi razziali introdotte nel periodo fascista in Italia, che lo stesso limitavano ad una “razza” gli spostamenti (e non solo). Vedere poi esibite dagli stessi contestatori addirittura la stella di Davide sul petto, fa pensare che un ripasso di storia sia davvero doveroso.
L’introduzione delle Leggi Razziali
Cosa sono intanto le leggi razziali che portarono prima alla ghettizzazione e poi allo sterminio di milioni di ebrei? Introdotte in Italia nel 1938 furono un insieme di provvedimenti contro una particolare “razza”, quella ebraica per l’appunto. Dunque, da come già si evince, le limitazioni erano destinate a determinate persone appartenenti a un determinato popolo. Questioni economiche, questioni sociali, questioni ideologiche. Tutto per preservare la razza ariana.
La legislazione fascista determinò spaventose limitazioni come quelle sull’istruzione e sul matrimonio, punibili con sanzioni e con la prigione.
Le leggi razziali, un ripasso che non fa mai male
Ma quali erano le leggi razziali e cosa imponevano?
Il Regio Decreto Legge del 5 settembre 1938-XVI, n. 1390 presentava alcuni di questi articoli:
Art. 1
All’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; né potranno essere ammesse all’assistentato universitario, né al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza.
Art. 2
Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.
Art. 4
I membri di razza ebraica delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti, cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16 ottobre 1938-XVI.

Ancora, il Regio Decreto Legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728 i cui articoli recitano:
Art. 1
Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito.
Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.
Art. 2
Fermo il divieto di cui all’art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato al preventivo consenso del Ministro per l’interno.
I trasgressori sono puniti con l’arresto fino a tre mesi e con l’ammenda fino a lire diecimila.

La stella di Davide
Abbiamo visto anche questo, nelle piazze: simboli appuntati al petto. La stella di Davide è un simbolo religioso e onnipresente nella vita degli ebrei. Nel 1941 i nazisti imposero loro di cucirsela addosso in segno di riconoscimento. Una sorta di macabro bollino per identificarli subito. Le leggi razziali, ovviamente, erano già entrate in vigore da un pezzo. Un ulteriore passo verso la Shoah.
Le parole di Liliana Segre:
«È un tale tempo di ignoranza, di violenza, neanche più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni. È una scuola che è stata recepita: qui i bulli sono i più forti».

Ignoranza. Eccola la parola esatta. Il virus dell’ignoranza è quello che maggiormente si sta diffondendo, una variante che possiamo fermare aprendo semplicemente un libro di storia, guardando un documentario, parlandone tra di noi. La Segre, che le vere persecuzione le ha vissute così come il trauma della deportazione, parla dell’ignoranza come un male da debellare. L’unico.
Insomma, i fuorvianti parallelismi storici con il nostro tempo e quello che purtroppo accadde nel periodo della Seconda Guerra mondiale si possono semplicemente evitare leggendo e studiando il nostro passato. Il confronto, piuttosto deve avvenire con il nostro presente.
Siamo chiamati, adesso, a ripassare questa lezione. O a impararla per la prima volta.