Si chiama Angela Dipilato ed è una autrice conosciuta nel Web come “AD. ViGa”. L’ho intervistata per farle raccontare la sua esperienza di madre colpita dal dramma della malattia di un figlio. L’intervista.

Si chiama Angela Dipilato è di professione fa l’autrice ma in realtà Angela è molto più conosciuta nel Web come “AD. ViGa”. Eppure, io non ho scelto di intervistare per Pink Magazine Italia Angela Dipilato pervia dei suoi testi, per quanto meritevoli, ma per poter discutere della sua esperienza, in qualità di persona oltre che di madre colpita dal dramma della malattia di un figlio.  Angela ha tanto da raccontare e non ha paura di farlo, anzi desidera aiutare altre persone e, in particolare, altre donne, che, proprio come lei, stanno combattendo per affrontare i problemi di salute dei loro cari e, a volte, persino, dei loro figli.

L’intervista
Parlaci della tua vicenda personale, di chi sei e di cosa ami fare, insomma, presentati pure ai nostri lettori…

«Ciao, mi chiamo Angela Dipilato e dopo varie vicissitudini, oggi posso permettermi di definirmi una persona sincera, soddisfatta della propria vita e serena. Sono mamma di due ragazzi, l’assistente spirituale di mio marito e una donna che non ha mai smesso di sorridere.

Adoro cucinare, leggere, organizzare feste e se volessi potrei diventare anche una “wedding planner”. Ma quello che mi ha fatto maturare prima del previsto è stato il dover affrontare i gravi problemi di salute di mio figlio Gabriel, perché all’età di 10 anni lui si è ammalato di leucemia mieloide cronica».

La malattia del mio bambino
Puoi spiegarci cosa provi esattamente una madre quando è colpita dalla notizia di una grave patologia di suo figlio?

«Mi è crollato il mondo addosso e la paura si è impadronita della mia persona. L’idea di poter perdere un figlio è qualcosa che ti logora dentro, ti devasta, ti terrorizza. Come può un genitore accettare di mettere al mondo un bambino per poi permettere a una malattia subdola di strapparglielo via?»

Tu come hai scoperto della malattia di tuo figlio?

«Era in quarta elementare e da qualche settimana lamentava dolori allo stomaco, pesantezza alle gambe, sanguinamento gengivale, gonfiore addominale e una tosse davvero fastidiosa. Così presi un appuntamento con il pediatra di famiglia il dottor Cavo, e ci recammo nel suo studio.  Lo visitò, gli toccò l’addome e riscontrò un ingrossamento anomalo della milza. Mi spedì di corsa al primo laboratorio di analisi e dopo qualche, ora uno tsunami si era abbatté sulle nostre vite. Il cancro aveva deciso di instillarsi nelle cellule di mio figlio, attraverso una mutazione cromosomica. Devo la vita del mio ragazzo a un pediatra in pensione che per affetto nei confronti della mia famiglia, aveva deciso di visitarlo, anche se non era obbligato, perché non rientrava più nelle sue competenze. Non smetterò mai di ringraziarlo, né di pregare per lui.»

Cosa mi ha dato la forza di reagire
Dove e in cosa hai trovato la forza per reagire e per non crollare a pezzi?

«La forza ti viene. È l’amore incondizionato di una mamma che va oltre ogni logica, ogni pensiero, ogni tentennamento.  Una madre non può mostrarsi impaurita di fronte al proprio figlio. Deve essere forte per lui e trasmettergli positività e tutto l’amore di cui è capace, per sostenerlo, rincuorarlo e non permettere alla paura di dominargli l’esistenza.  A casa nostra la leucemia mieloide cronica è un problema “bastardo”, che stiamo prendendo a calci nel sedere.

Ci riteniamo in ogni caso fortunati

 Ci riteniamo fortunati perché tra le leucemie, a lui è capitata quella più rara, ma quella per cui ci sono tutte le cure mirate. Gabriel ha una vita assolutamente normale, perché frequenta le scuole superiori, va in palestra e pratica una disciplina di autodifesa, oltre ad avere centinaia di persone che lo amano e lo sostengono. Permettetemi di spendere anche parole cariche di stima e amore incondizionato per mio marito che è un padre eccezionale, per mio figlio maggiore che lo adora e per mio nipote Francesco che è stato fondamentale nei suoi due ultimi anni».

Come definiresti la funzione della scrittura nella tua vita oggigiorno?

«Oddio, chiedo scusa! Mi ero completamente dimenticata di dire che sono un’autrice e scrivo con lo pseudonimo di “AD. ViGa”.

 La scrittura rappresenta la mia evasione dai problemi quotidiani, la mia alleata, la mia quotidianità, il mio mondo.  Scrivo e faccio viaggi interiori incredibili, vivo varie vite e sorvolo i panorami più suggestivi».

La situazione odierna
Adesso, come sta il tuo bambino?

«Sta benone ma non è guarito completamente. È come se mancasse un pezzettino minuscolo da incastrare nel “puzzle” della sua rinascita totale.  I medici del “Regina Margherita” di Torino attendono che compia diciotto anni per somministrargli il farmaco di generazione successiva che dovrebbe garantire di poter scrivere la parola “fine” a questa storia assurda. Nessun bambino dovrebbe vivere nei reparti o giocare nelle corsie degli ospedali».

Cosa consiglieresti ad una mamma che sta affrontando il periodo che hai affrontato tu con la malattia del tuo bambino?

«Di telefonarmi (Scherzo :D). Quello che posso suggerire per esperienza personale è di usufruire dei servizi di assistenza psicologica che offrono ai genitori per supportarli nel periodo più buio della loro vita e di non trattenere le lacrime quando si rimane da soli. Ricordo ancora la prima notte del ricovero di Gabriel, ce l’ho impressa nei cassetti della memoria e ogni tanto involontariamente li riapro e mi faccio del male.

Quando lui si addormentò per sfinimento, mi bastò vedere quella piccola manina coperta da una benda e un ago enorme, per esplodere in un lunghissimo pianto silenzioso, intriso di paura e incertezza per mio figlio, la mia famiglia.  Temevo che il cancro radesse al suolo tutto, anche gli affetti.  Invece oggi possiamo dire: _ “fuck you!”, abbiamo vinto noi e presto raggiungeremo quel traguardo ambito_».

 Il fatidico 0,000 ci confermerà la negativizzazione e finalmente potremo volare a New York per festeggiare!»

Un tuo sogno come donna, un tuo sogno come scrittrice e una come madre…

«Il sogno più grande come donna è quello di riuscire a mantenere questo bellissimo equilibrio nella mia famiglia e al contempo di affermarmi come autrice nel campo editoriale.  Ma non ho fretta!

Invece come madre desidererei che entrambi i miei figli godessero di ottima salute e che possano realizzare tutti i loro sogni.

A proposito di sogni: Aspettando Paolino “COMING SOON 25 Marzo 2023” …ed infine: “Non ho mai voluto essere qualcun’altra, se non me stessa!” (la citazione è mia)»