Stanley Kubrick è considerato uno dei più grandi e geniali cineasti della storia del cinema. Candidato tredici volte al Premio Oscar, e vincitore  solo nel 1969 per gli effetti speciali di 2001 Odissea nello spazio.

Le sue riprese rivoluzionarie nel campo cinematografico sono ben note alla maggior parte del pubblico. Come non ricordare la scena del piccolo Danny sul  triciclo lungo i labirinti dell’Overlook Hotel nel thriller Shining , che terrorizza ancor oggi a distanza di quasi quarant’anni dalla sua uscita; o il colorito discorso iniziale del Sergente Hartman in Full Metal Jacket?

Ma una cosa che non tutti sanno è che il noto regista americano, naturalizzato britannico, nasce come fotografo.
Autoscatto del giovane Stanley Kubrick nel 1949

Che strano il destino. Come successe a Elvis Presley, che ricevette in dono una chitarra  al posto della tanto sognata  bicicletta, al piccolo Stanley, introverso e mai a suo agio con i bambini della scuola altoborghese, a 13 anni regalarono una macchina fotografica.

La sua carriera iniziò con la straordinaria foto di un edicolante rattristato della notizia della morte del Presidente  Roosvelt, che vendette alla nota rivista Look.

Il passo per lanciarsi in quel meraviglioso mondo di immagini fu breve e così iniziò  gli studi artistici di fotografia. Però gli rallenteranno parecchio il percorso scolastico.

Grazie ai soldi che guadagnava lavorando come uno dei più giovani fotoreporter di New York  ebbe modo, a soli diciannove anni, di trascorre diverse sere della settimana nella sala di proiezione del Museo of Modern Art (MoMA) a guardare vecchi film. E, dopo quattro anni di studio all’accademia di arte cinematografica, si dedicherà ai suoi primi cortometraggi che lo porteranno a essere il grande regista da tutti conosciuto.

In giro per il mondo spesso e volentieri oggi sono allestite mostre fotografiche di Stanley Kubrick. Come a Palazzo Ducale a Genova nel 2013. Con foto che che coprono il lustro: dal 1945 al 1950 e che rappresentano scene di vita quotidiana nella “Grande Mela”  stampate direttamente dal Museo della città di New York che ne custodisce un patrimonio di oltre ventimila negativi.

Claude del Gaiso