Sin da quando qualcuno ha inventato il Natale, si dice che durante le festività natalizie siamo tutti più buoni, più caritatevoli, amiamo il nostro prossimo come mai in tutti gli altri 364 giorni dell’anno, 365 se è bisestile. Sarà l’aria natalizia? Saranno tutte quelle decorazioni che la tipica madre italiana sparge per casa addobbando anche noi se è necessario? O saranno le canzoncine che risuonano h24 per le strade, prima fra tutte “Last Christams” dei Wham? Beh, qualunque sia il motivo, se da una parte abbiamo gente che si trasforma nella versione moderna di Santa Maria Goretti durante le feste, dall’altro lato c’è chi subisce una trasformazione inversa, tanto da far sembrare il Grinch un tenerone. Ma chi sono le vere vittime del Natale? I commessi, i quali già da fine novembre iniziano a respirare un’aria pesante, intrisa di ansia e frustrazione. Improvvisamente è come se una gabbia metallica calasse sopra il negozio imprigionando i poveretti in un avvento di agonia e disperazione. Ventiquattro giorni di sacrifici, domeniche a lavoro, orari prolungati e stress a livelli cosmici portano a preferire il regime carcerario del 41bis che, al confronto, sembra una vacanza a 5 stelle alle Seychelles. In tutto questo clima di celestiale bontà una domanda, però, sorge spontanea: Ma cosa succede ai clienti? Perché si trasformano in mostri danteschi?
Temo ahimè che non lo sapremo mai, al massimo avremo un’emblematica scrollata di spalle. Fatto sta che i giorni che anticipano Natale sembrano quelli che precedono lo schianto di un asteroide annunciato: scene apocalittiche di isteria collettiva che portano all’assalto di negozi e supermercati, gente che va di fretta e corre neanche partecipasse ad una maratona. I commessi si ritrovano travolti, pertanto, da un’orda barbarica autoctona che li catapulta in una dimensione parallela fatta di reclusione, distacco traumatico dagli affetti e azzeramento totale di qualunque forma di vita sociale. È per questo che l’Associazione Commessi Anonimi” sta organizzando seminari di preparazione al Natale, percorsi di scaricamento della tensione avanzata, training per la gestione a lunga durata della pazienza e corsi sulla morale e sul perché l’omicidio non è contemplato nella società, nonostante le numerose attenuanti che andrebbero a favore del commesso. Il cliente resta una sorta di specie protetta: qualunque suo desiderio è un ordine, il loro nervosismo lo possono tranquillamente scaricare su noi commessi che siamo obbligati a fingere di vivere nel mondo rosa di Barbie. Ma quello che davvero manda in bestia un commesso sono le situazioni al limite della realtà, senza contare quei clienti che si presentano alle 19:58 del 24 dicembre.
Ecco alcuni esempi!
1. Siamo ai primi dicembre e già nell’aria si inizia a respirare l’odore natalizio, si addobbano i negozi e la merce per Natale inizia ad arrivare. Entra una coppia di signore e girano per il negozio alla ricerca di idee regalo. Così come altri clienti che escono dal negozio dicendo che tanto c’è tempo prima di Natale. Errore numero 1!
24 dicembre: se mi mettessero dentro una centrifuga ne uscirei meglio rispetto a come sto trotterellando per il negozio preso d’assalto dai clienti. Sfumata la possibilità di pranzare anche con un semplice panino, mi ritrovo all’improvviso con quella coppia di signore che mi chiedono, con grande apprensione, se ho ancora quei capi che avevano visto. Errore numero 2!
Io, con ghigno malefico che nasconde una certa vena ironica comunico che non ci sono più e mi godo la loro espressione tragicomica. Ed è in quel momento che succede l’impensabile. Una di loro tira fuori una lista più lunga di un rotolone Regina e inizia a comprare l’impossibile, ma soprattutto cose che non pensavi si potessero regalare.
Cliente: «Devo fare un regalo a mio fratello… Ha dei calzini? Almeno faccio una cosa utile.»
Io le faccio vedere quelli che ho e aspetto che mi dica quanti ne vuole.
Cliente: «Ne prendo 10…anzi no, mi dia tutta la scatola. Già che ci sono li regalo pure a Giuseppe, Marco, allo zio…» e mentre lo dice spunta i nomi sulla lista. «Poi cerco un maglioncino sempre da uomo con un taschino laterale e il colletto. Lo so che è un modello particolare però mio nonno lo cerca così.»
Io: «Sì, però mi è rimasto solo in rosa, gli altri colori li ho finiti» rispondo, consapevole che vorrà vedere qualcos’altro.
Cliente: «Sì va benissimo! Lo prendo, se non gli piace lo cambia. Tanto il rosa va di moda!»
Io la guardo basita, ma decido di non dire nulla e di trattenere la risata che sta per partire. Questa donna è alla disperazione pura. E gli acquisti continuano così, tra oggetti e cose utili e altre totalmente inutili. Regalare alla zia un cerchietto con le corna della renna a voi, pare una cosa utile?
2. Dopo la giornata del 24 dicembre, rigorosamente con orario continuato e con la forza di una lumaca, finalmente il titolare chiude a chiave la porta e mentre sta per stappare una bottiglia di spumante, sentiamo bussare. È la signora che abita nel palazzo di fronte che insiste nel bussare per farsi aprire.
«È chiuso!» risponde il titolare.
Cliente: «Per favore è urgente, devo fare dei regali!»
Io e miei colleghi ci guardiamo in faccia quasi con rassegnazione mista a rabbia. Questa è passata tre volte durante il giorno a passeggio con il cane ed ora pretende che apriamo perché si è ricordata che deve fare i regali? Ahimè, il titolare decide di aprire ma le dice che deve fare in fretta perché anche noi abbiamo gente che ci aspetta a casa. La signora, senza nemmeno scusarsi inizia chiedere e non sembra intenzionata ad accontentarsi e pretende di vedere più cose prima di decidere, fino a quando non esclama:
Cliente: «Ma non avete altro? Non siete molto forniti quest’anno.»
È la vigilia, per tutti i numi e grazie a te, sono quasi le 20 di sera! Ovviamente per rendere tutto questo ancora più surreale, la suddetta signora se ne va senza aver comprato nulla!
3. Si sa che il Natale è una grande festa per i bimbi e che i giocattoli sono un loro desiderio.
Cliente: «Salve sto cercando un giocattolo per una bimba! Ma non saprei davvero cosa regalare perché ha praticamente tutto!»
Le faccio vedere qualche opzione: bambole, cucine, giochini da tavolo, colori, pupazzi di tutte le razze e colori, ma la signora non si decide. Pensa però di telefonare alla madre della bimba che le risponde dandole forse l’idea giusta!
Cliente: «Ce l’ha Cicciobello con le cose del dottore?»
Io: «Certo! Venga che ve lo faccio vedere.»
Lo prendo dalla vetrina con la stessa agilità di uno scalatore sul Nanga Parbat e dopo aver fatto rischiare a Cicciobello una reale visita al Pronto Soccorso, lo mostro alla signora che sembra soddisfatta! Voleva fare un bel regalo ma, soprattutto di qualità.
Cliente: «Quanto costa?»
Io giro la scatola e guardo: «99 euro».
Cliente: «Cosa? Ma è un prezzo folle! Io volevo spendere una quindicina di euro. Perché costa così tanto?»
Non mi cascano le braccia perché sono attaccate al corpo, mi viene voglia di picchiarla, ma so che non risolverei molto, quindi opto per un approccio soft.
Io: «Beh signora, la sanità in Italia costa! Cicciobello è molto malato perché ci sono le siringhe, le pillole, un pappagallo, ed è compreso anche di libretto sanitario» rispondo con calma apparente.
La signora sembra pensarci un po’ su, e forse convinta dalla mia disperata spiegazione sul prezzo, decide di comprarlo e fare un “grosso” sacrificio, come lo ha definito lei stessa.
Suvvia signora, a Natale siamo tutti più buoni!
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Forse è l'aspetto più terribile del Natale, e chi fa il commesso lo sa bene! Io preferisco partire per tempo e giorno dopo giorno cercare tra le tante cose il regalo giusto, senza trovarmi il 24 dicembre con la morte nel cuore in mezzo alla gente a cercare qualcosa che sicuramente comprerei a forza e male! Questa corsa ai regali non la capisco, se si deve avere l'ansia di farli forse è perché non li facciamo con il cuore? A me succede quando sento che non se li meritano 😂 Buon Natale!
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