Anna Maria Mozzoni una figura di spicco della vita politica e sociale a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.
Moriva cento anni fa Anna Maria Mozzoni una delle figure più importanti del panorama culturale italiano ed europeo. Meriterebbe uno spazio maggiore anche nella formazione scolastica dei nostri giovani ma ancora oggi è ingiustamente poco conosciuta.
Capelli rosso fuoco, occhi azzurri e luminosi, un portamento eretto e fiero, una passione per le sigarette e la capacità di usare la penna come un’arma in battaglia.
Così veniva descritta Anna Maria Mozzoni. Passione, intelligenza, determinazione e tenacia miscelati a una forza della natura inarrestabile.
Attivista dei diritti civili, giornalista, docente e pioniera del femminismo. Baluardo e simbolo delle donne e delle pari opportunità.
Tutto questo e altro ancora è stata Anna Maria Mozzoni.
Ha combattuto per la lotta per l’istruzione alla donna, il voto femminile, il riconoscimento dei figli illegittimi, contro la prostituzione legalizzata e per i diritti delle lavoratrici.
Era contraria alla tutela della donna Anna Maria Mozzoni, contraria perché chiedere una tutela equivaleva a dichiarare di non essere al pari di un uomo. Questo sosteneva la Mozzoni. Perché le donne dovevano rivendicare i propri diritti e non chiedere di essere tutelate. Pari opportunità, pari diritti.
Anna Maria Mozzoni, nascita, formazione e curiosità intellettuale
Anna Maria Mozzoni, all’anagrafe Marianna, nasce nel 1837 in quel di Rescaldina, piccolo comune limitrofo a Legnano, nell’hinterland milanese. Nasce e si forma in una famiglia colta e di origini aristocratiche. Il padre Giuseppe, matematico, fisico e possidente di terreni in quel di Rescaldina.
La madre Delfina Piantanida, che avrà un ruolo determinante nel gettare il seme delle idee indipendenti e femministe di Anna Maria, apparteneva a una famiglia alto borghese del milanese. Anche lei possidente.
Nonostante i genitori fossero di idee aperte e poco conformi al comune pensiero dell’epoca Anna Maria Mozzoni dovette comunque pagare lo scotto di essere nata di sesso femminile.
Pur caldeggiando la sua educazione e non ostacolando una formazione scolastica la famiglia iscrisse Anna Maria al collegio delle fanciulle nobili e povere.
In primis per poter risparmiare il denaro necessario a sostenere gli studi dei due fratelli maschi.
Il percorso scolastico in collegio, che durò fino al 1851, indusse Anna Maria a una ribellione interna. Castrata da un’educazione bigotta e decisamente austriacante una volta uscita dal collegio seguì le proprie inclinazioni.
Nella casa di famiglia Anna Maria troverà una fornita biblioteca che in futuro dichiarerà essere stata la sua vera scuola. Si accosterà agli scritti di illuministi francesi come a romanzieri tra cui Fourier, George Sand e Mazzini.
Sarà la madre ad allevarla al libero pensiero e a trasmetterle, oltre ai valori risorgimentali, il seme che germoglierà poi nella convinzione che a una donna non sarebbe stato giusto interdire il pensiero.
Il padre, dal canto suo, appassionato di scienza, arriverà a condividere con lei lo studio del paranormale. Dedicandosi insieme a sedute spiritiche e alla ricerca di prove sperimentali dell’esistenza di Dio. Pratiche che poi verranno rinnegate dalla Mozzoni stessa. Ma tra i suoi punti di riferimento ci sarà anche un’altra figura di spicco del Risorgimento italiano, Adelaide Cairoli.
E proprio in quel periodo inizierà a germogliare quello che sarebbe stato il pensiero di Anna Maria Mozzoni. Quel pensiero che avrebbe alimentato il motore delle sue future lotte. La presa di coscienza di quella che era la vera condizione della donna all’epoca. Essere donna significava non aver accesso all’istruzione e al mondo del lavoro. Sottostare sempre e comunque al volere della famiglia e del proprio marito.
Perché essere donna in quel periodo era sinonimo di rimanere ai margini. Ma Anna Maria Mozzoni ai margini aveva già deciso che non ci sarebbe rimasta. E a suo parere nessuna donna avrebbe dovuto rimanervi.
Anna Maria Mozzoni, una leonessa fiera e determinata
Anna Maria Mozzoni nonostante la possibilità di studiare e conoscere ha uno stretto rapporto anche con il mondo del lavoro fin da piccola.
La famiglia Mozzoni nelle loro terre allevava gelsi e bachi da seta. Un settore che durante il periodo raccolta impegnava duramente tutti. E che aiuterà Anna Maria a comprendere ancora maggiormente cosa significasse il lavoro duro e impegnativo.
Un substrato culturale, per cui, dove si forma Anna Maria, decisamente legato a valori pratici e concreti. Un input che accompagnerà la Mozzoni non solo nella sua formazione e nella sua crescita ma anche per il resto della vita.
Pur essendo uscita dal collegio decisamente anticlericale convinta Anna Maria Mozzoni ha comunque assorbito una parte dei valori fondanti della religione.
La democrazia risorgimentale esclude la figura della donna.
All’interno delle file clericali, invece, c’era un movimento che, a suo modo, puntava proprio sulla figura femminile come forma di rinascita della società.
Pur rimanendo laica fino alla fine dei suoi giorni Anna Maria Mozzoni riconoscerà comunque che la chiesa cattolica ha assegnato un ruolo alla donna, al contrario della politica.
Sarà negli anni Cinquanta del 1800 che Anna Maria Mozzoni prenderà coscienza di voler essere una donna politica. In occasione di una visita al Castello di Milano per vedere le impiccagioni provocate dai moti mazziniani del 1853.
Il vedere uomini disposti a tradire i propri compagni, facendo i loro nomi per salvarsi la vita, la colpisce profondamente. E sarà appunto da quel momento in poi che il carattere già deciso di Anna Maria diventerà ancora più fermo. Da quel momento comincerà ad esigere una coerenza e una corrispondenza tra le parole e gli atti.
Fu nel 1855 che Anna Maria Mozzoni diede alle stampe il suo primo scritto. Una commedia in francese in tre atti vicina alle posizioni repubblicane e mazziniane.
Una pubblicazione che le permetterà di inserirsi attivamente in gruppi mazziniani e di poter iniziare a lavorare sui temi a lei cari. L’emancipazione femminile e l’uguaglianza dei diritti tra uomo e donna.
Seguiranno altri scritti, perché una delle armi che sarebbe sempre stata vincente per Anna Maria sarebbe stata la penna. Una penna intelligente, una prosa battagliera. Una scrittura forte e coinvolgente.
Porta avanti con il piglio fiero di una leonessa le sue battaglie. Fiera e determinata. Ma soprattutto convinta. Convinta di ciò scrive ma anche di ciò che dice.
Perché Anna Maria Mozzoni è la prima donna a parlare in pubblico. Tiene conferenze sulla condizione della donna, discorsi di politica e di sensibilizzazione per poter scuotere coscienze intorpidite e troppo antiquate.
Figlia, moglie, madre e angelo del focolare sono ruoli che non bastano più.
La donna deve pretendere di poter studiare, lavorare anche fuori casa, dire la propria opinione ed essere attiva in una società che deve smettere di decidere per lei. Di tutto questo parla nei suoi discorsi pubblici e alle sue studentesse Anna Maria Mozzoni.
Anna Maria Mozzoni e la grande amica Maria Antonietta Torriani
Anna Maria Mozzoni si butterà a capofitto in battaglie che la accompagneranno per il resto della sua vita.
Partendo da una lunga battaglia per l’istruzione alle donne che sosterrà con la grande amica e praticamente coetanea Maria Antonietta Torriani.
Le due amiche faranno qualcosa insieme di concreto per sostenere l’istruzione femminile. Fonderanno il Liceo femminile Gaetana Agnesi dove Anna Maria verrà anche chiamata a insegnare per diversi mesi. E si cimenteranno in numerose conferenze insieme.
Oltre all’amicizia Anna Maria Mozzoni e Maria Antonietta Torriani, sono legate dalle idee femministe e innovative, da obiettivi forti e da una sintonia non comune.
Due fumatrici accanite e amanti dei viaggi. Combattono le stesse battaglie e modificano inesorabilmente il corso della storia mutandone gli eventi.
Compiono anche un viaggio completamente sole nel 1871. Quasi uno scandalo per i tempi. Anche se il viaggio era finalizzato a fare un giro di conferenze.
Viaggiano in treno, incontrano persone, si confrontano ed esplorano la realtà concreta della gente. Altra cosa che accomuna le due donne. La curiosità e l’interesse nell’esplorare la realtà del mondo che le circonda. Una curiosità intellettuale la loro che cementa ulteriormente il legame di amicizia.
Un viaggio assolutamente fuori dagli schemi quello compiuto dalle due donne. Durante il quale incontreranno non poche difficoltà e ostacoli. Ma incontreranno anche personaggi come il Carducci. Un viaggio che, però, non le porterà al di sotto di Firenze.
Città che si dimostrerà ostica e intransigente cercando anche di impedire loro di parlare in pubblico. E dal quale rientreranno in tempi differenti.
Maria Antonietta Torriani si concederà ben tre mesi mentre Anna Maria Mozzoni si vedrà costretta a tornare in quel di Rescaldina, essendo arrivato il tempo dei bachi da seta.
Anna Maria Mozzoni, il voto alle donne e la tutela sul lavoro
E proprio quel 1871 rappresenterà uno nuovo snodo nella vita di Anna Maria Mozzoni. Uno snodo importante che la porterà a combattere la sua grande battaglia contro la prostituzione di stato. Si unisce al grande movimento internazionale messo in piedi da Joséphine Butler contro la prostituzione legalizzata. Una battaglia che l’accompagnerà per molto tempo e porterà la sua presenza anche a congressi internazionali.
L’incontro con il deputato Salvatore Morelli poi darà la possibilità ad Anna Maria di portare avanti un’altra delle battaglie che le stanno a cuore.
Quella sul diritto di voto alle donne. Diritto di voto che segnerebbe una vittoria anche per un’altra delle sue battaglie, quella per l’uguaglianza tra i sessi. Il Morelli si farà portavoce delle idee della Mozzoni in Parlamento, visto che all’epoca le donne non vi potevano accedere. E anche se Anna Maria non vedrà mai la vittoria in questa sua battaglia per il voto alle donne la lotta la accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.
Anna Kuliscioff fu un altro personaggio che incrociò la strada di Anna Maria Mozzoni.
Le due donne condividevano la posizione in merito al diritto di voto alle donne ma non condividevano decisamente un’altra posizione, quella in merito alla tutela sul lavoro. Mentre la Kuliscioff si fece portatrice di questa battaglia la Mozzoni si dichiarò contraria.
Chiedere che le donne venissero tutelate nel mondo del lavoro, a parere di Anna Maria Mozzoni, equivaleva a dichiarare una disuguaglianza. A dichiarare che le donne fossero figure deboli. Una simile legge avrebbe, ai suoi occhi, peggiorato la situazione. Le donne avrebbero dovuto chiedere diritti e non tutele. Solo così le donne avrebbero acquisito forza e avrebbero potuto pretendere l’uguaglianza.
Anna Maria Mozzoni, in lotta fino alla fine
Anna Maria Mozzoni non smise di lottare per le sue idee fino alla fine dei suoi giorni, avvenuta nel 1920 all’età di 83 anni.
Scrisse molto, lasciò un segno tangibile di quasi tutto ciò che fece. Anche se, negli anni successivi alla sua morte, venne malauguratamente quasi obliata dalla storia.
Tanto si seppe della sua vita politica e pubblica, tanto poco è arrivato fino a noi della sua vita privata. Ad eccezione di qualche notizia che conferma decisamente la sua personalità di donna unica nel suo genere.
Sì perché anche nella sua vita privata e sentimentale Anna Maria Mozzoni ha dimostrato la sua natura di donna indipendente e fuori dagli schemi.
Partendo dalla presenza di una figlia, tale Bice del Monte, avuta in un anno imprecisato. Non è però chiaro se si fosse trattato di una figlia naturale o figlia di un’amica. In ogni caso Anna Maria darà alla a Bice il suo cognome.
Motivo per il quale, forse, una delle grandi battaglie che sostenne Anna Maria Mozzoni fu quella per il riconoscimento dei figli illegittimi o figli naturali.
Per arrivare a un matrimonio fuori dagli schemi. Si sposa, infatti, all’età di 49 anni con il conte Malatesta Covo Simoni. Un uomo più giovane di lei di dieci anni che rifiuta decisamente di riconoscere la figlia di lei. Un matrimonio che si rivelerà infelice e si interromperà dopo solamente sette anni. Una parentesi nella vita della Mozzoni che lascerà effetti negativi a causa degli strascichi giudiziari.
Si potrebbero scrivere ancora decine di pagine su questa figura femminile. E forse non basterebbero a tratteggiare un ritratto sufficientemente completo. Ma sicuramente non si può negare che sia stata una donna illuminata e moderna.
Anna Maria Mozzoni è stata una pioniera che ha combattuto per l’emancipazione femminile. E lo ha fatto in un secolo, quello ottocentesco, che relegava il ruolo della donna a semplice angelo del focolare.
Al giorno d’oggi in Italia è anche grazie a donne come Anna Maria Mozzoni che possiamo dare per scontato il voto alle donne o il diritto all’istruzione.
Anna Maria Mozzoni è stata una donna che ha lasciato un segno indelebile nella storia. Oltre che nella politica, spianando la strada alle lotte femminili che sarebbero seguite. Ma che ancora ha molto da insegnare a noi e alle generazioni future.
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