Nelle ultime settimane è cresciuto sempre di più l’interesse riguardo le tematiche e i diritti della comunità LGBTQ+, la quale è rientrata (finalmente e giustamente) nel dibattito politico italiano grazie al disegno di legge proposto dal deputato Alessandro Zan contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo. Ma cosa c’entra, vi chiederete, con i Nativi Americani? Se nel 2021 si è, purtroppo, ancora poco inclini a riconoscere e accettare la diversità dal punto di vista dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, questo non era un problema per i Nativi Americani, i quali erano un modello esemplare di gender fluid, liberi dalle rigide partizioni di genere occidentali.
Prima dell’invasione e della conquista del Nord America da parte degli europei, l’appartenenza a un genere veniva concepita dai Nativi Americani in una maniera molto particolare. All’interno delle tribù non c’erano, infatti, regole ferree che uomini e donne dovessero rispettare per essere considerati “normali”. Al contrario, coloro che dimostravano di possedere caratteristiche sia maschili che femminili erano considerati dei doni della natura in grado di vedere la totalità delle cose riunendo in sé diverse prospettive e le famiglie nelle quali nascevano erano considerate benedette.
La tradizione dei Due Spiriti
Gli invasori europei, una volta approdati nel Nord America, trovarono il modo di vivere dei Nativi sconcertante e osceno e tra gli aspetti della loro cultura che non riuscivano proprio a tollerare c’era la tradizione dei Due Spiriti (Two Spirits) e il riconoscimento di ben cinque identità di genere: femmina, maschio, Due Spiriti femmina, Due Spiriti maschio e transgender.
Questa tradizione era comune a tutte le tribù e ognuna aveva il proprio termine specifico per designare i Due Spiriti: per i Navajo era Nádleehi (colui o colei che si sono trasformati), per i Lakota Winkté (indicativo di un maschio che ha l’irresistibile necessità di comportarsi come una femmina), Niizh Manidoowag (letteralmente “due spiriti”) in lingua Ojibwa, Hermaneh (metà uomo, metà donna) in Cheyenne.
Viene riportato che la prima opera di distruzione della cultura nativo-americana da parte degli europei fu proprio l’eliminazione completa e radicale della tradizione dei Due Spiriti. Alcuni storici e antropologi sostengono, inoltre, che questa tradizione fu estirpata così velocemente in modo tale che fosse impossibile riportarla per intero e finire nei libri di storia.
Quando Cristoforo Colombo si imbatté nelle persone Due Spiriti, lui e il suo seguito le gettarono nelle fosse con i loro cani da guerra, facendole sbranare pezzo per pezzo. Questo fu solo l’inizio dell’olocausto dimenticato dei Nativi Americani.
Conseguentemente, sulla scia dei pregiudizi europei nei confronti dei Nativi, i monaci cattolici spagnoli distrussero gran parte dei manoscritti e dei codici aztechi per sradicare storie e credenze tradizionali analoghe a quella dei Due Spiriti.
La non-corrispondenza tra il genere e la realtà biologica non era, quindi, tollerata e ai Nativi Americani venne ordinato di uniformarsi ai ruoli di genere designati dalla logica binaria occidentale. Pertanto, coloro che si collocavano nello spazio tra maschile e femminile furono costretti a “normalizzarsi”, venendo confinati, o meglio, imprigionati in un genere sessuale ben definito.
Alcuni Due Spiriti decisero di vivere in clandestinità per non essere scoperti, mentre molti scelsero di porre fine alla propria vita piuttosto che tradire se stessi e la loro vera natura.
Un punto molto importante e interessante riguardo la cultura nativo-americana è il fatto che le persone venivano giudicate per il contributo dato alla propria tribù e per il proprio carattere, piuttosto che per la loro mascolinità e femminilità. Era anche usanza per i genitori non interferire con la natura dei propri figli tant’è che, in alcune tribù, i bambini indossavano vestiti di genere neutro fino a quando non raggiungevano l’età per poter decidere liberamente quale strada percorrere.
Come scritto poc’anzi, le persone Due Spiriti erano motivo di orgoglio ed estremamente rispettate, quasi venerate. Il termine Due Spiriti sta ad indicare una sorta di unione e di sinergia tra la sessualità e la spiritualità, quest’ultima sappiamo essere l’elemento principale sul quale si fonda la totalità della cultura e della filosofia nativo-americana.
I Due Spiriti, infatti, erano guaritori, sciamani, visionari, mistici, maghi, cantastorie, infermieri durante le campagne di guerra, consiglieri di nomi fortunati per bambini e adulti (si narra che Cavallo Pazzo abbia ricevuto il suo nome proprio da un Winkté), cuochi e artisti. I Due Spiriti femminili erano cacciatrici e guerriere, attività che noi considereremmo esclusivamente maschili, e da tutti i racconti che ci sono pervenuti erano anche estremamente coraggiose.
Gli antichi Nativi Americani avevano individuato un nesso tra le persone Due Spiriti e un intelletto altamente funzionante, un grandissimo talento artistico e un’eccezionale predisposizione alla compassione. Inoltre, era considerato estremamente offensivo rivolgersi a una persona Due Spiriti aspettandosi che performasse il ruolo tradizionale del suo genere biologico.
Osh-Tish
Uno dei più celebri Due Spiriti nella storia fu il guerriero Lakota Osh-Tish (“Li trova e li uccide), il quale era ammirato all’interno della sua tribù per il coraggio dimostrato nell’attacco a una fazione guerriera dei Lakota e nel salvataggio di un compagno della sua tribù nella Battaglia di Rosebud Creek, conosciuta anche con il nome di Battaglia del Bocciolo di rosa, del 17 giugno 1876.
Osh-Tish nacque maschio e sposò una donna ma indossava abiti femminili e viveva la sua quotidianità da donna senza nessun tipo di giudizio, pressione o violenza intertribale.
Tuttavia, con il passare degli anni, l’imposizione della legge euro-americana sul matrimonio rese nulli e non validi i matrimoni tra persone dello stesso genere che, un tempo, erano comuni tra le tribù del Nord America. Inoltre, l’imposizione della cultura e delle religioni europee fece in modo che i pregiudizi stimolati, per l’appunto, dall’influenza cristiana aumentassero tra i Nativi e, di conseguenza, l’accettazione della diversità di genere e delle soggettività androgine si ridusse sensibilmente. Questo fino al 1960, anno in cui si fa risalire la rinascita dell’orgoglio culturale nativo americano.
La conclusione di questo articolo la lascio alle parole potenti e degne di riflessione di Russell Means, uno degli ultimi Lakota e attivista per i diritti dei Nativi Americani:
Nella mia cultura, ci sono persone che vestono per metà in maniera maschile e per l’altra metà in modo femminile. Winkté, così li chiamiamo nella nostra lingua. Se sei un Winkté, e questo è un termine onorevole e tu sei un essere umano speciale tra le persone della mia nazione e di tutte le Pianure, ti consideriamo un maestro per i nostri bambini e siamo orgogliosi di cosa e di chi sei
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