La trilogia Il Signore degli Anelli torna al cinema a venti anni dal suo esordio. Un momento che i nostalgici e gli amanti dell’universo tolkeniano non possono perdersi per nulla al mondo.

Il Signore degli Anelli torna sul grande schermo. La trilogia girata nell’incantevole Nuova Zelanda da Peter Jackson, torna a incantare gli spettatori. Era il 2001. Il primo film, La compagnia dell’anello, conquistò pubblico e critica incassando circa 890.000.000 di dollari. Un esordio che trascinò con sé anche gli altri due film, Le due torri, uscito nel 2003 e Il ritorno del re del 2004. L’intera trilogia vinse ben 17 Premi Oscar. Tutti meritati. Le sale oggi si sono di nuove riempite da chi ha voluto ricominciare il viaggio nella Terra di Mezzo e da chi, ancora troppo giovane alle uscite, ha insistito per vedere Frodo e la compagnia sul grande schermo.

Ma perché la trilogia di Jackson attira ancora così tanto la curiosità e la passione dei fan?

Tolkien e la storia

Tutto partì da uno scrittore britannico nato nel 1892. Un linguista, un accademico, che conobbe anche l’orrore delle trincee della Prima Guerra Mondiale. Il Tolkien scrittore viene considerato un maestro ancora oggi perché non soltanto scrisse un’epopea fantasy classica a cui molti altri autori si ispirano e si sono sempre ispirati ma perché, attorno alla storia degli Hobbit e dell’anello, creò un vera e propria cosmogonia affiancata dall’affascinate, e parlata, lingua elfica. Tolkien è un maestro di storie perché insegna che quando si plasmano mondi immaginari lo si deve fare fino in fondo, che non basta catturare o fidelizzare il lettore ma occorre incastrarlo tra le pagine e non farlo più uscire.

La Nuova Zelanda

La Terra di Mezzo di Tolkien non si trova soltanto tra le pagine dei libri ma Peter Jackson l’ha individuata nella bellissima e suggestiva Nuova Zelanda. Quale migliore ambientazione? Se non ci credete, potete prenotare il vostro tour guidato nella Contea, là dove sono state girate le pellicole. I set del film, ben 150 location, sono stati infatti sempre oggetto di curiosità. Jackson e i suoi collaboratori hanno girato ogni angolo del Paese per due anni tanto che Karl Urban, l’attore neozelandese che nel film interpreta Éomer, ha detto che “persino noi locali abbiamo messo piede in posti che non conoscevamo”. Luoghi un poco distanti da noi ma che varrebbe la pena visitare anche soltanto per fantasticare sul viaggio della compagnia e quello più “solitario” di Frodo.

La colonna sonora

Un grande film, si sa, si poggia anche su una grande colonna sonora. E se le immagini della trilogia riempiono gli occhi, le musiche di Howard Shore deliziano le orecchie. Dalla melodiosa e calda, elegante, The Shire al tema martellante e inquietante che accompagna l’arrivo degli Uruk-Hai, ai sontuosi strumenti della melodia più conosciuta e apprezzata che conducono la compagnia verso il loro destino, per finire al violino norvegese delle cavalcate dei Rohirrim. La colonna sonora è stata acclamata agli oscar, indimenticabile, la firma dunque di un grande autore che anche a distanza di anni fa venire ancora la pelle d’oca.

L’anello

E rieccoci ancora una volta a parlare dell’anello da distruggere a ogni costo e del suo significato. In parole semplici, è il male assoluto da distruggere. In parole più complesse è il fardello che ciascuno di noi porta ogni giorno della vita. Peso da portare con coraggio, per non cadere ed essere trascinati per vie più buie come accaduto a Gollum, il cui potere e malvagità ha completamente trasfigurato. L’anello lo teniamo in tasca tutti. Ci fa vacillare, temere, ci ammalia ma è più facile da gestire se condiviso con qualcuno fedele (come Sam con Frodo). L’anello è il simbolo della croce di Cristo che porta con sé lungo la via del calvario. Quel bagaglio di sofferenze e pene che ci costringono a misurarci con noi stessi in ogni fase della nostra vita.

Boromir, Legolas e Aragorn. Non proprio in quest’ordine

Piacere per gli occhi è rivedere anche personaggi e attori cambiati col tempo. Orlando Bloom, l’elfo effeminato ed etereo, Sean Bean e la sua morte sempre traumatizzante (ogni volta lo è, vedi il Trono di Spade), Viggo Mortensen e l’incredibile affezione al suo personaggio. Tre attori che sono diventati, forse più degli altri, presenti sia sul grande che sul piccolo schermo. Tre personaggi, i loro, tanto differenti per appartenenza alle razze tolkeniane che per indole ma che hanno lasciato un segno nell’immaginario collettivo. Tre guerrieri senza paura. Con qualche macchia che li rendono più simili a noi.

Qualche curiosità sui film

Di curiosità su Il Signore degli Anelli ce ne sono infinite. Vediamone alcune:

  • Per ricreare la città di Edoras, Jackson individuò un posto su una collina alta 600 metri chiamata Mount Sunday, al centro di una valle solitaria. L’unico problema riscontrato: non c’era una strada per raggiungerla. E lui, da grande regista visionario quale è, la fece costruire e smantellare alla fine delle riprese.
  • Per costruire la bellissima corona che Aragorn porta sulla testa, quando diviene finalmente Re di Gondor, ci sono volute ben 300 ore di lavoro.
  • Il terribile grido dei Nazgul non è altro che l’urlo rielaborato in laboratorio di Fran Walsh, moglie del regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica.
  • Per trovare i cavalli e i cavalieri del film ci fu un passaparola per tutta la Nuova Zelanda. Chi si presentava col proprio cavallo guadagnava anche il doppio.
  • Peter Jackson lesse il Signore degli Anelli a 18 anni, immaginando che un giorno gli sarebbe piaciuto vederne al cinema il film. Non poteva ancora sapere che il regista della trilogia sarebbe stato proprio lui.
  • Un team di 40 sarte ha lavorato per realizzare gli oltre 19000 costumi necessari, poiché per ogni abito dei protagonisti vennero cucite ben 10 copie.

Una trilogia da record, insomma, che lascia ancora estasiati per la sua bellezza e profondità nonostante tutti questi anni.

Il Signore degli Anelli contribuisce anche a far ripartire e ingranare i cinema, piegati dalla pandemia. Frodo e compagnia bella ne sarebbero stati felici e orgogliosi.