In un mondo in continua evoluzione e sempre più attento all’ambiente, Massimiliano Lega ha unito scienza e tecnologia dando vita a una nuova disciplina: l’ingegneria ambientale forense. Il suo fine? Proteggere il nostro pianeta dalla criminalità ambientale.
Massimiliano Lega ha unito due diverse branche dell’ingegneria, quella ambientale e quella aerospaziale. Apparentemente tra loro scollegate, si sono invece unite per dare vita a una nuova e importante disciplina: quella dell’ingegneria ambientale forense. Con una visione dall’alto, grazie all’utilizzo di droni, è possibile monitorare il nostro pianeta combattendo dunque l’illegalità. Un esempio? I roghi tossici nel Meridione.
Massimiliano Lega
Attualmente è docente all’Università Parthenope di Napoli e continua a far crescere questa nuova incredibile materia: l’ingegneria ambientale forense.
Dopo il dottorato in ingegneria aerospaziale sui velivoli a pilotaggio remoto si ritrova negli Stati Uniti per lo sviluppo di un nuovo drone. Qui inizia a studiare la problematica ambientale e nasce l’unione tra due branche ingegneristiche apparentemente sconnesse: quella aerospaziale e quella ambientale.
Ma come può una disciplina che si occupa di aeromobili, di droni e veicoli spaziali a combinarsi con una che si occupa di tutela dell’ambiente?
Visione dall’alto
In sostanza sono impiegate tecnologie molto avanzate, come l’analisi multispettrale tipicamente utilizzata dai satelliti. Queste vengono poi applicate ai velivoli a pilotaggio remoto in modo da favorire l’analisi del territorio.
I sensori multispettrali sono strumenti che riescono a misurare la quantità di energia emessa dalla superficie terrestre. Nello specifico, registrano la radiazione naturale o riflessa che ogni oggetto rilascia nelle diverse lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico.
Per semplificare, si può dire che da un’analisi multispettrale nasce un’immagine del territorio colorata. Che sia in tonalità diverse dello stesso colore, o in colori completamente diversi tra loro, il nodo della faccenda è che ogni tono di colore rappresenta un’informazione del territorio.
Poiché ad ogni tono viene associata una certa energia, nell’immagine finale sarà possibile identificare a quel determinato colore una determinata informazione.
Ad esempio, ogni tipologia di pianta emette una radiazione diversa dalle altre, per cui un’immagine ricavata da questo tipo di analisi mostrerà colori diversi per specie diverse. È così possibile monitorare lo stato di salute della vegetazione.
Per l’ambiente
È perciò evidente che una tecnologia di questo tipo può avere numerosi vantaggi per quanto riguarda la tutela del territorio.
Di fatti, l’analisi multispettrale è applicata ai droni, che permettono una definizione molto più alta di quella dei satelliti, rendendo così possibile il monitoraggio di fenomeni d’inquinamento, ma non solo. Questa consente anche di identificare specifici biondicatori utili per eventuali emergenze sanitarie, come ad esempio specifiche fioriture di cianobatteri produttori di tossine che vivono nei corpi idrici.
Oggi queste metodologie sono utilizzate come supporto tecnico nell’attività di investigazione di varie istituzioni governative. Grazie ad esse, è possibile prevenire e contrastare illeciti come lo sversamento di rifiuti tossici in mare, oppure la diffusione dei roghi tossici nel Meridione.
L’ingegneria ambientale forense è una disciplina nuova e ha aperto la strada ad un mondo ancora tutto da esplorare, ma si capisce immediatamente che i suoi campi di applicazione sono tendenzialmente infiniti.
Le potenzialità sono moltissime ma il punto cruciale resta essenzialmente uno: quello di far comprendere all’uomo che tutto ciò che fa e che danneggia l’ambiente, presto o tardi si ripercuoterà su di lui e nello specifico sulla sua salute.
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