Aldo Masella, direttore della Scuola di Teatro e Danza del Teatro Carcano di Milano, ma non solo, anche danzatore, docente universitario, regista, giornalista e gentiluomo d’altri tempi. Ma è possibile che un solo uomo possa calarsi in tutti questi ruoli al meglio? La risposta è sì, perché la passione e la tenacia sono il motore del mondo. Il dottor Masella lo sa molto bene.
Parte Seconda
Dottor Aldo Masella lei è stato un danzatore, si è esibito nei più grandi e importanti teatri italiani e stranieri. Com’è evoluta la danza, se cambiamenti vi sono stati?
Per questa domanda credo sia giusto chiamare in causa i grandi maestri italiani. Angiolini, Coppini, Tomaselli, Casati, Huss, Taglioni e il grande Carlo Blasis . Scrisse il Trattato Teorico e Pratico sull’Arte del Ballo. Fu il primo libro a regolamentare l’ingarbugliata matassa dei termini della tecnica coreutica espressi, a volte in lingua italiana, altre in francese.
Enrico Cecchetti, che studiò con Lepri il metodo Blasis, fu posto da Sergej Djagilev a capo della celebre compagnia dei Ballets Russes. Così oltre alla cura dei pur bravi interpreti, perfezionò il vocabolario della danza usato fino allora.
Una svolta decisiva si manifestò con le teorie di Isadora Duncan. Poi vennero Martha Graham, Merce Cunningham, Doris Humphrey, Ruth Saint Denis, Mary Wigman, Rudolf von Laban e Kurt Jooss. Loro aprirono alla danza nuovi orizzonti, anche se la tecnica accademica rimase di fatto la base sulla quale costruire nuove teorie.
Che ruolo ha la danza oggi nel panorama culturale italiano.
Sul ruolo della danza nel panorama culturale italiano, oserei definirlo eccellente. Sono molti infatti i maestri e i coreografi che, pur ispirandosi ai già citati colleghi, hanno proposto nuovissimi e interessanti percorsi.
Una vera e propria lacuna si avverte invece nella conoscenza della storia. Pochissimi hanno nozioni in questo senso, né mi risulta che si tentino iniziative perché i giovani apprendano a interpretare nella più corretta maniera i personaggi loro assegnati.
Il maestro Roland Petit, invitato a realizzare la coreografia di un balletto sulla vita di corte di Maria Antonietta regina di Francia, lamentò, seppure con la discrezione che gli era solita, l’assoluta ignoranza di una prima ballerina circa il ruolo che le era stato assegnato. Sarebbe stata di Maria Teresa Luisa di Savoia, confidente della regina, meglio conosciuta come principessa di Lamballe.
I vari tentativi intrapresi di collocare la danza italiana in prestigiosi eventi internazionali, sono spesso naufragati, stante la totale mancanza di contributi statali (vedi Festival di Nervi).
Nella sua vita, dottor Masella, ha conosciuto le più grandi celebrità appartenenti ai più svariati settori, per non dimenticare diverse teste coronate, Elisabetta II, è fra queste. Qual è l’incontro che più ha lasciato un segno per lei e perché.
Il mio primo incontro con una testa coronata, ebbe luogo a Madrid. Ero stato scritturato dal Teatro La Fenice di Venezia per la regia dell’opera Ernani da tenersi al Teatro Real della capitale spagnola.
Grazie a un gruppo di straordinari interpreti e a Carlo Franci, applaudito direttore d’orchestra, l’evento ebbe un trionfale esito. Il re Juan Carlos volle congratularsi con tutti componenti del cast artistico. Il mio turno fu caratterizzato da una calorosa stretta di mano con il commento “Mi auguro di vederla anche il prossimo anno”.
Tornai infatti a Madrid per la regia dell’opera I Puritani, spettacolo inaugurale della stagione lirica. Anche in questa occasione il re fu pieno di elogi.
L’anno successivo, ancora con un cast interamente italiano, firmai la regia di Manon Lescaut, ma questa volta al Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona. Nel palco reale, accanto al capo dello Stato figurava Umberto di Savoia venuto apposta da Cascais, dove risiedeva. Al successo dell’opera, fatta segno a numerose richieste di bis, si aggiunse l’invito del principe per celebrare l’evento a Villa Italia.
Fu un piacevolissimo pomeriggio nel corso del quale Umberto di Savoia, principe di Napoli, mi chiese notizie di numerosi amici quali il duca Caracciolo d’Aquara, di Marcello di Laurino e di tanti altri esponenti dell’aristocrazia napoletana.
Quando ci congedammo non mi sfuggì la commozione dell’ex, sia pure per poco, re d’ltalia.
Nella foto che conservo accenna un sorriso. Compresi allora le sofferte esperienze del Foscolo: deluso a voi le palme tendo e sol da lungi i miei leali saluto.
L’incontro con Elisabetta d’Inghilterra ebbe luogo invece a Napoli, dove avevo ripreso il mio molo di regista stabile al San Carlo.
Seppi che i reali d’Inghilterra sarebbero arrivati a bordo del loro yacht il Britannia nel porto di Napoli da una telefonata della Prefettura. Il prefetto Carlo Lessona, all’epoca commissario straordinario del Teatro San Carlo, mi convocò. Mi disse che la regale ospite e suo marito il principe Filippo di Edimburgo avevano espresso il desiderio di assistere a uno spettacolo di musiche, canzoni e danze popolari napoletane. Chiedevano se fosse possibile tenere lo spettacolo sul molo dove sarebbe stato ancorato il Britannia.
Avevo tre giorni di tempo.
Risolsi la questione contattando il responsabile di un gruppo musicale di Capri meglio conosciuto come la Banda di Scialapopolo. Dopo due giorni trascorsi tra musiche, danze folkloristiche e canzoni, convocai il complesso per l’indomani allo scalo marittimo dove il Britannia faceva bella mostra di sé.
Il console generale inglese mi fece comunicare che la regina e suo marito avrebbero assistito allo spettacolo da bordo dove era gradita la mia presenza.
La prestazione del gruppo nell’alternarsi di musiche, canzoni e danze, suscitò l’entusiasmo dei regali spettatori il cui plauso rassicurò il ministro Scotti che volle indirizzarmi un cenno di approvazione.
Al termine dello spettacolo, la giovane interprete mi comunicò che ero atteso a bordo per cena. Tra una portata e l’altra ebbi modo di soddisfare le domande del principe su alcuni aspetti del folklore napoletano.
Una lettera del Console generale britannico mi confermò, due giorni dopo, il divertito consenso di Sua Maestà Elisabetta II d’ Inghilterra.
Arti visive, grafiche, musicali, sarebbe importante inserirle più organicamente nell’ambito scolastico? Dottor Aldo Masella che valore aggiunto potrebbero apportare nelle menti dei giovani?
La conoscenza della musica, della pittura e delle arti in genere non può che ingentilire gli animi. Ma le esperienze maturate quale docente di Arte Scenica e di Letteratura Poetica e Drammatica, mi hanno portato a comprendere che, appesantire i già onerosi programmi di studio liceale non è consigliabile. Ancora di più se gli obiettivi dei giovani studenti sono ben lontani dalle citate arti.
L’étoile Olga Smirnova ha deciso di abbandonare il Teatro Bolshoi di Mosca, alla luce di ciò che sta accadendo in Ucraina, prima di lei già il primo ballerino Jacopo Tissi aveva deciso di fare la stessa cosa. Aldo Masella che cosa ne pensa? È giusto che la cultura, il balletto si “intromettano” in questioni politiche? Oppure sarebbe più opportuno che l’arte, di qualsiasi di genere essa sia, rimanesse al di sopra di tutto?
Personalmente detesto la guerra in ogni suo aspetto. Se Olga Smirnova e Jacopo Tissi, artisti di grande prestigio internazionale, fossero rimasti al loro posto, il signor Putin, autore della feroce aggressione all’Ucraina, l’avrebbe fatto intendere come consenso al suo operato.
Cosa c’è nel futuro prossimo di Aldo Masella? Quali sono i suoi prossimi impegni.
Sui miei prossimi impegni mi auguro, gentile signora, di riuscire ad aiutare tanti giovani che credono nei grandi valori della cultura e dell’arte.
E sicuramente ci riuscirà.
There are 2 comments on this post
Comments are closed.