Nel III secolo a.C. i greci e i romani vollero stilare una lista delle opere artistico architettoniche che meglio di altre rappresentavano la summa dell’ingegno e della grandiosità del genere umano. La piramide di Cheope, in Egitto, è una di quelle.
La piramide di Cheope, o di Khnum-Khufu, nome originale del faraone che si presume l’abbia abitata, è un vero e proprio capolavoro di ingegneria. Delle sette meraviglie del mondo antico è l’unica ancora visibile nella sua interezza.
La piramide si trova nella spianata di Giza, vicino al Cairo. Essa fa parte di un complesso architettonico funerario più ampio. Ci sono altre piramidi meno maestose, situate all’intorno, un tempietto funerario dedicato al culto del faraone e un altro tempio più a valle. Questi ultimi due sono collegati da una rampa processionale. Infine intorno alla piramide correva (vi sono solo dei resti) un muro perimetrale (peribolo) che fungeva da divisorio tra l’area sacra e quella comune.
Il complesso funerario fu eretto sotto il regno di Cheope, della IV dinastia, che regnò si presume tra il 2589 e il 2650 a.C. Per la sua intera realizzazione ci vollero tra i 15 e i 30 anni (se si presume che ogni tre minuti veniva posizionato un blocco, con un lavoro costante degli operai notte e giorno).
La piramide già agli occhi degli antichi visitatori doveva apparire qualcosa di straordinario e fuori dal tempo. Era talmente nota la sua maestosità che lo stesso Erodoto di Alicarnasso volle parlare di lei nelle sue Storie.
In origine la costruzione era alta circa 146 metri, oggi la sua altezza è ridotta per via sia degli agenti atmosferici sia perché la copertura di lastre di calcare bianco è andata completamente perduta. Così come non vi è più la presenza sulla sommità del pyramidion. Una punta di granito laccata di elettro (lega di oro, argento e rame). Essa raffigurava scene del culto di Ra, il dio del sole e proprio per questo la lega fungeva da riflettente per i raggi che la colpivano.
La base è quadrangolare e ogni lato misura 230 metri. Le pietre utilizzate hanno un peso medio ciascuna di due tonnellate, ma pare che quelle poste alla base arrivino a pesare 15 tonnellate. I metri cubi complessivi della costruzione sono di circa di 2,5 milioni.
La piramide di Cheope era già molto famosa e conosciuta nel mondo antico e la fama dei faraoni che portavano con sé immense ricchezze per il loro ultimo viaggio era nota su larga scala.
Dunque è facile immaginare perché quasi tutte le piramidi siano state trafugate e svuotate delle loro ricchezze quasi subito.
La piramide di Cheope non fece eccezione. Il primo a entrare al suo interno fu il califfo al-Ma’mūn, che tentò il saccheggio nell’820 d.C. Enorme fu la sua delusione quando all’interno non trovò nulla. Le camere che aprì erano completamente vuote e soprattutto nemmeno un geroglifico ornava le pareti della piramide.
Questa anomalia fece sì che l’intero complesso venisse tralasciato per secoli. L’Umanesimo ridiede importanza all’area, anche grazie agli scritti di Erodoto. Ma solo durante le guerre napoleoniche l’Egitto divenne meta di pellegrinaggi culturali. Ciò ebbe come rovescio della medaglia una spoliazione in massa delle ricchezze di quell’area geografica a favore dei grandi musei europei che in quel periodo nascevano e si ampliavano facendosi paladini e custodi della storia dell’umanità.
La piramide di Cheope è ancora un grosso enigma per gli egittologi e gli studiosi delle antiche civiltà. Non tutti, dopo aver scoperto anche l’apertura che porta alla camera mortuaria del faraone, sono sicuri che questa sia stata l’ultima dimora di Khnum-Khufu. Non vi è al suo interno nulla che faccia pensare alla tomba di qualcuno, figuriamoci di un sovrano.
Anche le dimensioni fuori dall’ordinario fanno immaginare altro. Vero che la IV dinastia è riconosciuta da tutto il mondo accademico come la dinastia delle piramidi e della loro sfarzosità per eccellenza. Ma quella di Cheope ha solo le dimensioni e null’altro.
A oggi sono ben note la camera della regina, del re e la camera sotterranea. Inoltre, si conoscono una serie di cunicoli e gallerie, la più importante è la grande galleria lunga 46,7 metri. Per il resto la piramide è ancora un magnifico mistero.
Con le nuove tecnologie si sta cercando di guardare oltre le sole stanze in cui gli studiosi sono già entrati.
La tecnica di imaging, i così detti raggi cosmici, utilizzata da un’equipe formata da archeologi francesi e giapponesi, avrebbe la funzione di penetrare la pietra stessa, una vera e propria radiografia che potrebbe portare alla scoperta anche di stanze segrete che non possono essere raggiunte al momento.
Con questa tecnica il team internazionale, nel 2017, scoprì altre due stanze, una piuttosto imponente. Nessuna delle due è raggiungibile se non virtualmente e per ora non se ne conosce la reale funzione.
Le ipotesi sono delle più varie, ma nessuna trova al momento una conferma e un consenso unanime tra gli accademici.
Forse è giusto così, forse è lecito che alcuni segreti rimangano tali e che il solo che debba custodirli sia il sovrano, il grande e temuto faraone Khnum-Khufu.
foto di copertina di Mostafa El Shershaby
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