
Nel 1917, nel villaggio inglese di Cottingley, le cugine Elsie Wright e Frances Griffiths realizzarono delle fotografie che le ritraevano in compagnia di creature alate simili a fate. Quando, nel 1920, gli scatti vennero resi pubblici, quello delle fate di Cottingley divenne un grande caso mediatico che spaccò l’opinione pubblica in due. C’era chi considerava le fotografie dei palesi falsi e chi, invece, ne sosteneva l’autenticità. Tra questi ultimi vi fu anche Sir Arthur Conan Doyle, il padre letterario del grande investigatore Sherlock Holmes.
Elsie Wright e Frances Griffiths, due cugine che vivevano a Cottingley, avevano rispettivamente sedici e dieci anni all’epoca dei fatti. In un giorno di luglio del 1917 tornarono a casa completamente bagnate dalla testa ai piedi e vennero aspramente sgridate. Le due ragazzine si difesero dai rimproveri delle rispettive famiglie sostenendo che il ruscello nel quale erano cadute fosse dimora delle fate e che si erano sporte per poterle vedere. I corsi d’acqua sono, infatti, parte dell’iconografia tipica delle fate.
Trattate da bugiarde, presero in prestito la macchina fotografica del padre di Elsie e scattarono alcune fotografie tra cui una di Frances circondata da quattro fate danzanti.
Il padre di Elsie, Arthur, le ritenne false mentre la madre, Polly, le credette autentiche e fu proprio lei a presentarle nel 1919 a un incontro della Theosophical Society a Bradford. La Theosophical Society è un’organizzazione internazionale fondata nel 1875 che si occupa dello studio e della divulgazione delle scienze esoteriche. L’incontro al quale partecipò Polly aveva come tema la “vita delle fate”. Quale occasione migliore di questa per far conoscere ai più le foto di Elsie e Frances in compagnia di queste creature?
Ed è qui che entra in gioco Sir Arthur Conan Doyle. Egli era stato incaricato dallo «Strand Magazine» di scrivere un articolo sulle fate per il numero di Natale 1920. Quando venne a conoscenza delle foto delle fate di Cottingley, Conan Doyle se ne fece spedire delle copie. All’inizio era scettico ma una volta rivoltosi a un chiaroveggente per un esame psicometrico si dimostrò entusiasta e difese a lungo l’autenticità delle foto scattate da Elsie e Frances.
In tutta questa faccenda, ciò che cattura l’attenzione è il fatto che il creatore di Sherlock Holmes, celebre per la grande razionalità e capacità analitica, fosse un sostenitore dell’esistenza delle fate e del soprannaturale.
Conan Doyle era infatti un uomo dai molteplici interessi. Se da un lato era laureato in Medicina e Chirurgia, dall’altro dimostrava una grande passione per lo spiritismo e per lo studio dei fenomeni paranormali. Tra i suoi amici figurava anche il grande mago e prestigiatore Houdini.
L’articolo di Conan Doyle, Fairies photographed – an epoch making event («Fate fotografate – un evento epocale»), vendette tutte le copie in pochi giorni. Come si può immaginare c’erano molti detrattori ma anche altrettanti sostenitori dell’autenticità delle fotografie.
Credere all’incredibile mistero delle fate o all’incredibile mistero delle fotografie fasulle? Questo è il dilemma.
Ma come andò a finire la faccenda? A un certo punto, Elsie e Frances cominciarono ad essere stanche dell’attenzione mediatica rivolta su di loro. Molti anni più tardi, nel 1966, Elsie fu intervistata dal Daily Express. Ammise che le fate erano frutto dell’immaginazione ma non chiarì se le fotografie fossero un falso oppure no.
Nel 1976 Elsie venne intervistata di nuovo, questa volta insieme a Frances, ed entrambe negarono di aver falsificato quelle fotografie. Negli anni ’20 la fotografia era pioneristica e due ragazzine di sedici e dieci anni non sarebbero state in grado di falsificare le foto.
Ma la soluzione definitiva a questo caso arrivò nel 1983.
Le due cugine ammisero che le foto fossero un falso e che le fate erano state realizzate ritagliando le immagini presenti all’interno di un libro per ragazzi dal titolo Princess Mary’s Gift Book. Una volta ritagliate, le sagome delle fate furono fissate con degli spilli.
Bisogna sottolineare, però, che Elsie e Frances non fecero tutto ciò per ricevere attenzioni mediatiche o tornaconti economici. Volevano innocentemente giocare uno scherzo agli adulti che non credevano alle fate, primi fra tutti i genitori che le avevano rimproverate per essersi bagnate nel torrente.
Tuttavia, se delle cinque foto scattate le prime quattro si sono rivelate dei falsi per stessa ammissione delle cugine, la quinta viene definita da Frances come l’unica vera fotografia di fate.
Frances ha infatti affermato che in un normale sabato pomeriggio avesse percepito delle presenze ed Elsie avesse scattato una foto alla ragazza ottenendo anche un’istantanea delle creature fatate.
Al contrario, Elsie dichiarò che anche in quel caso furono usati dei cartoncini. Frances, però, sino alla sua morte, avvenuta nel 1986, sostenne la sua teoria sull’autenticità della quinta foto.
Analizzando le immagini oggi, le fate risultano piatte e con luci e colori sbagliati. Questo non fu subito evidente all’epoca per via della qualità delle fotografie originali. Allora le immagini erano talmente convincenti da trarre in inganno anche Harold Snelling, uno dei più grandi esperti di falsificazioni fotografiche dei primi anni del XX secolo.
Nel 1997 vennero realizzati due film sulla vicenda: Favole con Peter O’Toole e Harvey Keitel, e Photographing Fairies con Ben Kingsley.
Fonti
Le fate di Cottingley (Bryonia – Il Laboratorio delle Fate)
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