Il Festival di Villa Medici di Roma dà inizio alla sua terza edizione. Una manifestazione giovane, giovanissima che, in particolare, cerca un cinema che sappia raccontarsi attraverso delle forme innovative. Non è un caso, infatti, che la serata d’apertura abbia visto due prodotti assolutamente diversi tra loro (in anteprima nazionale) che sono, però, entrambi degli esperimenti autoriali. Primo film è Extraña forma de vida (Strange Way of Life) dell’amatissimo Pedro Almodóvar. Un cortometraggio Western che racconta la storia d’amore tra uno sceriffo e un ranciere. Ethan Hawke e Pedro Pascal sono i protagonisti di questi trenta minuti di tensione emotiva dove i primi piani diventano vero e proprio strumento del racconto. Lì dove il dialogo finisce, restano gli sguardi – disillusi e al contempo pieni di aspettative e di sogni non ancora realizzati. Si tratta di un film che, certo, segna la storia del cinema sia nel suo messaggio, sia nella sua forma… e però, gli manca qualcosa. Secondo film diretto dal regista spagnolo in lingua inglese, forse qualcosa è stato “lost in translation”… Resta comunque un prodotto da vedere, soprattutto per chi ama l’autore ma non solo. L’uscita nelle sale italiane è prevista il 21 settembre.

Il secondo film, Terrestrial Verses, è un ritratto dell’assurdo e infatti si è parlato, giustamente, di Kafka durante la presentazione. La situazione drammatica vissuta dal popolo iraniano sotto la dittatura contemporanea viene mostrata in tutta la sua veridicità. Ci troviamo faccia a faccia con le vittime che cercano di giustificare i loro comportamenti normali a degli interlocutori inamovibili, dove tutto è “colpa”. Ci viene da pensare anche a Beckett e Ionesco…

Il cinema che unisce

Vediamo così due mondi agli antipodi – se nel West(ern) si può già parlare di un filone cinematografico che sdogana il machismo e il maschilismo di uno dei generi meno femminili, in Iran si è, alla vecchia maniera, ancora costretti a incorniciare le storie all’interno di metafore, che, però, riescono con molta più destrezza a inquadrare la narrazione. Come disse il personaggio interpretato da Orson Welles ne Il terzo uomo, “In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”

La giuria del festival è composta da grandi nomi dell’arte (della settima e non). Alice Diop (la regista francofona di un film che solo un anno fa è stato amato da tutti, a cominciare dai critici, Saint Omer), Cyprien Gaillard (artista parigino che sperimenta con varie forme, dalla scultura al video) e Chiara Parisi (storica dell’arte, romana, è direttrice del Centre Pompidou-Metz).

Stasera al Festival di Villa Medici sarà presente un grande, grandissimo regista francese, Leos Carax per la proiezione di un suo film del 1986, Mauvais Sang.