
Farmare, spacchettare, grindare ma anche buildare e shottare. Avete mai sentito uno di questi verbi? Sono la prova di come il gaming stia cambiando anche il modo di parlare.
Vi sarà capitato, passando vicino a una panchina o nel vagone di una metro, di sentire qualche ragazzo pronunciare parole strane, un incrocio tra inglese e italiano. “Buildare”, “shottare”, “tankare” e tanti altri ancora. Se siete più nerd, invece, vi sarà capitato di leggerlo su qualche forum e forse saprete anche qual è il loro significato. Sono la prova di come il gaming sia sempre di più un fattore culturale, in grado di modificare non solo le abitudini, gli stili di vita, l’arte e il cinema ma anche in maniera più vasta, e soprattutto mai indagata prima, il linguaggio. Proviamo insieme a capire come.
Slang e modi di dire.
Partiamo da uno dei giochi più famosi del momento: Fortnite. Il mondo virtuale in cui si deve costruire, creare, esplorare mondi. E proprio da qui arriva il primo grande verbo: “buildare”, calco ovvio dall’inglese to build, costruire appunto, usato però in senso lato per tutto quello che riguarda la creazione di qualcosa. Oppure “grindare”, da to grind, macinare, un termine che arriva da World of Warcraft e che si usa per quelle azioni che permettono di ottenere esperienza o risorse. Più dai social arriva invece il termine “skippare”, che da YouTube arriva ai discorsi quotidiani, mentre da Fifa e non dalle figurine Panini arriva il termine “spachettare”, utilizzato per indicare l’apertura di oggetti collezionabili.
“Anche le slot e il gambling hanno influenzato il linguaggio alla loro maniera: ‘bettare’ deriva ancora da to bet, scommettere, mentre ‘lootare’ è a metà strada tra i casinò e i giochi online dal momento che deriva da loot, bottino, ma si riferisce anche all’attività di cogliere oggetti dai nemici sconfitti. Inoltre, termini come ‘jackpot’ e ‘all in’ hanno iniziato a popolare il nostro lessico quotidiano, assumendo significati che vanno ben oltre il loro uso originario nei tavoli da gioco”, ci spiega Natalia Chiaravalloti di Gaming Report.
“Questo fenomeno linguistico evidenzia come il mondo del gambling e quello dei videogiochi non si limitino a influenzarsi a vicenda solo a livello di intrattenimento, ma anche a livello comunicativo, creando un gergo comune che abbatte le barriere tra culture differenti. Tali espressioni, adottate e adattate con creatività, testimoniano la capacità del linguaggio di evolversi in risposta alle nuove tendenze, diventando un ponte che collega mondi apparentemente distanti e contribuendo a plasmare una nuova identità comunicativa per le generazioni digitali”, conclude Chiaravalloti di Gaming Report.
I pareri degli esperti.
Ovviamente questa nuova dinamica linguistica non poteva passare inosservata agli occhi di esperti e ricercatori. Delia Airoldi, dell’Università degli Studi di Udine, ha dedicato a questo fenomeno uno studio, dal titolo “Il nuovo linguistico italiano di videogiocatori e videogiocatrici di oggi. Un esempio di innovazione linguistica e co-autorialità”.
La ricerca parte della definizione di “lingua speciale” del famoso linguista Berruto, che la identifica come “una varietà funzionale di una lingua naturale che dipende da un settore di conoscenze o da una sfera di attività specialistici, utilizzata da un gruppo di parlanti più ristretto della totalità dei parlanti”.
L’aspetto interessante approfondito dalla ricerca è che le innovazioni linguistiche del gaming non sono solo calchi dall’inglese, ma possono essere veri e propri modi di dire originali (come ad esempio “essere un bronzo”, per indicare un giocatore scarso, del livello “Bronzo” di League of Legends, uno dei più bassi) oppure “flashare” e “tiltare”, termini nati direttamente in contesti italiani ma adattati ai modi di parlare dei giocatori. Senza parlare poi delle rideterminazioni semantiche, dei neologismi, delle semplificazioni e degli acronimi. “La lingua speciale dei videogiocatori è ricca di nuove parole, spesso create per esigenze di rapidità ed efficacia nella comunicazione del gioco, in relazione all’interazione tra giocatori”, conclude Airoldi.
E chissà quante di queste parole entreranno nel lessico quotidiano di tutti noi. Magari nel giro di qualche anno.
Immagine di copertina di John Petalcurin
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