In un Italia sconvolta dall’assassinio del re Umberto I, in una località sperduta della Sicilia di inizio Novecento si annidano fatti oscuri, forse non ancora pronti per essere svelati.

Dopo la morte de re. Lo scrittore e giornalista Jim Tatano ci regala un romanzo dalle tinte gialle ambientato a Ventusa, una piccolo centro abitato siciliano. Pubblicato da Scatole Parlanti, il romanzo parla dell’arrivo di uno strano personaggio, un ispettore mandato dal Ministero, Tristano Damone, il quale sconvolge gli antichi equilibri di una società ancorata a regole e tradizioni ancestrali.

L’arrivo.

A Ventusa, come in ogni parte d’Italia, giunge la notizia dell’assassinio a Monza del re d’Italia Umberto I. L’intera penisola è sconvolta ma le reazioni degli abitanti di Ventusa si muovono tra lo stupore e il soddisfacimento. Nessuno ha dimenticato “l’offesa” che il re diede ai cittadini qualche anno prima. All’interno del Circolo ricreativo Giovenale tutti si affrettano a dire la propria opinione e arrivano a deridere colui che sarà il nuovo re: Vittorio Emanuele III.

Ridicolizzato nella descrizione, il nuovo re sembra apparire più come una macchietta che come un uomo di potere a cui si aggiungono voci che mettono in dubbio il suo essere realmente figlio del re defunto. L’euforia del momento viene interrotta dalla notizia dell’arrivo di un ispettore mandato dal Ministero. In paese, gli animi si scaldano. C’è molto da nascondere dentro i confini di Ventusa.

Il nuovo ispettore, Tristano Damone si trova davanti un certo clima di ostilità e deduce fin da subito che dovrà agire con furbizia se vuole portare a termine il lavoro che gli è stato commissionato dai piani alti. Insieme a lui compare anche una donna, Marta, che Tristano conosce sul treno. Una donna che sembra nascondere un mistero ma che, ben presto, diventa un’aiutante preziosa per l’ispettore.

Un mondo fermo nel tempo.

I giorni passano e le personalità più importanti passano davanti Tristano: i due parroci che non potrebbero essere più diversi, il signorotto locale e il sindaco, Nello Subbardo, una figura meschina e infida. Tristano si sente sotto la lente d’ingrandimento: su di lui circolano diverse voci tra cui quelle di essere un antimonarchico. Non mancano figure positive come l’impiegato delle poste e Fofò, un giovane che, grazie a Tristano, emerge dal degrado in cui si trovava.

Un velo di mistero.

Non manca la componente romantica con un sentimento che nasce tra Tristano e Marta, la cui storia è venuta alla luce e che viene aiutata proprio dall’ispettore per rimettersi in piedi. Eppure la vera missione di Tristano non è fare una relazione sulla situazione a Ventusa e tantomeno l’uomo si chiama Tristano Damone: è tutta una copertura per nascondere la ricerca di qualcosa che potrebbe cambiare il destino del nuovo re d’Italia.

Un racconto verista.

Seppur la trama viri verso il giallo, l’autore dipinge una città del profondo sud con un retrogusto verista. Si rievocano azioni, abitudini e tradizioni che ci raccontano la mentalità di inizio ‘900. Abbiamo un Sud che mostra tutti i suoi limiti e gli spazi lasciati alla malavita e alla corruzione per diffondersi. Ogni personaggio sembra rappresentare un peccato diverso: dal prete che odia il prossimo, dal mafioso accecato dal potere che deve esercitare sugli altri fino al sindaco che rappresenta l’uomo misero che attraverso la corruzione occupa un posto di rilievo, seppur in un paesino che sembra dimenticato da Dio.

“Dopo la morte del re” è un romanzo che, se all’inizio, non si inquadra subito il nucleo centrale, all’improvviso sorprende e, a poco a poco, dissemina indizi al lettore senza mai esplicitare il segretissimo motivo della missione. Motivo che il lettore riesce però a comprendere e a trovare conferma solo nelle ultime pagine.

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