Era l’ottobre del 1843. Charles Dickens iniziava a scrivere quello che sarebbe diventato il libro più rinomato di ogni Natale (e non solo): A Christmas Carol, Il canto di Natale, è una delle storie più lette e regalate durante il periodo natalizio. Ma perché ancora oggi leggiamo e ci affasciniamo di fronte a questo classico intramontabile?
Dickens ebbe l’idea della storia durante un periodo non felice: dopo alcuni insuccessi letterari, e coperto dai debiti, lo scrittore aveva l’esigenza di risollevare la sua situazione visto anche che la moglie, Catherine Dickens, era incinta del loro quinto figlio (dalla loro unione, prima della separazione, ne nasceranno ben dieci). Ma non solo: Dickens vive appieno l’età dell’industrializzazione e tutto il conseguente bagaglio sociale, accusando soprattutto della grande differenza tra i poveri e i ricchi della borghesia. L’Inghilterra di quel tempo vive l’urbanizzazione, anela al benessere economico senza accorgersi che il divario tra le classi sociali è sempre più prossimo a divenire un baratro profondo. Dickens sembra percepire il declino sociale e a differenza di molti non lo ignora, ma anzi lo denuncia e muove critiche verso la borghesia senza mai temere le reazioni dei contemporanei. Il Canto di Natale venne pubblicato il 17 dicembre del 1843, in una edizione deluxe con copertina rossa e scritta dorata. Una pietra miliare che andò subito a ruba, apprezzata anche da un altro illustre scrittore: Robert Louis Stevenson.
LA NASCITA DI SCROOGE
È in questo contesto che nasce uno dei personaggi più importanti della letteratura fino a oggi: Il Canto di Natale è un romanzo breve incentrato sulla figura dell’anziano e avaro banchiere Scrooge, che è talmente concentrato sull’accumulare soldi che detesta l’arrivo del Natale proprio perché detesta l’idea che i giorni di festa non si debba lavorare. Misantropo fino al midollo odia il periodo natalizio, che porta invece con sé gioia e canti festosi. Ma sarà proprio lo spirito del Natale a cambiarlo, e quei tre fantasmi (passato, presente e futuro) a mostrargli la retta via. Un racconto dunque dalle tinte gotiche, fantastiche, un viaggio di formazione dell’anima che fa mutare completamente il protagonista.
PERCHE’ LEGGERLO ANCORA OGGI
In quest’anno particolare, che sta volgendo finalmente al suo termine, più che mai è essenziale leggere la storia di Scrooge. Facciamo attenzione a non scambiare Il Canto di Natale per un libro adatto solo ai bambini. Il messaggio che lancia è quanto più attuale, specialmente adesso che la pandemia covid-19 ha creato nuovi poveri e rischia di aumentare il divario tra realtà e realtà. Non viviamo più i tempi di Dickens, ma la critica che l’autore mosse contro la sua società è la stessa che dovremmo muovere contro la nostra e noi stessi: il Natale che si avvicina sarà differente a quelli a cui siamo abituati. Non ci saranno tavolate lunghissime e abbondanti, viaggi dai parenti o sport sugli sci. Ed è a questo punto che dobbiamo fare come Scrooge: cambiare. Cambiare prospettiva sulle cose, sulle persone. Ancora una volta questo classico intramontabile ci suggerisce di rivalutare la nostra esistenza alla luce soprattutto di quanto stiamo vivendo.
Insomma Dickens parla agli uomini di ieri come anche a quelli di oggi.
E oggi, gli Scrooge della situazione, siamo proprio noi.
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