A molti questo nome farà sicuramente venire in mente la nota marca francese di champagne. Ma, molto prima di essere solo un nome impresso su una bottiglia, Veuve Clicquot era l’epiteto con il quale ci si rivolgeva a una donna in particolare. Una donna che – grazie alla sua audacia, al suo coraggio e alla sua lungimiranza – ha portato la Maison Clicquot a diventare una delle più importanti cantine produttrici di champagne.
Barbe-Nicole Ponsardin alias Veuve Clicquot
La protagonista di questa storia nasce a Reims, in Francia, il 16 dicembre 1777. Poco più di un decennio dopo sarebbe scoppiata la Rivoluzione francese: come una rivoluzionaria, Barbe-Nicole Ponsardin assesterà al patriarcato opprimente dell’epoca una serie di colpi a suon di bollicine e champagne frizzante.
Cresciuta in un milieu agiato (era figlia di un barone), riceve un’eccellente educazione. Nel 1798, appena ventenne, contrae matrimonio con François Clicquot, figlio di un grande proprietario terriero con la passione per la viticoltura.
È il marito, infatti, che la avvicina al mondo dei vini trasmettendole tutta la sua passione e le competenze sulla produzione e sulla commercializzazione dello champagne: senza saperlo aveva già cominciato il suo “tirocinio” grazie al quale sarebbe diventata una grande imprenditrice. Anzi, la prima donna in assoluto a dirigere un’azienda vinicola.
Nel 1805 François si ammala e muore di febbre maligna lasciando Barbe e la figlia Clémentine di appena sei anni. Barbe si vestirà a lutto per tutta la vita: da qui l’epiteto di “Veuve Clicquot” (veuve = vedova, in francese).
Madame Clicquot prende le redini dell’azienda
In seguito alla morte del marito, la Vedova Clicquot decide di mettersi alla guida della Maison. Un gesto rivoluzionario che scardina tutti i pregiudizi e i preconcetti maschilisti e sessisti del tempo.
In un’epoca in cui le donne non era nemmeno autorizzate ad aprire un conto in banca personale, Madame Clicquot grazie alla sua audacia, al suo coraggio e alla sua intelligenza riesce a diventare una delle prime imprenditrici dei tempi moderni.
Come si può immaginare, la scalata verso il successo della nostra Vedova è irta di difficoltà. Rischia molte volte di fallire e, a “causa” del suo essere donna, i banchieri non le fanno credito ed è costretta a cercare i finanziatori da sé.
Ma la Veuve Clicquot non si perde d’animo.
1810: l’anno della svolta
Nel 1810 Madame Clicquot dà prova di innovazione e coraggio creando il primo Millesimato vintage della regione dello Champagne. Inoltre, cambia il nome dell’azienda in “Veuve Clicquot Ponsardin”.
Da qui in poi, la spumeggiante personalità ed intraprendenza di Madame Clicquot non si fermano più.
Nel 1814, sfidando il blocco continentale che paralizza l’Europa, riesce a far recapitare più di diecimila bottiglie del suo champagne a San Pietroburgo. Lo champagne ha un’accoglienza clamorosa nella lontana e fredda Russia tanto da venire elogiato da intellettuali del calibro di Puškin, Čechov e Gogol.
“Voglio che il mio marchio sia il numero 1, da New-York a San Pietroburgo”
Inoltre, con il Secondo Trattato di Parigi, decide di reclutare personalmente i rappresentanti da inviare nelle capitali europee, sorveglia i trasporti fino ai porti d’imbarco per poter trattare con le truppe di occupazione e mura gli ingressi delle caves così da evitare che i soldati prussiani o austriaci possano depredarla.
Una sola qualità, la migliore
La perfezione e la qualità sono tutto ciò che Madame Clicquot ricerca e, per farlo, utilizza tutto il suo ingegno e la sua astuzia mettendo in pratica delle tecniche rivoluzionarie.
Inventa la prima tavola che inclina le bottiglie, la table de remuage, in modo da ottenere uno champagne di limpidezza cristallina. Questa procedura è in uso ancora oggi.
Nel 1818 Madame Clicquot crea il primo “rosé d’assemblage” ottenuto miscelando nello champagne alcuni vini rossi di Bouzy. Il risultato è uno champagne rosé dall’equilibrio perfetto, con un colore rosa intenso tinto di riflessi ramati, aromi di frutti rossi ed un sapore fresco.
Sua è anche l’invenzione della tecnica del dégorgement (la sboccatura) che consiste nel conservare le bottiglie capovolte in modo tale da poter rimuovere i lieviti e il tappo provvisorio. In questo modo si ottiene uno champagne limpido e cristallino.
Veuve Clicquot: la pioniera del branding
Ma l’acume imprenditoriale di Madame Clicquot non si ferma certo qui. Nel campo delle vendite è sua l’intuizione di creare quello che oggi chiamiamo “branding”.
Per prima ha capito che un buon modo per farsi pubblicità era che le sue bottiglie si potessero riconoscere. È necessario sottolineare che, all’epoca, lo champagne veniva servito da una caraffa proprio perché c’erano residui di lievito nella bottiglia.
Ma, una volta eliminato questo problema grazie alle sue brillanti intuizioni, Madame Clicquot decide di far applicare sulle sue bottiglie un’etichetta gialla con la firma “Veuve Clicquot Ponsardin” bene in vista.
Con questa che noi oggi chiameremmo strategia di marketing, la proprietà terriera venne ampliata fino ad ottenere la produzione di 750 mila bottiglie l’anno.
Nel 1843, ormai anziana, la Vedova Clicquot decide di ritirarsi dalla gestione della Maison e di andare a trascorrere gli ultimi anni di vita nel castello neorinascimentale di Boursault che aveva fatto costruire per il genero (il Conte di Chevigné) e la figlia Clémentine. Morirà all’età di 89 anni senza rimpianti: ha fatto della sua vita ciò che voleva.
L’eredità di Madame Clicquot e il Business Woman Award
Nel 1972, in occasione del 200º anniversario della fondazione, la Maison Veuve Clicquot ha istituito il Business Woman Award. Un tributo al grande spirito imprenditoriale di Madame Clicquot che, per 50 anni, ha premiato imprenditrici che hanno costruito, rilevato o sviluppato un business. Ad oggi sono state omaggiate 350 donne provenienti da 27 paesi.
Fonti
- “Storie di Donne nella Storia”, podcast di Francesca Ferragina (clicca qui per ascoltare l’episodio)
- “Madame Clicquot – Vita” e “La Nostra Storia” dal sito ufficiale Veuve Clicquot
Bibliografia utile
“Vita effervescente di Madame Clicquot” di Fabienne Moreau (Skira, 2014)
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