Donne e guerra, si potrebbe pensare che i due termini siano l’uno in contrasto con l’altro. Che la guerra sia una questione solo maschile, che le donne siano solo le vittime da salvare, soggetti passivi, mai difensivi e meno che mai offensivi. La storia ci racconta ben altro.
Non solo ginecei per le matrone greche
È pensiero comune che nell’antica Grecia le donne rimanessero chiuse nei loro ginecei e non partecipassero in alcun modo alla vita sociale e politica delle loro città, figuriamoci ai combattimenti.
Forse le cose non stanno proprio così. Certo la loro libertà di movimento era molto limitata, ma ciò non voleva significare una minore attenzione alle questioni politiche e a quelle belliche.
Tucidide ci racconta di come le donne di Platea, durante la guerra del Peloponneso, non rimasero inermi ad attendere la loro disfatta per mano dei tebani, ma insieme agli schiavi diedero vita a una vera e propria guerriglia urbana lanciando contro le milizie nemiche pietre e tegole divelte dai tetti delle loro abitazioni.
Ma il connubio donne a guerra è ancora più remoto
Nelle così dette civiltà pre elleniche e pre romane non era così inusuale trovare donne a capo dei loro villaggi. In questo caso le fonti storiche che ci fanno supporre ciò non sono quelle scritte, ma quelle archeologiche.
Di norma le sepolture di grandi guerrieri, di capi tribù, comportavano sempre un corredo funerario, in cui gli elementi bellici – panoplia – erano la maggior parte. La panoplia comprendeva spade, pugnali, elmi, scudi, frecce.
In quelle più importanti si possono trovare anche i carri a due ruote, i tipici trasporti utilizzati sui campi di battaglia, più veloci e maneggevoli rispetto ai carri a quattro ruote. Inoltre, i capi erano sempre riconoscibili per un collare portato al collo, d’oro o di bronzo, con i due capi estremi aperti sul collo, detto torque.
Non sono poche le sepolture di donne scoperte con questo corredo funerario, a riprova che le donne erano considerate forti e coraggiose alla stregua degli uomini.
Donne in prima linea anche nella storia moderna
L’avvento del cristianesimo, con il suo bagaglio fortemente oscurantista nei confronti delle donne, non le ha comunque scoraggiate. Basti pensare alla Pulzella d’Orleans, Giovanna D’Arco, l’unico modo per fermarla fu quello di tacciarla di stregoneria e bruciarla sul rogo.
Ma come lei altre donne, ricordate nei libri di storia, si sono distinte per il loro coraggio e hanno lasciato tracce ben evidenti nei loro Paesi d’origine, una su tutte Elisabetta I Tudor, regina d’Inghilterra.
Ma la storia è soprattutto un movimento di popoli
E non sono state solamente donne già per nascita al potere a distinguersi, bisogna ricordare le moltitudini di donne che nei secoli si sono avvicendate, tracciando il cammino per le generazioni future.
Pensiamo alle Cinque Giornate di Milano, in questa occasione donne di qualsiasi censo e classe sociale si unirono e fecero fronte comune con gli uomini negli scontri contro le truppe austro-ungariche.
Alcune guidarono esse stesse dei gruppi di rivoluzionari alla carica. Molte si prodigarono per creare degli ospedali da campo e gestirono tutto l’apparato di primo soccorso.
Ventesimo secolo: un secolo di conferma
Con due guerre mondiali all’attivo, il ‘900 non poteva non vedere impiegate anche le donne. Sia in campo militare sia nelle retrovie le donne si distinsero, senza mai tirarsi indietro.
Durante la Prima Guerra Mondiale ricordiamo le tante donne crocerossine, il loro coraggio e tempra; come dimenticare il ritratto che ne fece Hemingway nel romanzo Addio alle armi.
Nella Seconda Guerra Mondiale diverse vennero impiegate come spie, altre scelsero la via della clandestinità, divenendo delle valorose partigiane.
Anche la protesta è un’arma molto potente e pericolosa
In questi mesi stiamo assistendo a un’altra guerra che coinvolge due nazioni, Russia e Ucraina.
Le donne ucraine combattono, fucili alla mano, per non vedere soccombere il proprio Paese.
Le donne russe utilizzano l’arma della protesta civile. Non vogliono vedere soccombere il loro Paese sotto la pesante cappa dell’oscurantismo.
Rendiamo merito a tutte loro che hanno un unico obiettivo: riconquistare la libertà e vivere in pace e in armonia.
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