Il Festival del Cinema Coreano di Firenze (FKFF) ha dedicato un’intera sezione, K-Women, alle donne protagoniste dell’universo cinematografico coreano. Il 4 aprile 2023 il Cinema La Compagnia ha ospitato un incontro con due registe, Yim Soon-rye e July Jung: due generazioni a confronto. Le due autrici hanno parlato delle loro esperienze sul campo, concentrandosi sulle difficoltà in quanto donne in un’industria quasi esclusivamente declinata al maschile. Il confronto ha permesso di elucidare il cambiamento che, negli anni che separano le due registe, si è svolto sia nella società sia nel cinema.
La regista si racconta
Yim Soon-rye ha cominciato l’università di cinema in Corea negli anni ’80. All’epoca non era facile avere accesso alla cinematografia mondiale, venivano distribuiti principalmente solo film nazionali. La regista si è addentrata nei centri culturali per scoprire le opere internazionali, tedesche, francesi e di Hong Kong. Una volta trasferitasi a Parigi, nel 1988, si è ritrovata a cercare non tanto il cinema europeo, quanto tutti quei film asiatici a cui non aveva avuto accesso, film giapponesi e cinesi perlopiù. La diversità dei lungometraggi le ha permesso di cogliere aspetti del cinema asiatico che in Corea non aveva potuto approfondire.
La porta stretta delle registe donne
Quando Yim Soon-rye ha cominciato a farsi strada nel mondo lavorativo ha ricevuto tanti no, tante porte sbattute in faccia per quel solito motivo, perché è una donna. Da allora tanto è migliorato, anche se la combinazione regista donna e protagonista femminile non corrisponde minimamente al mainstream coreano. Eppure, le scuole di cinema sono frequentate maggiormente da donne, e, paradossalmente, i cosiddetti “K-drama”, drammi televisivi, si concentrano su protagoniste femminili.
Nell’ambiente cinematografico non è ancora così, purtroppo. Ciò spiega in parte l’ultimo lungometraggio diretto da Yim Soon-rye, La negoziazione, presentato al Festival del Cinema Coreano di Firenze (FKFF). Thriller bellico, basato su eventi realmente accaduti, racconta la storia di ventitré missionari coreani presi in ostaggio dai Talebani in Afghanistan nel 2006. Il film ha come protagonisti personaggi maschili, l’unica interprete femminile viene inquadrata per pochi minuti, se non pochi secondi, con una mitragliatrice talebana puntata contro la nuca. Adattandosi alla richiesta di mercato, la regista ha scelto di raccontare questo dramma con uno scopo: una riflessione sulla cecità dettata dal credo religioso, che sia quello islamico dei talebani o quello cattolico dei missionari che hanno intrapreso il viaggio scientemente rischiando la vita. “Il cinema non è solo arte, è anche capitalismo”, ha commentato la regista. “I film scritti da me non se li è visti nessuno, quindi ho dovuto adattare il mio sguardo ad altre sceneggiature”, ha continuato. L’approccio poliedrico di Yim Soon-rye le ha permesso di raccontare tanti mondi diversi; da racconti più intimisti come Little Forest a film musicali come Waikiki Brothers, lungometraggio del 2001 che è stato riproposto al Festival del Cinema Coreano di Firenze.
Waikiki Brothers
Un vero e proprio salto nel tempo, Waikiki Brothers racconta la storia di una band maschile. Il repertorio musicale passa dal famosissimo pezzo La Bamba a hit coreane di inizio 2000. Seguiamo i quattro musicisti e le difficoltà che sono pronti ad affrontare per l’amore della musica, tra flashback che ci mostrano la loro gioventù, le loro crisi romantiche e il complesso rapporto d’amicizia che li unisce e li separa al contempo. Uno spaccato della società coreana di quegli anni, il film musicale ci permette di sbirciare gli usi e i costumi del tempo. Il lungometraggio vede la prima apparizione sullo schermo di Park Hae-il, uno degli attori coreani più amati di oggi.
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