Arrivano in redazione tante lettere di donne che si sentono poco valorizzate, che accettano situazioni pesanti pur di apparire felici. Donne che ci chiedono: ma dov’è la mia dignità?

La dignità è un concetto astratto? Come sempre partiamo dalle basi: secondo il dizionario Treccani la dignità è la condizione di nobiltà morale in cui una persona è posta dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, e dal rispetto che per tale condizione le è dovuto e che deve a sé stessa. Quindi amor proprio, decoro, onore, elevatezza.

Tutto chiaro. In teoria siamo tutti bravi a sfoggiare una presunta “elevatezza”, ma poi arriva l’amore, o ciò che crediamo amore, a ribaltare il tavolo. E arrivano in redazione lettere (che riportiamo in parte e ovviamente in forma anonima) come queste:

Mi dà appuntamenti poi all’ultimo disdice, sparisce per giorni poi ricompare come se niente fosse. Ovviamente ha famiglia, moglie e figli, e quella famiglia non sono io.

Ho perso diciassette anni della mia vita aspettando la redenzione (mai avvenuta) di un uomo che mi tradiva ripetutamente.

Non ero tra le sue priorità, e io avrei tanto voluto lasciarlo, ma alla fine lo ha fatto lui, spezzandomi il cuore.

Ho scoperto il nome della donna con cui mi tradiva e le ho chiesto l’amicizia su Facebook per farle vedere la foto di nostro figlio. Sono stata una sciocca, alla fine lui si è arrabbiato e quell’altra è stata sostituita da un’altra e poi un’altra ancora. E io sono rimasta, come una deficiente.

Mi ha cercata lui su un’app di incontri, ci siamo visti, siamo andati a letto insieme. Siamo stati benissimo per qualche mese, poi è sparito. Con la scusa di aver paura dei legami, è divorziato, mi vede quando e come dice lui. E io che gli sto appresso… ma dov’è la mia dignità?

Ecco, è proprio questa domanda che ci ha fatto riflettere: dov’è la mia dignità? Andiamo per gradi. La risposta non è facile prima di tutto perché dall’esterno certe situazioni ci sembrano assurde, invivibili, ma poi capita a noi o a una persona che giudichiamo intelligente e allora entriamo in crisi: com’è possibile? Potrebbe capitare anche a me?

La risposta è sì: potrebbe capitare anche a te.

Come a chiunque, uomo o donna che sia. Stiamo parlando di donne, ma la dignità è un concetto chiaramente universale. Perché si resta invischiate in relazioni sbagliate? Perché ci si ferisce di proposito? Non è solo una questione di “uomini sbagliati”. Non è perché si incontrano narcisisti patologici. No, la verità è più profonda.

Ma non siamo qui per svelare il segreto, siamo qui per capire quali meccanismi scattino nel cervello di donne intelligenti, belle e piene di vita, che le portino a scegliere un partner sbagliato. Ad accettare tradimenti, scuse improponibili, mancanza di rispetto.

Attenzione, non stiamo parlando di violenza.

Perché in quel caso a essere lesa non è la dignità, ma è l’anima, è la carne e – lo ripeteremo fino alla nausea – VA SEMPRE DENUNCIATA. Stiamo parlando di donne che accettano di vivere una vita di compromessi, che offendono la loro persona in quello che è e dovrebbe essere la cosa più cara al mondo: l’amore per sé stesse.

I tradimenti, che tanto fanno male, sono colpa nostra? Ovviamente no, non sempre se un uomo ci tradisce è perché le cose non vanno bene. A volte è così, come nel caso di coppie sposate da anni in cui, per esempio, l’intimità è un vecchio ricordo. Ma in altri casi il traditore seriale è infedele perché non è mai sazio, perché si nutre di storie con altre donne per compiacere il suo ego.

E spesso le donne se la prendono con la “rivale”. Ma non è lei (o lui) che si deve convincere a lasciar perdere la “preda”. Non è l’altra il problema. E non lo è nemmeno la tradita, né il traditore. Il problema è il rapporto sbagliato.

Mi viene in mente a tal proposito l’immensa Charlotte Perkins Gilman, autrice del racconto La carta da parati gialla che descrisse in una storia breve la scoperta di un’infedeltà coniugale, in cui però la donna tradita si metteva d’accordo con l’amante di lui per cacciar via di casa il fedifrago.

La solidarietà femminile è questa. La vera sorellanza è capire che l’altra non c’entra, ma che il problema è chi ci ferisce. Troppo spesso le donne non reagiscono non solo al tradimento, ma anche alla loro lesa dignità per paura di restare sole, di non avere alternative. Non è così, e troppo spesso a decidere di chiudere non siamo noi donne. Non va bene. L’obiezione che spesso viene rivolta a psicologi e terapisti è: io davvero non ho dove andare e cosa fare, per questo resto.

Eppure una vita prima di lui (o lei) tu l’avevi. Quindi puoi farne a meno. Ammettiamolo, a volte non si può lasciare una casa o un partner, per ragioni anche economiche. Sappiate però che il traditore potrebbe e dovrebbe pagare se si dimostra che il tradimento è la causa del divorzio. Chiedete a un qualsiasi avvocato matrimonialista (leggi qui).

Ma sappiate anche che la dignità passa attraverso la nostra indipendenza economica. Vi fa orrore? Non dovrebbe. Perché è così. Concentrarsi su di sé, rendersi economicamente indipendenti, fare cose che ci piacciono è la chiave di tutto. È la strada per recuperare la nostra dignità: c’è, non l’abbiamo perduta, ma solo trascurata.

La vita è una sola e al mattino guardandoci allo specchio dobbiamo essere sempre fiere di noi. Questa è la dignità che va esibita con fierezza: amarci.

Immagine di copertina di APG Graphics

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