Tra le interessanti novità di questo mese che sta oramai per finire, sulla ben nota piattaforma streaming Netflix ho avuto il piacere di guardare la prima stagione della serie Away con protagonista una ancora bellissima e bravissima Hilary Swank (premio Oscar come miglior attrice per ben due volte nel 2000 con Boys Dont’t Cry e nel 2005 con Million Dollar Baby).
Ad attrarmi è stata la trama del telefilm, una storia forse scontata e già vista in altri film o letta nei libri: un gruppo di astronauti della Nasa parte per un lunghissimo viaggio della durata di tre anni. Questo li porterà dalla terra alla Luna, dalla Luna fino a Marte, sul quale dovranno restare per capire se il pianeta rosso è stato un tempo abitabile o se può crescerci ancora la vita.
Missioni spaziali, pianeti sconosciuti, viaggi tra le stelle sono motivi cinematografici che da sempre attraggono l’uomo in ogni forma e salsa, che siano film scientifici o fantascientifici.
Quando ho iniziato la visione di questo telefilm ho pensato, ingenuamente, che non mi sarei dovuta sforzare a seguirne l’andamento. Astronauti impegnati in una missione senza precedenti con qualche intoppo e la voglia di arrivare: cosa avrei dovuto aspettarmi altrimenti?
Invece la serie creata da Andrew Hinderaker ci racconta la storia di Emma Green (la Swank appunto) e del suo equipaggio composto da tre uomini e una donna di nazionalità diverse (Cina, India, Russia e Inghilterra). Emma/Hilary comanda una missione lunga e pericolosa che la porterà lontana da casa e dalla famiglia. L’impronta femminista balza subito all’occhio ma questa non è calcata né accentuata, piuttosto resta in perfetto equilibrio sulla narrazione. Scopo della storia è raccontare la missione spaziale e contemporaneamente tutto ciò che accade sulla terra, dividendo su due piani la narrazione, legati tuttavia insieme da un filo logico e consequenziale. Non ci sono buchi narrativi e se la descrizione del passato di ogni singolo membro dell’equipaggio può risultare lenta, è soltanto perché lo scambio di informazioni tra chi viaggia tra le stelle e chi è rimasto sulla terra è essenziale per determinare l’intero arco narrativo.
Emma Green, una donna che lotta per i sogni e per la famiglia.
Molto spesso ci siamo sentite dire che una donna in carriera ha maggiori difficoltà a star dietro a una famiglia o viceversa. Un mito da sfatare, se non da annientare in questo caso. Il personaggio interpretato dalla Swank è una donna che sogna Marte da sempre, che ha fatto enormi sacrifici e che ha lottato per arrivare a capitanare la missione. Ma è una donna allo stesso tempo che ha deciso di tenere un figlio quando rimasta incinta pur non volendolo e di costruire in tal modo una famiglia, cosciente che il sogno sarebbe rimasto quello di calpestare il suolo del pianeta rosso. Questa dualità donna in carriera- donna madre si rincorrerà fino alla fine. Emma Green cerca di restare vicina alla sua famiglia, pur viaggiando tra le stelle, ma è perfettamente consapevole del fatto che una volta giunta a destinazione la famiglia che tanto ama sarà sempre più lontana da lei. Ai drammi che lascia sulla terra, una figlia adolescente e un marito affetto da una malattia genetica (la CCM), si aggiungono quelli nati durante il viaggio tra le stelle: immancabili guasti tecnici, incomprensioni con il resto dell’equipaggio, rischio e paura di non atterrare su Marte ma piuttosto di schiantarsi su esso.
Distanti ma uniti
Inutile dire dunque che la visione di questo telefilm mi ha ricordato il lockdown che abbiamo tristemente passato mesi fa, e vedere i protagonisti che parlano con le loro famiglie attraverso cellulari e tablet mi ha fatto tornare alla mente le numerose chiamate ai parenti e agli amici che non abbiamo potuto sfiorare per settimane e settimane. La voglia di esserci, anche se non fisicamente, il bisogno di dispensare consigli e riparare errori anche dietro lo schermo di un dispositivo.
Away è una serie tv che ha molto da dire sul lato umano e la missione spaziale diventa la scusante per affrontare temi quali la famiglia, i disagi adolescenziali, la paura di non farcela, gli amori nascosti, i problemi di salute. Una grande metafora quella del viaggio tra le stelle, che simboleggia il desiderio dell’uomo di andare oltre le sue capacità pur conservando l’istinto primordiale che lo contraddistingue fatto di amore verso la sua terra e verso la famiglia, ideali che ci porteremmo ovunque, anche su un pianeta distante anni luce.
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