
È un’eterna battaglia, quella combattuta contro gli hater del web, social e dintorni. Una battaglia che spinge a domandarsi: sarà mai vinta?
A combatterla sono in tanti, questo è certo. Eppure pare ancora un po’ lontano l’orizzonte d’una vittoria in cui tutti sono gentili e si danno una pacca sulla spalla l’un con l’altro. In questo orizzonte qui, più altro volano cazzotti.
Chi sono gli hater?
Hater è chi che deride, offende e insulta le persone attraverso i social, di solito (ma non sempre) nascondendo la propria identità dietro un profilo falso. Un fenomeno in crescita, potremmo dire, ma non di certo con un’accezione positiva. Piuttosto, l’accezione è orrida.
Un comportamento che psicologici di tutto il mondo motivano come il risultato di una profonda insicurezza, che si manifesta con l’accanimento aggressivo e ripetuto contro il prossimo. Secondo il mio punto di vista si comportano così perché sono adepti del diavolo, ma non sono una psicologa.
Gli hater e l’abilità di farti sentire inappropriato.
Nonostante la validazioni metodologiche/comportamentali, risulta ancora un po’ difficile da digerire una tale prevaricazione. Infatti, il suo fine ultimo, è soltanto quello di farti sentire inappropriato.
Ciò che fanno gli hater non è altro che colpire gli altri con i mezzi più disparati, senza criterio né ragionevolezza, purché l’obiettivo sia raggiunto.
Non importa chi sei, da dove vieni, come ti chiami e cosa fai nella vita: l’hater ti osserverà, non rifletterà, e ti dirà che sei un perdente.
Come riconoscere un hater?
Riconoscere gli hater è semplice, sono tutti accomunati da quella peculiare caratteristica propria del diavolo: hanno le corna!
Sono dispettosi: se hai i capelli biondi, sono più belli mori e se li hai mori, tutta la vita biondi; se pesi x kili, dovresti pesarne y, ma se pesi y, ahimè era meglio z; Coca-Cola o Pepsi? Pepsi? Meglio Cola.
Sono irragionevoli: se sei Kate Moss, avresti fatto meglio a nascere Naomi Campbell; se sei un panetterie, di gran lunga superiore il salumiere.
Sono impulsivi: potrebbero tacere, ma gli scappa un: “brutto!”, potrebbero sorvolare, ma gridano: “Fai schifo!”; potrebbero pensarci su due volte, ma ci pensano zero e: “Non vali niente!”.
Sono assai fantasiosi: se parli di A, ti accusano di aver detto B e se dici AB, ti insultano per avere escluso A.
Sono testardi: se gli dici: “Basta”, ti rispondono: “Un altro po’”; se gli suggerisci: “Stai sbagliando”, ribattono: “Tu di più”.
Cosa possiamo fare?
Affrontare il problema con pazienza e perseveranza, essere più forti, superiori, distaccati… e pensare di essere Zen.
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