
Lavorare viaggiando, è questo il segreto del nomadismo digitale, una nuova forma di approccio al lavoro che si sta diffondendo in tutta Europa e in tutto il mondo. A partire da questa piccola isola.
Sono oltre 41 milioni i lavoratori europei che, nel 2021, hanno lavorato da casa. A dirlo è la ricerca di Eurofond, che mette in evidenza un nuovo modo di lavorare, un nuovo approccio alla professione. Da lavorare da casa e a lavorare mentre si è in viaggio, allora, il passo diventa veramente breve. È così che lo smartworking si può trasformare in nomadismo digitale, ovvero nella pratica di lavorare viaggiando, sfruttando le nuove tecnologie, certo, ma anche godendosi un nuovo contesto sociale, culturale, paesaggistico.
Il nomadismo digitale a Malta.
E l’Europa è il primo posto al mondo per la concessione di visti per nomadi digitali (soprattutto a statunitensi, che a marzo 2022 erano il 50% della comunità, ma anche a russi, britannici e canadesi). E tra i paesi più attivi, in questo senso, c’è Malta. L’isola negli ultimi anni si è affermata come punto di riferimento per l’industria del gaming nel Mediterraneo grazie anche alla creazione della Malta Gaming Authority nel 2001, che ha trasformato Malta in una delle principali sedi per casinò online, piattaforme di betting e software house.
Garanzia di regolamentazioni trasparenti e sostegno a un ecosistema che combina controllo e libertà operativa, promuovendo pratiche responsabili e crescita sostenibile. È questo il segreto di Malta, uno stato che si distingue per la sua apertura alla liquidità internazionale, attirando investimenti globali e diventando un polo strategico per il settore digitale europeo. E una calamita anche per i nomadi digitali, attratti anche da alcune politiche a loro favore.
Il sostegno della politica.
Nel 2021 Malta aveva lanciato un programma di residenza temporanea per attrarre lavoratori a distanza. L’iniziativa includeva un visto di sei mesi e un “Permesso di residenza nomade” annuale, al costo di 300 euro, con i candidati che dovevano dimostrare di lavorare da remoto per un’azienda straniera, gestire un’attività o offrire servizi freelance a clienti esteri. Una mossa politica che guardava ovviamente al tornaconto economico. A sottolinearlo è stato il segretario parlamentare Alex Muscat che metteva in evidenza le stime di spesa annua di un nomade digitale: circa 30.000 euro all’anno, vale a dire alla spesa di 260 turisti. Un programma che è modulato su quanto fatto da altre destinazioni, come Bermuda e Barbados, che hanno creato iniziative simili per capitalizzare l’ascesa del lavoro a distanza creando opportunità di sviluppo per tutto il paese.
Un modello virtuoso che da Malta può arrivare a ogni parte d’Europa. Un modello che mette insieme opportunità lavorative ma anche qualità della vita.
Sostienici, offrendoci un caffè, clicca qui: PINK
Comments are closed.