
Sono le donne le più colpite dal “paradosso del mai abbastanza”, un campanello d’allarme che indica la necessità di lavorare sull’autostima, sulle proprie imperfezioni e trovare un equilibrio tra impegno e accettazione di sé.
Il “paradosso del mai abbastanza” è un’espressione che descrive la sensazione di non sentirsi mai adeguati, di non essere mai abbastanza nonostante gli sforzi o i risultati ottenuti. Si manifesta spesso in persone che cercano la perfezione, portando a una spirale di insoddisfazione e ansia. E le donne, che ne sono statisticamente più colpite, non ne escono quasi mai vincitrici. Un esempio per tutte?
Il “caso” Jennifer Love-Hewitt.
Circa una settimana fa, l’attrice statunitense Jennifer Love-Hewitt, in Italia amata e conosciuta soprattutto per la serie tv Ghost Whisperer, è apparsa su un red carpet. La reazione del pubblico, persino del suo pubblico affezionato, non ha tardato ad avere i suoi effetti devastanti. Jennifer sta bene, appare florida e in forma. I chili in più non sono fuori dagli standard di salute e benessere.
Ma allora cos’è che non va?
Cos’ha fatto di male Jennifer se non avere l’ardire di invecchiare e ingrassare in modo naturale senza ricorrere alla chirurgia estetica? Jennifer ha costruito da sola e con le sue sole forze una carriera brillante, senza compromessi. Ha partorito e cresciuto tre figli, mantenendo il suo ruolo di attrice hollywoodiana.
La reazione scandalizzata e l’hate speach che hanno investito l’attrice dopo la sua apparizione sul red carpet la dicono lunga sul controllo che esercita lo star system sul corpo femminile. Vediamo le “fasi” di Jennifer.

Fase 1.
A 18 anni Jennifer appare decisamente magrolina, minuta ma con le forme. Alta 1,57 cm ha un décolleté però da pin-up. Si dice che sia troppo magra e che sia ricorsa a una mastoplastica additiva. Intervento mai fatto, e si vede dalle foto che era ed è un seno assolutamente naturale.
Ma non era abbastanza. Gli uomini, soprattutto colleghi, come lei stessa ha ammesso in una recente intervista, la molestano verbalmente e fanno battute oscene sul suo seno florido.
Fase 2.
Jennifer dimagrisce. Troppo. Si parla di lei, ipotizzando disturbi alimentari. Non era abbastanza nemmeno allora.
Fase 3.
Nel 2007 Jennifar va in vacanza alle Hawaii e mette su qualche chilo in più. La prendono in giro, scimmiottano il titolo del film I Know What You Did con I Know What You Ate.
Fase 4.
Jennifer si mette a dieta. Come farebbe una donna qualsiasi, quando non si sente bene nei chili di troppo. Perde diversi chili e i titoli dei giornali non parlano di lei e della sua carriera, ma dei chili persi. Aggiungendo: Che parla a fare di body-positivity, quando lei stessa dimagrisce?
Come se dimagrire fosse un reato.

Fase 5.
2025. I giornali e i fan le rimproverano di non aver più il fisico da diciottenne. Ovvio, ha 46 anni! Ma non è stata mai abbastanza.
A criticare il corpo delle donne troppo spesso è chi ha interessi economici, chi vuole speculare sull’insoddisfazione altrui. Non si pensa mai ai danni fisici e psicologici che si creano, perché il business è proprio questo: non ci si sente abbastanza, si va dal chirurgo. Se non si può permetterselo, si critica chi può farlo o ci si affida a qualche ciarlatano. E il cerchio non si chiude mai.
La conclusione è che lo star system gioca con il corpo femminile, crea falsi miti di perfezione che vanno ad alimentare l’industria della chirurgia estetica non solo hollywoodiana ma di tutto il mondo: non siamo mai abbastanza belle, giuste, in forma, vogliamo somigliare a questa o a quell’attrice.
Finché non ci renderemo conto che è una manipolazione bella e buona, continueremo a essere ciechi e a guadare il dito che indica la luna, ignorando la luna.
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