ToscaSam Samantha
Sul web è conosciuta come ToscaSam, ma Samantha Burchianti è un’artista a tutto tondo che declina il suo talento tra colori, parole e creatività allo stato puro.

Samantha Burchianti, conosciuta online come ToscaSam è nata a Volterra nel 1994, è laureata in Storia. Attualmente lavora come Guida Ambientale. Gestisce una pagina Instagram, dove pubblica le sue illustrazioni e i suoi progetti ispirati alla storia e alla letteratura. Appassionata di teatro amatoriale, è diventata parte integrante di vari gruppi di teatro popolare. E nel 2021 ha vinto il Primo Premio Premio Migliore Attrice del Festival Dantesco Toscano.

Samantha è una donna poliedrica, che ha messo il suo talento e la sua creatività al servizio della cultura. Sul suo profilo Instagram descrive, tratteggia e racconta di donne, della sua amata Toscana e di manoscritti e illustrazioni medievali che reinterpreta con originalità, rendendoli fruibili a un pubblico più esteso.

È cresciuta e vive tuttora in un piccolo comune della Toscana. Ama l’estate, la campagna, un numero ristrettissimo di esseri umani e i suoi gatti. L’abbiamo intervistata per farvi entrare nel suo mondo di colori, intuizioni geniali e tanta potenza creativa.

Ci ha colpito molto il tuo lavoro sulle “Donne antiche” che stai portando avanti per far conoscere donne note e meno note della tua regione. Al di là del valore storico-artistico, raccontaci di loro, come le hai scelte e se ce n’è una in particolare che ti ha stimolato più delle altre.

Sono davvero felice che questa serie abbia suscitato interesse. Per arrivare al progetto di donne della mia regione, la Toscana, occorre una breve premessa: La serie Nomar Le Donne Antiche è nata in realtà nell’agosto del 2022, quando ho iniziato a pubblicare sul mio profilo Instagram le prime 21 illustrazioni di donne dalla A alla Z. Il titolo cita direttamente il verso di una terzina dantesca: “Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito nomar le donne antiche e ‘ cavalieri, pietà mi giunse, e fui quasi smarrito” [Inferno, Canto V]. L’avevo scelto perché il primo giro d’alfabeto esplorava solo donne della storia e della cultura medievale europea, quindi un titolo d’ispirazione coeva mi sembrava adatto.

Nel corso del tempo, vista la positiva partecipazione del pubblico social, ho più volte riproposto il format. Nel 2023 ho pubblicato Nomar Le Donne Antiche in chiave Moderna e nel 2024 quella in chiave Antica.

Sono un po’ allergica alla contemporaneità, quindi quando mi sono ritrovata a voler ricominciare una serie di donne attraverso l’alfabeto ho scelto un limite geografico piuttosto che temporale: ed ecco la Toscana, la terra dove sono nata e dove vivo, che ho sempre amato visceralmente.

La scelta dei soggetti da rappresentare segue tre criteri principali. Il primo è del tutto personale: sul mio smartphone ho una nota con scritte tutte le lettere dell’alfabeto, e ogni volta che mi veniva in mente una figura femminile storica per cui provo una particolare passione, annotavo il suo nome accanto alla lettera corrispondente. Capitava che ci fossero più nomi per la stessa lettera, e lì dovevo operare una selezione.

Finito l’elenco delle scelte “di cuore”, rimanevano comunque delle lettere vacanti. Qui iniziava la ricerca mirata; usando strumenti come il Dizionario Biografico degli Italiani (online, di Treccani) o varie enciclopedie cartacee in mio possesso, mi sono messa alla ricerca dei miei soggetti.

E infine, ultimo criterio di scelta, quando non ho trovato risposte né nel mio cuore, né nei miei libri, ho pensato al coinvolgimento della mia community su Instagram. Ho chiesto ai miei  seguaci di suggerire nomi per le lettere più ostiche e devo dire che spesso sono emerse figure a me sconosciute, offrendomi senz’altro un’occasione preziosa di scoperta e arricchimento. 

Ci sono sicuramente donne storiche che ho raffigurato che mi stimolano più di altre: figure meno conosciute come Elena da Travale, che mi risveglia il ricordo personale di una recita scolastica a lei dedicata, oppure figure di spicco come la Grancontessa, Matilde di Canossa, così potente e politicamente rilevante da suscitare sentimenti a distanza di secoli.

Anche al di fuori della saga toscana, qua e là ho molte “cotte” per donne di ogni epoca: la regina sumera Pu-Abi, dal magnifico corredo, una gioia da disegnare; figure estreme come la piratessa Anne Bonny o Julie d’Aubigny, la cantante d’opera e spadaccina che amò donne e uomini.; l’incompresa Maria Antonietta e molte altre.

Lo confesso: le donne in generale sono i miei soggetti preferiti da sempre.

Sei un’illustratrice talentuosa e originale, com’è iniziata la tua carriera? E quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Sul “talentuosa” arrossisco e vi ringrazio! Ho un profilo Instagram che ha attirato una nicchia di pubblico davvero affettuosa e positiva (di cui sono grata).

La mia strada artistica nasce praticamente insieme a me: ho varie foto di me bambina intenta a disegnare già dai miei primi anni.

Disegnare è sempre stato un hobby per me e mi rammarico di non averlo preso “seriamente” già da prima. Adesso cerco di costruire qualcosa di serio, con questa mia capacità: negli ultimi anni ho collaborato con una piccola casa editrice per la realizzazione di copertine di audiolibri e quest’anno sono stata contattata anche da alcune associazioni per realizzare locandine di eventi (cicli di letture, presentazioni di libri, feste medievali). Mi piace moltissimo questo tipo di committenza perché mi fa sentire connessa col mondo artistico-letterario.

Il mio obiettivo è quello di ottenere visibilità, con la speranza di essere notata da una casa editrice, da qualcuno che mi commissioni un progetto o qualcuno con cui collaborare stabilmente. Ho puntato molto sulla piattaforma Instagram perché mi consente di raggiungere un pubblico ampio e, chissà, magari prima o poi sarò fortunata.

Mi piacerebbe realizzare illustrazioni per testi scolastici (non so voi, ma in tutti i miei sussidiari c’erano certi disegni noiosi!), dando vita alla letteratura o alla storia con la mia interpretazione.

Quanto è importante, per te che lavori e vivi di immagini, la percezione delle donne da parte della società?

La mia propensione artistica mi porta ad una certa sensibilità verso le rappresentazioni della donna, soprattutto quando riportate dai media principali.

È fondamentale, per me, che la società si liberi dei vecchi modelli di narrazione della femminilità. Basta con l’associazione donna-famiglia o donna come oggetto e soggetto dell’amore o ancora come unica a cui competono i ruoli di cura, di pulizia, di delicatezza. La limitatezza di questa visione è stancante e deleteria.


Lavorare con le immagini, dare luce a un personaggio femminile storico non serve a edificare una mitopoiesi o a rivisitare in chiave contemporanea qualcosa che appartiene al passato. Il mio scopo principale, disegnando queste donne e rendendole visibili è quello di suscitare interesse, curiosità, desiderio di approfondimento. Mi piace andare a cercare informazioni sulla vita di queste persone, non tanto per santificarle ma per trovare tutti quei segni di umanità, tanto i pregi quanto le debolezze.


Come artista sento quindi di svolgere il mio piccolo ruolo nell’enorme ottica di rappresentare le donne come tali, nel loro contesto storico, ma prive dei pregiudizi ridondanti che circolano ancora oggi.

Abbiamo amato moltissimo le tue rivisitazioni di miniature o dipinti medievali, com’è nata l’idea?

I miei studi mi hanno condotta al medioevo: mi sono laureata in Storia a Pisa e ho seguito il curriculum medievale, quindi sento un certo feeling verso quell’epoca.

Credo di aver sempre avuto una passione quasi romantica verso il passato e i miei studi mi hanno aiutata a rimuovere le fantasticherie per calarmi nella vera declinazione della vita che avveniva secoli e secoli prima di noi. Il primo motore che mi spinge a disegnare la storia direttamente a partire dalle sue fonti è proprio l’amore, l’immedesimazione, la voglia di connessione con le tracce di un tempo svanito.

In secondo luogo devo dire che l’arte medievale è particolarmente stimolante: spesso chi non è appassionato vede l’altare di Ratchis e dice: “Accidenti com’è brutto!”. Il mio professore di Storia dell’Arte Medievale, all’università, ci diceva, sempre a proposito dell’Altare di Ratchis: “Vedete le figure? Hanno i piedi stilizzati come in Peppa Pig!”.

Ed è fantastico percepire il mondo come loro lo percepivano, a volte in modi che a noi sembrano bizzarri o addirittura brutti. Provare a interpretare quella visione lontana del mondo, a capire a livello artistico cosa possono voler dire le più estreme stilizzazioni, mi diverte e mi fa stare bene. Penso sia una valida ragione per fare arte in generale.

Dialogare artisticamente con le fonti dà proprio l’idea di comunicare con un mondo svanito.

Quali progetti hai in cantiere in questo momento o nei mesi prossimi? Mostre, libri, eventi…

Per prima cosa mi troverete sempre sulla mia pagina Instagram, per terminare il percorso dalla A alla Z delle donne toscane.

Nei mesi autunnali e invernali sto pensando di dedicarmi a una riedizione di tutti i progetti legati all’alfabeto e alle donne storiche, per poterli pubblicare magari in formato cartaceo. Ho in mente anche di prendere più sul serio la mia vocazione artistica e provare a realizzare del merchandising a partire dalle mie illustrazioni (stampe, segnalibri, borse, magliette) e vedere che piega potrebbe prendere una decisione del genere.

Il lavoro artistico non è quello principale nella mia vita, per adesso. Ma è quello che mi dà più soddisfazioni perché sento di avere qualche capacità. Come tanti sono una che è molto dura con sé stessa, spesso sfiduciata, ma le piccole soddisfazioni che ho ricevuto con i miei lavori artistici mi hanno sempre e solo dato positività. Sicuramente, questo vuol dire qualcosa.

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