La violenza contro le donne è un problema sociale diffuso e complesso, che va ben oltre la violenza fisica e sessuale. È un fenomeno dalle molteplici sfaccettature, spesso invisibili o sottovalutate, che colpiscono le donne in vari stadi della loro vita.

Quando si pensa alla violenza, la prima immagine che spesso viene in mente è quella di un’aggressione fisica contro una donna. Le statistiche, come quelle fornite dall’ISTAT, confermano che la violenza fisica e sessuale è una triste realtà per molte donne. Tuttavia, è fondamentale comprendere che la violenza può manifestarsi in forme subdole e altrettanto devastanti.

  • Violenza psicologica: è una forma di controllo che mina l’autostima e la salute mentale della vittima. Si manifesta attraverso insulti, minacce, umiliazioni, manipolazioni e il cosiddetto gaslighting, una tecnica in cui il manipolatore fa dubitare la vittima della propria percezione della realtà.
  • Violenza finanziaria: è una forma di controllo che impedisce alla donna di avere una propria autonomia economica. Può includere l’impossibilità di accedere ai propri conti bancari, l’obbligo di rendere conto di ogni spesa o la privazione del denaro. Questo tipo di violenza, come sottolineato da studi pubblicati su portali scientifici come IRIS, rende le donne economicamente dipendenti dal partner, intrappolandole in una relazione abusiva.
  • Stalking: l’atto di perseguitare qualcuno in modo ossessivo e indesiderato è una forma di violenza che genera ansia e paura costante. Può includere telefonate e messaggi incessanti, pedinamenti e l’invio di regali non richiesti. È un reato grave, che può sfociare in violenza fisica o sessuale.
La spirale della violenza e il ruolo dei centri antiviolenza.

La violenza di genere si sviluppa spesso in una spirale ciclica, un modello descritto da molti psicologi e assistenti sociali. Questa spirale si articola in tre fasi: la fase di tensione crescente, l’episodio di violenza acuta e la fase della “luna di miele”, in cui il partner si mostra pentito, promette di cambiare e cerca di riconquistare la vittima. Questa alternanza di abusi e pentimenti confonde la donna, rendendole difficile riconoscere la gravità della situazione e trovare la forza di allontanarsi.

In questo contesto, i centri antiviolenza svolgono un ruolo cruciale. Offrono non solo un rifugio sicuro, ma anche un supporto psicologico e legale, indispensabile per aiutare le donne a spezzare il ciclo di violenza. Qui, le donne trovano professionisti qualificati che le supportano nel percorso di denuncia e ricostruzione della propria vita, lontano dall’aguzzino.

La violenza non è mai colpa della vittima. Riconoscere di aver bisogno di aiuto è un atto di coraggio e il primo passo per uscire da una situazione di abuso. Le donne che subiscono violenza non devono sentirsi in colpa o vergognarsi, perché la responsabilità ricade unicamente su chi la commette.

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La conquista dell’indipendenza economica.

L’articolo non può che terminare con una riflessione sull’importanza del lavoro e dell’indipendenza economica per le donne. Avere una propria fonte di reddito non è solo una questione di autosufficienza, ma un pilastro fondamentale per l’emancipazione femminile.

In un contesto di violenza, l’indipendenza economica rappresenta una via di fuga. Se una donna ha un proprio lavoro e le proprie finanze, ha la libertà di lasciare una relazione tossica senza doversi preoccupare di come mantenere sé stessa e, se necessario, i propri figli.

L’indipendenza economica è un mezzo per le donne di riprendere il controllo della propria vita, di fare le proprie scelte e di costruire il proprio futuro. È una difesa contro la violenza finanziaria e un passo decisivo per l’autodeterminazione.

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