
Claude Cahun esplora la dimensione onirica del corpo e, nei suoi autoritratti provocatori, mette a nudo la propria diversità. Con la sua arte, sfida le regole morali e apre nuovi orizzonti sulla libertà di genere.
Claude Cahun, pseudonimo di Lucy Renée Mathilde Schwob, nasce a Nantes nel 1984 da una famiglia ebraica alto-borghese. La madre, affetta da gravi disturbi mentali, viene ricoverata in una clinica. Il padre, Maurice Schwob, direttore del Phare de la Loire, resta una figura distante.
Claude trascorre l’infanzia sotto la cura della nonna paterna, in un contesto che contribuisce a determinare fragilità psicologiche e un difficile processo di identificazione personale. Nel 1908, per sottrarla al crescente clima antisemita in Francia, Claude Cahun viene inviata a studiare in Inghilterra.
Qui incontra Suzanne Malherbe, destinata a diventare compagna di vita e partner nell’arte. Il matrimonio del padre di Lucy con la madre di Suzanne crea un legame familiare unico: le due donne diventano sorelle, oltre che amanti.
Scrittura e identità.
Claude Cahun sviluppa un lavoro artistico fondato su una scrittura autobiografica. La sua anima ribelle si scontra inizialmente con la famiglia d’origine, per poi rivolgere il suo spirito sovversivo contro ogni istituzione colpevole di limitare le sue potenzialità creative.
Il primo atto sovversivo di Claude è la trasformazione del proprio nome tramite pseudonimi epicedi. La scelta del nome non è casuale: Claude non appartiene né al genere maschile né al genere femminile nella lingua francese.
Il neutro diventa così un emblema di rinascita e un tentativo consapevole di non definire la propria identità secondo criteri convenzionali.
Maschile? Femminile? Ma dipende dai casi. Il neutro è l’unico genere che mi va sempre bene.
Il neutro, nell’opera di Claude Cahun, si configura come azione creativa e sovversiva, aprendo la strada a possibili alternative identitarie. Il concetto di genere indeterminato anticipa la figura dell’androgino e il rifiuto delle norme dettate dagli organi sessuali. Claude Cahun mostra così come l’identità possa essere fluida e creativa.

La fotografia come auto-invenzione.
La fotografia diventa lo strumento privilegiato di Claude Cahun per esplorare reale e irreale, dove maschera e volto si confondono e sovrappongono, creando nuove identità. Claude Cahun costruisce un vero e proprio self-invention, dove il contributo della compagna Suzanne è fondamentale.
Gli occhi di Suzanne attraverso la macchina fotografica aiutano a creare identità mutevoli, sfidando lo sguardo maschile dominante.
Noi. Nulla può separarci […]. Uscendo dal nostro isolamento, prendiamo in prestito dal mondo. Il mio amante non sarà più il soggetto del mio dramma, sarà il mio collaboratore. Io sono l’uno, tu sei l’altro. O il contrario.
L’uso del fotomontaggio permette alle due artiste di superare i limiti della singola fotografia. L’arte fotografica di Claude Cahun si caratterizza per travestimenti, giochi di specchi e manipolazioni visive, attraverso i quali l’artista rinasce in personaggi sempre diversi.
Il ricorso al fotomontaggio nel processo di auto-invenzione riflette una vera e propria pratica di resistenza al gender politic.
Sotto una maschera un’altra maschera. Non finirò mai di sollevare tutti questi volti.
Teatro, ambiguità e alterità.
Claude Cahun esplora la molteplicità dell’identità attraverso la teatralità, l’ambiguità e l’alterità. Le maschere (Doppelgänger) permettono di rompere i vincoli morali e sociali. Negli anni Trenta, tutto ciò che non segue lo standard eterosessuale è considerato illegittimo.
Allora Cahun taglia, frammenta, monta e nega l’immagine di sé, chiara espressione di rifiuto di conformarsi ai discorsi dominanti su genere e identità.
C’è un essere al mondo che non voglio ingannare a nessun costo – e quell’essere siete voi. […] Eppure, nonostante il mio amore per me stessa […], conosco i miei difetti, le mie tare intellettuali e le mie bruttezze fisiche. Voglio che nemmeno voi ne ignoriate nulla.
Claude Cahun e la figura queer.
Cahun affronta un tema rivoluzionario: l’identità di genere e l’orientamento sessuale, allora esclusi dal dibattito sociale. Le sue opere aprono la strada a una libertà totale, sfidando così ruoli rigidi e stereotipi di genere.
Può essere considerato una precorritrice della figura queer. Questo termine rappresenta la lotta di tutte le identità considerate “altre” rispetto all’ordine sociale. Pochissime donne hanno contestato norme sessuali, estetiche e ideologiche con tanta forza, promuovendo un’etica della metamorfosi del sé.
Le eroine secondo Claude Cahun.
Claude Cahun pubblica Eroine, una raccolta di brevi monologhi scritta tra il 1920 e il 1924. In questa opera figure femminili come Giuditta, Maria, Salomé, Saffo, Penelope, Cenerentola raccontano la propria storia in modo dissacrante e demistificatoria.
Le sue eroine sono determinate, consapevoli o apparentemente ingenue, fino a risultare sfrontate. Le storie offrono al lettore una galleria di personaggi femminili conturbanti, che sfuggono a stereotipi prestabiliti.
Femminilità e critica sociale.
Cahun trasforma miti e icone tradizionali per riflettere sulla condizione della donna. L’immaginario femminile si caratterizzata per la sfumatura di generi sessuali, dall’inversione dei ruoli e l’appropriazione di conoscenze riservate agli uomini.
Con le sue eroine compie un’azione critica contro istituzioni sociali e religiose. La femminilità diventa un mito da decostruire, perché il binarismo di genere è uno strumento di segregazione sociale.
Se le vibrazioni di cui vibro sono diverse dalle vostre, bisogna concludere che la mia carne è insensibile?
Eredità.
Il suo percorso dimostra come l’arte possa diventare strumento di liberazione e riflessione sull’identità. Dalla scrittura agli autoritratti, dai travestimenti alle maschere, ogni gesto creativo sfida le convenzioni culturalmente accettate.
Claude Cahun non è solo un’artista del suo tempo, ma un simbolo di resistenza e di libertà. La sua vita e la sua arte spingono a esplorare se stessi, a creare e a trasformarsi senza limiti, in un mondo dove l‘identità è scelta non imposizione.
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