Il libro, appena uscito in Italia per 8tto edizioni, è assolutamente consigliato a tutti quelli che amano la storia contemporanea più recente e la Germania, in modo particolare Berlino.

Berlino Blues è, soprattutto, un ottimo punto di vista su temi trasversali ed europei, dove il viaggio e il significato del termine “casa”, le rivoluzioni del passato e del più recente presente, i ricordi e le decisioni per il futuro, le immigrazioni e le emigrazioni, i confini e le mappe, il nazismo e il socialismo, l’ovest e l’est, le demolizioni e le costruzioni, i vivi e i morti sono più volte e in modi diversi legati tra loro.

IL TITOLO

A conclusione della lettura di “Berlino Blues” una delle prime cose che ho fatto è stata cercare il significato letterale del termine “blues” nel vasto mondo della musica.

All’enciclopedia Treccani si trova specificato:

“Tradizionalmente è una forma di musica vocale e strumentale e costituisce una delle prime espressioni musicali originali che si sono sviluppate negli Stati Uniti d’America dalla combinazione di elementi della cultura rurale dei neri con aspetti della tradizione europea”.

I 14 racconti che costituiscono il libro sono, in effetti, una mescolanza o, meglio un “impasto di storie, personaggi e avvenimenti” sempre legati tra loro, anche se per pochi o piccoli particolari.

UNA CITTA’ DI BRUTTE NOTIZIE

Lo sfondo resta quasi esclusivamente Berlino, che all’inizio del libro l’autore fa definire “una città di brutte notizie”, dove “vengono testate le teorie” quasi sempre fallimentari e “una terra di spine dorsali ricurve” per il fatto che la gente fosse molto abituata a guardarsi le spalle.

Ed in effetti Berlino è una città grandissima, al suo interno si trova un po’ di tutto: l’antico e il moderno, la storia e il futuro, il chiasso e il silenzio, la vergogna e il riscatto.

L’AMORE PER BERLINO

Alla fine, però, nonostante sembri all’apparenza una terra priva di radici forti per le sue continue e innumerevoli trasformazioni, si trovano tanti spunti di riflessione sulla nostalgia di casa, anche se quella casa è solo al di là di un muro, di quel famoso muro.

“Venivano a guardare anche se sapevano che non sarebbero mai tornati? Era questo il punto di quello che si definisce “casa”, continuò. Non era solo un posto. Un nome su una mappa o una cartina. Era un sentimento. Un momento nel tempo o le parole di una canzone. L’uso continuato di una lingua o il lento svilupparsi di una ricetta di famiglia che si modificava alle nuove circostanze”.

E, nonostante una nota di riflessiva malinconia quasi costante, l’amore per Berlino trapela da ogni riga, da ogni descrizione spazio-temporale, da ogni “mappa”.

“Vista dall’alto, la sua esistenza non aveva senso. Non c’era la costa, non c’era un grande fiume. Non apparteneva a nessuna antica rotta commerciale di qualche importanza”.

“Dall’alto … questo posto circondato da laghi e foreste … era chiaro che era un posto che semplicemente si era voluto far esistere. Era qui perché qualcuno lo aveva voluto”.

L’autore ha saputo trasmettere questo amore per Berlino, questa voglia di andare (o tornare) a visitarla, passeggiarci sopra e attraverso, fino ai confini rurali più estremi o lungo il Vicolo Sperso alla ricerca dei ciliegi in fiore, magari seguendo una delle più romantiche e affascinanti mappe di Annika.

Dettagli libro

Autore: Paul Scraton             Traduttore: Cristina Cigognini              Editore: 8TTO Edizioni         Anno edizione: 2022          

In commercio dal: 4 marzo 2022         Pagine: 304 p., Brossura