Proprio in questi giorni su Sky Arte stanno trasmettendo il film documentario su Raffaello – Il Principe delle Arti ed è stato irresistibile il bisogno di completare la visione di così belle e intense immagini con un testo parimenti emozionante: Raffaello di Cinzia Giorgio.

Mi sono domandata perché l’autrice di questa biografia romanzata abbia scelto proprio Raffaello a soggetto del suo libro. La risposta l’ho trovata facilmente, andando avanti nella lettura delle pagine che si succedevano in appassionanti vicende, respirando il fascino imperituro trasmesso dalle righe scritte in tutta la magnificenza che questo artista ha saputo imprimere all’arte e alla bellezza.

Il racconto è affascinante e costruito su un doppio binario spazio temporale (tra la Roma del Cinquecento e la Parigi di oggi) a incastro, strato su strato: sovrapposti come quelli che un bravo restauratore deve rimuovere per recuperare l’opera originale che alla fine si disvela ai suoi occhi, in tutto il suo splendore.

È come fare un salto nel tempo, ai giorni in cui la vita di un artista era drammaticamente combattuta tra le preoccupazioni quotidiane, la fatica fisica e la bellezza, in qualsiasi forma egli avesse deciso di esprimerla. Trasuda aria rinascimentale da tutti i pori: quella che si respira per le strade di Roma insieme al sapore di storia e di arte, che si insinua per i corridoi dei palazzi vaticani, origlia dietro alle porte degli illustri prelati, sbircia i progressi di Michelangelo.

Accanto alla vicenda privata e pubblica di Raffaello, che si sviluppa a ritroso, corre parallela quella di Bianca, approdata a Parigi, ambientata al giorno d’oggi, la cui vita è strettamente legata all’arte e misteriosamente allo sfortunato pittore urbinate, per diversi motivi.

Le storie procedono in senso inverso, legati da un comune denominatore, da un sottilissimo eppure saldo filo d’Arianna che dovrebbe dipanarsi insieme al mistero che avvolge il soggetto ritratto da Raffaello nel quadro denominato “La Fornarina”.

L’autrice lascia che Bianca ci racconti la sua, in prima persona, nella concitazione tutta moderna di ritmi e spostamenti e di complessi rapporti interpersonali, e lascia sullo sfondo la vicenda storica e umana dell’artista rinascimentale che gradualmente si compone in tutta la sua tragica intensità. L’apice del dramma si toccherà la notte del 6 aprile 1520, l’alfa e l’omega della sua esistenza, giorno della nascita e della morte del Principe delle arti.

L’effetto indiretto del fascino esercitato da queste pagine induce ad analizzare molta della produzione raffaellesca a Roma che vede il suo culmine  nell’opera La Fornarina, depositaria di tanti segreti, dietro cui si nasconde il mistero della donna che Raffaello elesse a sua musa nell’arte e nel cuore, e a cui si ispirò per realizzare, oltre a questo dipinto, la Velata, la Galatea de Il trionfo, e altrove il viso della Madonna.

Il ritratto de La Fornarina, destinato a essere un dipinto privato perché raffigurante Margherita Luti, figlia del fornaio il Senese, è carico di simboli attraverso i quali Raffaello appone il suo sigillo d’amore verso la donna: la perla che spunta dal copricapo che riconduce al significato del nome “Margherita”, il cespuglio di mirto dedicato a Venere, dea della bellezza, il bracciale dorato al braccio con inciso il nome del pittore, e un misterioso anello all’anulare sinistro che ha molte probabilità di essere un anello sponsale.

Il restauro al Louvre delle opere del Sanzio da parte della studiosa dell’arte, Bianca, fa da raccordo tra la realtà storica dell’uomo con i suoi affetti e le sue passioni, e l’espressione artistica indelebile del suo talento, tra passato e presente.

Cinzia Giorgio si conferma ancora una volta scrittrice eclettica: autrice di romanzi e storica dell’arte, capace di trovare la formula giusta per insegnare senza annoiare, intrecciando la storia di opere famose, inestimabili, a quella del Genio che le ha realizzate, per ridestare gusto artistico e un sentimento condiviso di appartenenza anche in noi comuni mortali.

Ille Hic Est Raphael Timuit Quo Sopite Vinci Rerum Magna Parens et Moriente Mori

Qui è quel Raffaello dal quale, fin che visse, Madre Natura temette di essere superata, e quando morì, temette di morire con lui